20 aprile 2024
Aggiornato 02:00
Il sollievo del ritorno al successo

Andrea Dovizioso, una vittoria che zittisce i critici: «La fine di un incubo»

Ha dovuto aspettare ben sette anni per tornare sul gradino più alto del podio, mentre i maliziosi iniziavano ad insinuare il dubbio che la Ducati avesse confermato il pilota sbagliato. Ma in Malesia Desmodovi ha confermato quanto vale

Andrea Dovizioso sul gradino più alto del podio a Sepang
Andrea Dovizioso sul gradino più alto del podio a Sepang Foto: Michelin

SEPANG – Ci sono voluti sette anni: «Davvero troppi», sorride lui. Ma alla fine, nel Gran Premio di Malesia, Andrea Dovizioso è riuscito finalmente a bissare quel suo primo successo che giunse nell'ormai lontano 2009 a Donington Park. Diventando il nono vincitore diverso in questa pazza stagione 2016, nonché il secondo dopo il suo compagno di squadra Andrea Iannone a riportare la Ducati sul gradino più alto del podio. Mai esempio fu più azzeccato per dimostrare quanto abbia ragione quel vecchio proverbio secondo cui è l'attesa ad aumentare il piacere: «È finito un incubo, nel giro finale piangevo per l'emozione – si lascia finalmente andare Desmodovi – È un successo che volevo fortemente, molto bello a livello sportivo ma soprattutto personale. Che cancella tutte le sofferenze di quattro anni di lavoro duro in Ducati. Un successo ancora più bello dell'ultimo di Donington, perché se non vinci alla fine rimani schiacciato, invece la gara di oggi dimostra che a volte basta poco per ottenere certi risultati. Abbiamo lottato tanto, ma ora la soddisfazione è più grande».

Stop alle accuse
E da lottare per il pilota di Forlì ce n'è stato anche nel corso di questo Gran Premio, pur essendo partito dalla pole position: «La realtà è che ho avuto un piccolo problema fin dai primi giri quando mi piegavo con il massimo angolo sulla destra e questo mi preoccupava – rivela – Ma per fortuna non è peggiorato durante la gara. Anzi, la mia moto ha funzionato bene. Non ero realmente il più veloce, ma ho mantenuto la stessa velocità dall'inizio alla fine. Li ho cucinati tutti piano piano». Ma se questa vittoria ha il sapore di una rivincita per Dovi, lo ha soprattutto nei confronti del suo compagno di squadra, che prima di lui era riuscito a vincere con la Desmosedici GP, tanto da far sollevare a sempre più critici il dubbio che la Rossa di Borgo Panigale avesse deciso di confermare per l'anno prossimo il pilota sbagliato. «Quella gara in Austria l'ho persa per un errore nella scelta di gomme – ricorda – Senza nulla togliere a Iannone che fece un weekend esemplare, la sentivo mia. Questa è un'altra cosa. Io non sentivo di aver bisogno di giustificare la scelta della Ducati, ma il resto del mondo sì: questa è la realtà. Personalmente è importante essere tornato a vincere, ora non possono più accusarmi. Ma non basta: un successo non significa che possiamo lottare per il campionato, mentre è proprio questo l'obiettivo che abbiamo per il futuro».

I complimenti dei boss
E la grande soddisfazione in casa Ducati la dimostrano anche i vertici, che abbracciano il loro pupillo: «Quella in Austria forse è stata una vittoria più prevedibile, ma è evidente che sul bagnato andiamo forte e ci aspettavamo di esserlo pure qui – dichiara il team manager Davide Tardozzi – In fondo abbiamo lottato per il podio con costanza ed ecco i risultati. Sono contento per il Dovi, è un ragazzo d’oro e un grandissimo professionista che ha un rapporto eccellente con tutti i ragazzi. Questa è la sua seconda vittoria, ora aspettiamo la terza...». «Dovizioso quest'anno ha fatto una delle più grandi stagioni in MotoGP – gli fa eco il direttore generale Gigi Dall'Igna – Si è giocato la vittoria in altre occasioni: qui ha gestito dalla partenza all'arrivo delle condizioni difficilissime ed è stato bravissimo. Per il futuro lui e Lorenzo avranno le stesse possibilità e seguiremo con entrambi le stesse linee di sviluppo. Dovizioso ha fatto tantissimo per noi in questi anni, ci siamo tolti delle soddisfazioni e spero ce ne siano altre in futuro. La cosa importante è che andiamo via da qui con qualche sicurezza in più e un'importante conferma delle belle cose viste in Giappone e Australia».