20 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Invasione di campo

Milan, addio anche a Criscito. È così che Berlusconi intende tornare a vincere?

Malgrado le continue dichiarazioni di intenti del presidente rossonero («Dobbiamo aprire un nuovo ciclo vincente») il mercato del Milan non decolla, anzi registra l’ennesimo affare sfumato: dopo Mandzukic, Iturbe, Vrsaljko, adesso anche il terzino dello Zenit Criscito.

«Non mi permetto di fare i conti a casa di nessuno. Questa, però, è una contingenza particolare per il Milano che quest'anno non parteciperà alle competizioni europee. I rossoneri hanno bisogno di una rosa ridotta e le entrate sono strumentali alle uscite. In questi casi devi essere fortunato e sperare che l'altra parte in causa sia interessata a un tuo calciatore». Con queste parole chiarificatrici, l’agente di Mimmo Criscito, Andrea D’Amico, ha provveduto a spazzare via con un rapido colpo di spugna ogni tipo di suggestione milanista per il suo assistito. Il terzino azzurro, in forza allo Zenit di Villas Boas, resterà in Russia e Galliani sarà costretto a guardarsi altrove.

Evidentemente le contropartite tecniche proposte dai rossoneri alla dirigenza di San Pietroburgo (Abate, Mexes o Zapata) non hanno soddisfatto il palato fine dell’allenatore portoghese e così Criscito, malgrado le parole di zucchero e miele pronunciate all’indirizzo del club rossonero, («Il Milan è una delle società più grandi al mondo. L’Italia mi manca e voglio tornare, sono disposto anche ad abbassarmi l’ingaggio») dovrà rinunciare al suo proposito di tornare a casa.

Il Milan invece è costretto a registrare l’ennesimo affare sfumato, secondo un trend antipatico e fastidioso che si ripete ormai da qualche anno durante ogni sessione di calciomercato. Dopo il centravanti croato Mandzukic finito all’Atletico Madrid, l’attaccante argentino Iturbe acquistato dalla Roma e perfino il croato Vrsaljko finito – udite, udite – al Sassuolo, i tifosi milanisti sono costretti ad ingoiare questo ennesimo boccone amaro.

Ora resta Cerci, ma anche lì l’affare è seriamente a rischio per almeno un paio di ottime ragioni: innanzitutto l’agguerrita concorrenza (sull’attaccante del Toro ci sono nell’ordine Monaco, Atletico Madrid e perfino l’Inter) e poi la perenne e drammatica mancanza di fondi nelle casse di via Aldo Rossi.

Intanto nella testa del popolo rossonero rimbombano le parole del presidente Berlusconi: «Siamo ancora il club più titolato al mondo, dobbiamo tornare a vincere e inaugurare un nuovo ciclo».

Lodevole proposito, ma per vincere serve una squadra all’altezza, e per formare una squadra all’altezza servono soldi e campioni. Come la mettiamo presidente?