Milan, sprofondo rosso
Due espulsioni (Bonaventura e Suso) segnano la quarta sconfitta nelle ultime cinque partite per il Milan di Pippo Inzaghi, in crisi sempre più profonda. Stavolta hanno contribuito anche i giudici di gara con l’assegnazione di un gol-non gol. Ma il tecnico piacentino rilancia: «Voglio restare, ho ancora tanto da dare».
MILANO - Sconfitta stagionale n. 12, nona nel 2015 su 19 partite, quarta negli ultimi cinque turni di campionato, trasloco nella parte destra della classifica, una depressione cosmica che ormai ha contagiato anche il più ottimista dei tifosi rossoneri e Filippo Inzaghi ha ancora il coraggio di sostenere: «Stiamo facendo un buon calcio, abbiamo sempre il pallino del gioco in mano. Per quanto riguarda il mio futuro, sono legato al Milan e ho ancora un anno di contratto, però vorrei che la stagione non finisse mai. Mi piace lavorare e far crescere la mia squadra. Voglio restare qui perché ho tanto da dare».
Paura e sconcerto al Milan e allarme tra i tifosi rossoneri. Va bene tutto, ma il rischio di un altro anno con Inzaghi in panchina sarebbe davvero troppo.
MILAN SQUADRA PIU’ CATTIVA DEL CAMPIONATO - Al tecnico piacentino evidentemente i numeri di un fallimento inoppugnabile non sono sufficienti e allora proviamo a offrire a mister Inzaghi un ulteriore spunto di riflessione: il Milan è la squadra più cattiva del campionato. Con la duplice espulsione di Bonaventura e Suso nel corso del match a Reggio Emilia contro il Sassuolo, siamo arrivati a 12 cartellini rossi stagionali. Un record per la serie A.
E hai voglia a sostenere che si tratta di decisioni ingiuste («Il primo giallo di Bonaventura non c'era, il secondo è molto dubbio»). A parte che si tratta di valutazioni personali, e anche piuttosto discutibili (il primo giallo al centrocampista rossonero arriva dopo una scriteriata raffica di proteste e invii a quel paese plateali diretti all’arbitro), se rimedi tutte queste espulsioni vuol dire che la squadra è nervosa, tesa, sempre sul filo dello scatto d’ira. E questo non può essere un buon segno, checchè ne dica l’allenatore-non allenatore più famoso del campionato.
INZAGHI: SE SI RESTA IN 9 SI FA FATICA A PARLARE DI CALCIO - La chiave di tutto però sembra celarsi nelle successive parole del tecnico rossonero a fine partita: «Quando rimani in 10 a 35 gradi per mezz’ora, diventa difficile giocare. Oggi penso sia difficile commentare una partita del genere. Bisognerebbe parlare di calcio e onestamente si fa un po' fatica».
Ecco svelato l’arcano: quella di finire le partite in 10 (o addirittura in 9) potrebbe addirittura essere una strategia del geniale SuperPippo per respingere al mittente ogni possibile critica sulla qualità del gioco espresso dal suo Milan. Era già successo di recente a Napoli, ieri contro il Sassuolo di nuovo e la risposta di Inzaghi è sempre stata la stessa. Sarà un caso?
GOL DI BERARDI, ENNESIMA TOPPA DI UN GIUDICE DI PORTA - A onor del vero, oltre al consueto sgradevole capitolo delle espulsioni, riguardo la partita di ieri ci sarebbe da sottolineare anche l’ennesima toppa arbitrale sul gol-non gol - anzi, per De Marco gol - di Berardi che ha portato in vantaggio i neroverdi. Una palla, evidentemente non entrata per tutti gli spettatori (allo stadio e a casa), che invece il giudice di gara, posizionato a mezzo metro dal palo ed in perfetto allineamento con la porta, ha considerato dentro la porta. Misteri della classe arbitrale.
Ma questa è un’altra storia e arriverà il giorno in cui il presidente dell’Aia Marcello Nicchi dovrà una volta per tutte renderne conto.
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