24 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Verso il GP di Monaco

Liuzzi: «La pista di Montecarlo? Quest'anno più facile che mai»

L'ex pilota di Formula 1 ha già provato il circuito che ospiterà il Gran Premio di domenica: «Con le ultime modifiche – rivela al DiariodelWeb.it – aiuterà i piloti che non meritano. Ma la Ferrari avrà una chance in più»

ROMA – Domenica il campionato del mondo di Formula 1 fa tappa sulla pista più affascinante dell'anno, quella di Montecarlo. Un circuito cittadino autentico, stretto e tortuoso, che storicamente non perdonava nemmeno il più piccolo degli errori. Persino specialisti come Ayrton Senna vi furono protagonisti di famosi incidenti, come quello che lo costrinse al ritiro nel 1988, al debutto in McLaren sulle stradine del Principato. Perfino campioni come Nelson Piquet mal digerivano questa gara: «Correre a Montecarlo è come andare in bici dentro casa», si lamentava il carioca. Eppure, nel corso degli anni, i continui aggiustamenti a beneficio della sicurezza hanno snaturato perfino uno degli esami più impegnativi dell'automobilismo sportivo. E questo fine settimana vedremo un Gran Premio di Monaco più abbordabile che mai in passato, grazie alle ulteriori modifiche introdotte per il 2015. A provarle in anteprima, durante la gara della Formula E, il nuovo campionato per monoposto elettriche, è stato Tonio Liuzzi, un profondo conoscitore del Mondiale di F1, con alle spalle ben 81 GP disputati in carriera tra Red Bull, Toro Rosso, Force India e Hrt. Ecco cosa ha dichiarato al DiariodelWeb.it.

Tonio, il vostro GP elettrico è stato una sorta di prova generale per la Formula 1. Come hai trovato il tracciato modificato, su cui si correrà anche domenica?
Al Tabaccaio hanno allargato un po' l'ingresso curva e spostato di un metro le protezioni, alle Piscine hanno modificato un guard rail. Mi sono trovato bene: il Tabaccaio è leggermente più veloce, ma alle Piscine preferivo la vecchia configurazione, perché quando si entrava in curva si puntava il muretto di cemento e poi appariva di colpo il cordolo. La sicurezza è migliorata, ma sicuramente la chicane prima era più adrenalinica.

Ora c'è più margine di errore?
Sì, come in tutte le piste. Ma io sono vecchia scuola: più si allargano le vie di fuga e più si dà spazio a piloti che non meriterebbero di stare in Formula 1.

Ce ne sono tanti?
Abbastanza... Non dovrei essere io a dirlo. Ma sono troppi per un campionato del genere.

Come mai la Ferrari si è di nuovo allontanata dalla Mercedes nell'ultima gara?
Non è facile competere con la Mercedes, che dimostra sempre di essere la macchina da battere. Penso che si sia gioito un po' troppo dopo la vittoria in Malesia, che pure è stata il risultato di un gran lavoro del team e di Vettel, ma le prestazioni della Mercedes sono rimaste migliori. Quell'exploit esagerato ha fatto sperar bene a tutti quanti, ma la realtà non è cambiata dall'inizio della stagione. Barcellona, poi, è stato un esame importante perché mostra le vere differenze tra le vetture: è un circuito dove contano l'aerodinamica e la meccanica, e non si può nascondere niente. Capita spesso che i team che hanno brillato per situazioni fortunate nella prima parte del campionato, poi in Spagna si trovino in difficoltà. Non parlerei di passo indietro, abbiamo semplicemente rivisto i veri rapporti di forza.

A Monaco, pista molto diversa, si potrà ricompattare il distacco?
Montecarlo sicuramente sarà diversa e sappiamo che lì la qualifica è il momento chiave. Bisognerà vedere chi, tra Mercedes e Ferrari, ha lavorato meglio sulla parte meccanica, visto che l'aerodinamica conta meno che altrove. La rossa potrà avere una chance in più, anche se Hamilton e Rosberg sono sempre stati molto veloci su quella pista.

Tu sei stato nella famiglia Red Bull per molti anni. Credi alla loro minaccia di lasciare la Formula 1 se non entrerà l'Audi?
Penso di sì. Quello che dovevano dimostrare lo hanno dimostrato, negli ultimi anni. Ora, in un periodo di vacche magre, preferiscono lasciare la gatta da pelare a qualcun altro. Audi, e tutto il gruppo Volkswagen, ha sempre collaborato da vicino con la Red Bull e penso che il matrimonio possa andare in porto.

Se se ne andassero, il campionato ci perderebbe?
Certo. La Red Bull è sempre stata importante, un marchio che ha rallegrato il paddock. Ma nemmeno vederla così, lamentarsi continuamente, è un bello spettacolo.

Come è andato il debutto europeo della Formula E?
Sono sempre più sorpreso dalla Formula E. A Monaco mi aspettavo una situazione interlocutoria, visto che correvamo due weekend prima della F1 e il pubblico è abituato alla créme dell'automobilismo. Invece il circuito era stracolmo di fan, sembrava il Gran Premio di Formula 1. Il campionato si sta muovendo molto bene; il format delle gare è ben organizzato – tutto in una giornata nel centro delle più belle città del mondo – garantisce un ottimo spettacolo e una grande quantità di pubblico.

Se funziona così bene, perché non applicarlo anche in Formula 1?
La F1 è diversa. Non penso che il nostro format potrebbe aumentare l'interesse. Le monoposto elettriche sono una novità e hanno un seguito diverso. Inoltre, essendo il top dell'automobilismo, la Formula 1 ha bisogno di scendere in pista in più giornate, per prove, qualifiche e gara.

Cosa andrebbe fatto, secondo te, per migliorare lo spettacolo?
Bisognerebbe fare dei passi indietro. Non pretendo di sacrificare del tutto la tecnologia, ma oggi le macchine sono troppo complicate. Uno spettatore normale non capisce tutto il funzionamento dell'elettronica o delle power unit: solo per comprendere il volante ormai ci vuole un ingegnere. Questo penalizza lo spettacolo perché l'appassionato si sente più distante alla realtà. E le vetture sono troppo artificiali, si sorpassa solo con il Drs che dà 15-20 km/h di velocità in più sul rettilineo: così non ci vuole un grande talento per superare.

A quel punto, meglio il 'turbo' che avete voi in Formula E, che ha un funzionamento più comprensibile.
Sicuramente. Servono sistemi più naturali. Oggi l'aerodinamica si è estremizzata, più si va in scia di un'altra macchina e più si perde aderenza. Un ritorno al passato aiuterebbe lo spettacolo.