19 aprile 2024
Aggiornato 23:30
Calcio - Serie A

Milan, la rivoluzione tattica di Brocchi l’integralista

A circa dieci giorni dalla finale di Coppa Italia contro la Juventus il Milan ritrova alcuni pezzi pregiati: Bonaventura, Niang e Abate. Ma non convince l’ostinazione di mister Brocchi a voler riproporre a tutti i costi un modulo che mal si adatta ai calciatori a disposizione.

MILANO - Finalmente una tenue lucina in fondo al tunnel della disperazione rossonera. Dal punto di vista societario la crisi potrebbe volgere definitivamente al termine, soprattutto se alla fine del periodo di studio reciproco deciso da Fininvest e dall’advisor Galatioto, i nuovi investitori cinesi concretizzeranno l’opzione d’acquisto per il 70% del pacchetto azionario del Milan. Ma anche dal punto di vista tecnico si muove qualcosa, nella fattispecie il recupero di alcuni pezzi pregiati della rosa, la cui mancanza si è sentita fin troppo nelle ultime settimane.

Tre recuperi importanti
Ci riferiamo a Niang, Bonaventura e Abate (per Antonelli purtroppo il periodo di sosta ai box si annuncia ancora lungo), finalmente pronti e a disposizione del tecnico Cristian Brocchi. Difficile poter quantificare i danni riportati dalla loro assenza, ma di certo con loro in campo - almeno saltuariamente - si sono visti bagliori di Milan. Ed è legittimo a questo punto augurarsi che il loro apporto possa rivelarsi nuovamente prezioso per la causa rossonera.

Scelta insensata
La verità è che da quando si è scelto in maniera assolutamente insensata di esonerare Mihajlovic per promuovere Brocchi dalla Primavera, è come se la squadra avesse perso improvvisamente la propria identità, faticosamente costruita in mesi e mesi di lavoro dal tecnico serbo. Ma al di là degli aspetti tattici - comunque di per sé rilevanti - ad incidere in maniera indiscutibile sul rendimento della squadra, è stata la consapevolezza maturata dai calciatori di essere nel bel mezzo di una tempesta, con una società allo sbando e ormai priva di ogni tipo di credibilità. E può essere solo questa la ragione per cui oggi molti milanisti giocano con indolenza e cattiva disposizione d’animo. E d’altronde è impensabile pretendere dai giocatori rispetto per la maglia se i primi a comportarsi in pieno sprezzo dei valori rossoneri sono proprio i dirigenti, Silvio Berlusconi in primis. 

Roma, test importante
Oggi comunque la priorità di Brocchi è mettere su una squadra che possa offrire adeguate garanzie già sabato sera contro la Roma per l’ultima di campionato. Una partita probabilmente inutile, diciamocelo, visto che l’Inter si appresta ad affrontare il Sassuolo in totale disarmo e con una squadra imbottita di ragazzini, ma comunque importante per offrire al tecnico rossonero qualche elemento in più ad appena dieci giorni dalla finale di Coppa Italia contro l’invincibile Juventus.

Il caso Allegri
A preoccupare dell’atteggiamento di Brocchi è la sua ostinazione a voler insistere nel portare avanti le proprie idee a dispetto di risultati tutt’altro che soddisfacenti. Attenzione, in determinati casi un modus operandi del genere potrebbe rappresentare una virtù, ma non sempre. Prendiamo ad esempio il miracolo di Allegri alla Juventus: la qualità principale del livornese è stata quella di adattare le proprie idee a quelle che i bianconeri avevano già immagazzinato nel triennio di Antonio Conte. Il risultato è stato un mix devastante di concretezza e creatività, praticità e fantasia, che ha portato la compagine juventina a stravincere in Italia ed arrivare l’anno scorso perfino ad un passo dal trionfo europeo.

I suggerimenti di Berlusconi
Invece Brocchi da questo punto di vista sta fallendo clamorosamente. La sua intelligenza avrebbe dovuto portarlo a capire che il Milan insicuro e precario di oggi necessiterebbe di basi solide su cui poggiare. E invece, colpa anche dei «suggerimenti» di Berlusconi, è partita l’ennesima rivoluzione tattica che ha finito per scombussolare definitivamente la squadra. E il giorno della finale di Coppa Italia si avvicina inesorabilmente.