16 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Calcio - Serie A

La frenata di Berlusconi gela i tifosi del Milan

Le dichiarazioni del presidente rossonero, complice la ripetitività della campagna elettorale, sono diventate routine. Ma stavolta Berlusconi è andato oltre, rimproverando ai nuovi acquirenti cinesi di non aver ancora presentato un piano di investimenti pluriennale. E dalla Cina pare non abbiano gradito.

MILANO - Silenzio, parla Silvio. Una volta forse, adesso ascoltare le esternazioni di Berlusconi, a proposito della tanta celebrata cessione del pacchetto di maggioranza dell’Ac Milan ad una cordata di imprenditori cinesi, non fa più effetto. Anche perchè, complice la campagna elettorale ormai al rush finale, non passa giorno senza che il numero uno rossonero non faccia irruzione in qualche radio o televisione locale a presentare il solito compendio di frasi fatte, di concetti ribaditi fino alla sfinimento, un canovaccio sempre uguale e ormai privo del benché minimo interesse.

La solita manfrina

Nelle sue ultime uscite pubbliche però, a Teleregione Molise e Radio Centro Suono Sport, accanto alla consueta manfrina recitata senza più alcun trasporto emotivo («Con i capitali del petrolio che sono entrati nel nostro calcio si deve trovare qualcuno che sia disposto a mettere dei capitali per riportare il Milan ad essere protagonista in Italia, in Europa e nel mondo», oppure, «Credo sia giunto il momento di passare la mano, sono passati 30 anni che sono tanti, abbiamo vinto 28 trofei e sono il presidente che ha vinto di più nella storia del calcio», oppure ancora «In Cina il Milan ha 243 milioni di simpatizzanti, quindi su questo mercato si crea un’importante possibilità per sviluppare il brand»), Silvio Berlusconi ha sfoderato un paio di guizzi dialettici che finalmente hanno regalato un brivido agli ascoltatori annoiati.

I guizzi di Silvio

La prima indiscrezione potrebbe rivelarsi decisiva ai fini del positivo esito della transazione: «Abbiamo saputo i nomi da parte di quelle persone che sono state incaricate di trattare con noi in questi giorni e abbiamo raccolto delle ottime informazioni su queste persone, poi vedremo se nel momento di firmare ci sarà anche la possibilità di far firmare a loro un impegno che duri negli anni».

La seconda invece getta un fascio di luce inquietante sul prosieguo della trattativa: «Non so se chiuderemo la trattativa, ci devono ancora dire se si impegneranno a fare investimenti importanti nei prossimi anni».

Via la maschera

È indubbiamente rilevante il fatto che la cordata cinese abbia tolto la maschera, almeno di fronti ai vertici Fininvest, ed è altrettanto importante che Silvio Berlusconi abbia trovato i suoi interlocutori all’altezza dei suoi standard finanziari. Avere alle spalle un potere economico importante è fondamentale per poter risollevare un club ormai allo sbando come il Milan degli ultimi anni. 

La conditio sine qua non

Resta però il dubbio legato a quella frase sibillina pronunciata en passant dal presidente rossonero. Concetto che, riferiscono dalla Cina, pare non abbia fatto per nulla piacere ai nuovi investitori asiatici. L’imperatore di Arcore ha sempre dichiarato che la conditio sine qua non per cedere la sua creatura è vincolata alla certezza di aver messo il Milan in mani solide e soprattutto munifiche, disposte ad investire ogni anno tanti soldi (dai 100 ai 200 milioni a stagione) per potenziare la squadra. Comprensibile che al momento i misteriosi investitori cinesi non si siano ancora esposti a tal punto, ma l’augurio è che lo facciano in fretta.  Il 15 giugno (termine ultimo per l’accordo in esclusiva, allo scadere del quale si dovrà arrivare alle firme) è sempre più vicino e i tifosi del Milan non sono disposti a tollerare ulteriori rinvii.