19 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Calcio | Nazionale

Milan, frenata sul rifinanziamento: la ragione è sempre la stessa

Fassone ha messo in stand by Highbridge che offre 270 milioni, anzichè i 403 richiesti. Disponibilità a coprire i debiti del Milan, non quelli di Yonghong Li.

Yonghong Li e Marco Fassone
Yonghong Li e Marco Fassone Foto: ANSA

MILANO - Ieri è stata una giornata importante per il futuro del Milan. Nel quartier generale di Casa Milan si è tenuta una riunione, programmata già da tempo, tra i vertici rossoneri e i manager del fondo Elliott. Oggetto del meeting un analisi della situazione e soprattutto la fattibilità dell’ipotesi annunciata da Marco Fassone, cioè anticipare di qualche mese la restituzione all’hedge fund americano dei 303 milioni prestati lo scorso aprile. Perchè questo accadesse era necessario che si completasse l’accordo con Highbridge per il rifinanziamento del debito contratto dal Milan e dal suo proprietario Yonghong Li. Scenario che ha via via perso di consistenza appena sono venuti fuori i dettagli del fondo anglo-americano: ok al prestito, ma non di 400 milioni, come chiedeva Marco Fassone, ma solo di 270. Praticamente solo la cifra necessaria a coprire il debito del club rossonero, lasciando fuori quello contratto dal suo presidente cinese.

I dubbi su Yonghong Li
A questo punto all’amministratore delegato del Milan non restano che due opzioni: o cerca un altro finanziatore disposto a concedere l’intera cifra necessaria per estinguere il debito con Elliott (si continua a parlare di un fondo arabo disposto ad entrare a qualche titolo nell'operazione), oppure ad ottobre il club di via Aldo Rossi rischia seriamente di finire nelle mani del fondo americano di proprietà della famiglia Glazer, che a sua volta potrebbe rivenderlo a qualche nuovo acquirente, per una cifra complessiva di appena 303 milioni. 
Resta il fatto che ancora una volta, dopo tutti i dubbi della Commissione Uefa che ha negato il voluntary agreement per i dubbi su Yonghong Li, la patina di mistero che avvolge il proprietario del Milan rischia di complicare - e non di poco - i piani operativi di Fassone.