16 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Ricerca e prevenzione

Infiammazione intestinale, il vaccino ideato dal San Raffaele per ridurre il rischio di diabete e aterosclerosi

Il San Raffaele di Milano ha messo a punto un vaccino che riduce l’infiammazione intestinale scongiurando il rischio di malattie metaboliche e cardiovascolari

MILANO - La salute intestinale, è ormai assodato, gioca un ruolo chiave nel mantenimento della salute. Ridurre l’infiammazione, in particolare, sarebbe alla base della prevenzione delle più note malattie moderne. Tra queste vi è anche il tanto temuto diabete di tipo 2. Ecco i risultati dello studio condotto dai ricercatori del San Raffaele di Milano.

Il gioco dei batteri «cattivi»
Il pericolo maggiore sarebbe dovuto alla presenza di alcuni batteri ‘cattivi’ che causerebbero l’infiammazione intestinale. La conseguenza più comune è un’alterazione del metabolismo e l’insorgenza di malattie che agiscono negativamente sul fronte cardiovascolare. Tra queste vi sono l’aterosclerosi e il diabete di tipo 2. La stretta relazione tra benessere intestinale e la riduzione di tali patologie è stata recentemente scoperta dal team italiano del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’IRCCS dell’Ospedale San Raffaele. Si tratta di una delle strutture d’eccellenza del team Ospedaliero San Donato. La ricerca è stata condotta in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria.

Invertire la dieta
Da anni ormai si parla dell’importanza della dieta per il mantenimento di una salute ottimale. Il problema che riguarda molte persone è quello dell’abuso del consumo di grassi e la riduzione al minimo quelle delle fibre. Tuttavia, invertendo la dieta – diminuendo i grassi e aumentando le fibre – si può anche scongiurare il rischio di infiammazione. La dieta occidentale di tipo scorretto, infatti, può alterare la flora batterica intestinale predisponendola all’aumento di batteri nocivi e quindi dell’infiammazione.

Perché insorge l’infiammazione?
I batteri ‘cattivi’ quando presenti in quantità abnormi attivano particolari difese immunitarie, dando vita a quello che noi conosciamo come processo infiammatorio. Sarebbe quest’insieme di situazioni che, se protratte a lungo, favorirebbero l’insorgenza di patologie metaboliche e cardiovascolari.

  • Approfondimento: l’inulina per migliorare la flora batterica intestinale
    L’inulina, una fibra solubile composta da catene di fruttosio, è una delle soluzioni migliori per moltiplicare la flora batterica ‘buona’ a discapito di quella ‘cattiva’. Si tratta di un’oligosaccaride presente naturalmente nelle asteracee che funge da ‘pasto’ per i la flora batterica intestinale. Tra le sue varie virtù migliora la digestione, regolarizza le funzioni intestinali, ottimizza l’assorbimento di minerali, riduce il rischio di ipercolesterolemia, iperglicemia, e cancro al colon. Dalla sua metabolizzazione vengono ricavati i frutto-oligo-saccaridi (FOS), altrimenti detti prebiotici.

La soluzione del San Raffaele di Milano
Lo studio, pubblicato su Scientific Report, è stato coordinato da Massimo Clementi e Roberto Burioni del San Raffele di Milano e dal dottor Filippo Canducci, ricercatore dell’Università dell’Insubria. Il loro lavoro si è basato sulla possibilità di immunizzare l’organismo a una sovrappopolazione batterica ‘negativa’. Per farlo, hanno cercato una soluzione che generasse globuli bianchi in grado di ottimizzare la risposta immunitaria allo scopo di ridurre l’infiammazione. «I nostri risultati aprono una via di studio nuova e rappresentano il primo passo verso la messa a punto di vaccini volti a diminuire gli effetti nocivi di una alimentazione scorretta – spiega Filippo Canducci – Abbiamo somministrato ai topi una proteina, chiamata ompK36, che è sempre presente sulla superficie di certi tipi di batteri. Questa proteina di solito regola il passaggio di molecole dall’interno all’esterno dei batteri e viene riconosciuta dal nostro apparato immunitario – continua Canducci – Nel nostro lavoro abbiamo scoperto che è in grado di attivare una risposta nelle cellule immunitarie, inducendole a generare un’altra proteina, chiamata apoE. Quest’ultima ha l’obiettivo di trasportare i grassi, ma è anche un poderoso antinfiammatorio. Dunque con il vaccino la produzione di apoE accresce e questo fa abbassare lo stato infiammatorio nell’intestino, nel fegato e nella placca aterosclerotica».

Ulteriori studi sono necessari
È indubbio che i ricercatori italiani stanno percorrendo la strada giusta. Tuttavia, prima di cantar vittoria, è bene dire che lo studio per ora è stato condotto solo su modello animale. Gli scienziati dovranno quindi ottenere ulteriori conferme dalle future ricerche. Questo in virtù del fatto che l’intestino ospita migliaia di batteri estremamente diversificati, i quali svolgono i ruoli più disparati. Tra questi vi sono l’assorbimento di nutrienti, la protezione da patogeni esterni, la produzione di energia e il processo di omeostasi.