20 aprile 2024
Aggiornato 01:00
Invasione di campo

Milan, alla ricerca del tempo perduto

Iniziata la restaurazione rossonera. Con Inzaghi si cerca di riportare a casa anche Sacchi, per provare a rivivere i fasti di un tempo. Con una sola piccola novità: a differenza sia del Milan innovatore di Mister Arrigo che di quello di Super Pippo calciatore, il Milan di adesso non ha più un euro.

Fa tenerezza scoprire con quanta incrollabile pervicacia al Milan si stia facendo di tutto per riportare in vita un passato che non c’è più.

Attenzione, badate bene, non far rivivere i fasti del passato attraverso un percorso logico ed innovativo, la qual cosa sarebbe un segnale di grossa maturità e consapevolezza da parte della dirigenza rossonera. No no, la “mission impossible“ di Berlusconi e Galliani è proprio quella di ridare vita ad un periodo storico che non esiste più, se non altro per una ragione di facile comprensione, quella economica: una volta il Milan aveva una disponibilità economica pressoché illimitata, prendeva tutto ciò che voleva senza il minimo ritegno, lasciando magari in panchina fior di Palloni d’Oro.

Adesso mancano anche quei pochi milioncini per riscattare Rami e Taarabt, le uniche novità positiva della tristissima stagione rossonera.

Ecco perché la strategia rossonera rivela un proposito anacronistico quanto puerile che la dice lunga sulla confusione che regna tra i muri dipinti di fresco della nuova e scintillante sede di Casa Milan.

Un processo mentale simile a quello dei genitori che non accettano di vedere crescere i propri figli e continuano a vestirli con capi ormai tre taglie inferiori.

Stiamo andando per metafore, perché oggi, all’indomani della decisione – non ancora ufficiale, ma praticamente certa – della promozione di Filippo Inzaghi, dalla panchina della Primavera del Milan a quella dei grandi, è ancora complicato riuscire a focalizzare i contorni di un disegno quanto mai confuso.

È delle ultime ore l’indiscrezione secondo cui, il fermo proposito della dirigenza rossonera è quello di far salire di nuovo a bordo un grande vecchio della storia rossonera, Arrigo Sacchi, al quale affidare la supervisione del settore giovanile. Alla faccia del nuovo che avanza.

E meno male che fino a qualche settimana fa l’obiettivo era affiancare Adriano Galliani ad un uomo giovane, un direttore sportivo dalle idee nuove e dalle metodologie di lavoro innovative, un personaggio brillante e creativo in grado di dare ampio respiro ai pochi, pochissimi quattrini rimasti nelle casse scarnificate dell’Ac Milan. Uno ad esempio come Sean Sogliano, oppure Daniele Pradè, o ancora Riccardo Paratici.

Niente di tutto questo, l’ad con delega all’area tecnica, già ribattezzato il Richelieu della restaurazione rossonera, non avrà nessuno al suo fianco. Continuerà ad essere lui l’unico responsabile delle scelte di mercato del Milan, naturalmente supportato, omaggiato, ossequiato, da tutta la sua corte di procuratori, agenti, giocolieri e saltimbanchi, pronti a scatenarsi sulla carcassa del povero diavolo con l’istinto famelico degli avvoltoi.

Ed in tutto questo che fine ha fatto Barbara Berlusconi? Che fine hanno fatto le sue rimostranze, le sue critiche ai numerosi errori commessi in passato, i suoi fermi e bellicosi propositi di rinnovamento rossonero?

Silenzio, anche Lady B. sembra aver alzato bandiera bianca contro lo strapotere dello stratega di Casa Milan, capace in un colpo solo di far fuori l’odiato Seedorf, promuovere il fido Inzaghi e ridimensionare categoricamente le velleità rivoluzionarie della legittima pretendente al trono, la giovane erede di casa Berlusconi.

In questo groviglio intricato di manovre losche, giochi di potere e affari polverosi, a rimetterci è il Milan e tutti i suoi milioni di tifosi. Perché una cosa è certa, Pippo Inzaghi non arriverà a Milanello con la bacchetta magica e, senza un mercato di livello, ipotesi plausibile quanto una tempesta di sabbia all’Antartide, la squadra rossonera sarà costretta a vivacchiare ancora a lungo in quella palude melmosa e nauseante, dalla quale ha cercato di divincolarsi senza successo durante la stagione appena terminata.