27 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Calcio - Serie A

Milan, la curva «licenzia» Galliani

Ormai è guerra aperta tra la frangia più estrema del tifo rossonero e l’amministratore delegato del Milan, ma la critica della curva sud non risparmia nemmeno Mihajlovic e i calciatori. La vittoria di misura ottenuta contro un Sassuolo in 10 congela la crisi ma non risolve i problemi rossoneri.

MILANO - Il silenzio assordante di uno stadio San Siro semivuoto, squarciato solo dalle voci innocenti dei 4000 bambini invitati dalle scuole calcio, durante l’intero secondo tempo di un Milan-Sassuolo che avrebbe potuto decretare la morte sportiva del nuovo progetto targato Mihajlovic, è la rappresentazione più lampante dello stato di crisi in cui versa il club di via Aldo Rossi.
Ieri è stata giornata di contestazione alla scala del calcio, inevitabile vista l’esasperazione a cui il popolo rossonero è stato portato da una politica societaria fallimentare e dall’andamento balbettante della squadra. E infatti tutti sono stati presi di mira, Mihajlovic, i calciatori e ovviamente Adriano Galliani, public enemy della curva sud e ormai dell’intera tifoseria milanista. 

La curva sud contro tutti
Il primo striscione a fare capolino nella curva lacerata dallo strappo degli ultrà e lasciata desolatamente vuota è stato un eloquente: «Da que­sta situazione im­ba­raz­zan­te non sal­via­mo nes­su­no». Seguito subito a ruota dal delicato sonetto in rima dedicato all’amministratore delegato rossonero: «Più che un con­dor un pic­cio­ne spen­na­to che con i soldi o senza non sa più fare mer­ca­to».
Ma ce n’è per tutti, anche per il ruvido Mi­ha­j­lo­vic, arrivato a Milanello con un pesante fardello interista da portare sulle spalle, ma poi inevitabilmente schiacciato dalle proprie responsabilità nella sciagurata gestione del Milan: «Un al­le­na­to­re che a pa­ro­le si è di­mo­stra­to un ser­gen­te, ma nello spogliatoio e sul campo non ha cambiato niente».
E la chiusura dedicata al presidente Berlusconi e alle sue ultime esternazioni risalenti alla vigilia di Milan-Sassuolo, è sembrata più una preghiera o addirittura un’invocazione piuttosto che una effettiva critica: «Pre­si­den­te, da quest’anno hai altri 150 mi­lio­ni di mo­ti­va­zio­ni per li­cen­zia­re chi usa i tuoi soldi per com­pra­re bi­do­ni». 

Sassuolo padrone del gioco anche in 10
Non è che poi l’inquieto dipanarsi della partita contro i brillanti neroverdi di Eusebio Di Francesco abbia avuto il potere di calmierare l’insofferenza dei tifosi rossoneri, anzi. Il Milan, seppure in vantaggio di un gol e con un uomo un più per più di un’ora di gioco è sembrato pressoché in balia dell’avversario. Il Sassuolo, inutile negarlo, ha avuto in mano il pallino del gioco per larghi tratti dell’incontro mentre, dall’altra parte, i rossoneri spesso sono sembrati incapaci di fare anche solo 3 passaggi di fila.
Ed è per questo che il gol arrivato nei minuti finali grazie ad un’inzuccata quasi casuale del redivivo bomber Luiz Adriano, favorito da una spizzata molesta di Peluso su calcio d’angolo, è stato accolto come un’autentica liberazione dal pubblico sugli spalti e dal presidente Berlusconi, sempre piu accigliato.

Da Berlusconi complimenti per tutti
Alla fine, da parte del patron rossonero sceso negli spogliatoi dopo il novantesimo, sono arrivati complimenti per tutti: per i calciatori del Sassuolo e il suo rampante allenatore, protagonisti di un match gagliardo malgrado l’uomo in meno, e per il Milan di Mihajlovic, capace di portare a casa i tre punti e ridare ossigeno all’ambiente in una giornata che stava per diventare pesante.
Non che la vittoria abbia cambiato granché le sensazioni colte guardando la partita: i rossoneri sono apparsi ancora una volta in evidente crisi fisica e mentale. Troppi gli uomini lontani anni luce da una condizione accettabile e soprattutto impreparati ad affrontare avversari organizzati e attenti come i ragazzi di Di Francesco.
È anche vero che per superare questo delicato momento servono innanzitutto i risultati e questa vittoria lascia ben sperare per il futuro. Ora però il Milan è chiamato necessariamente a bissare il successo mercoledì in casa contro il Chievo e poi espugnare l’Olimpico laziale domenica prossima. 

Allora si che Mihajlovic potrà tornare a respirare a pieni polmoni e i tifosi rossoneri a sorridere.