Stanchezza cronica, potrebbe essere colpa dei batteri intestinali
Ricercatori statunitensi ritengono che la vera causa della stanchezza cronica risieda nella flora batterica intestinale e nella scarsità dei microorganismi antinfiammatori
NEW YORK - Della sindrome da stanchezza cronica si è ormai detto – e ipotizzato – di tutto. Per molti medici la causa è pressoché psicologica, mentre per altri è lo stress eccessivo e la conseguente iperproduzione di cortisolo che 'scarica' le ghiandole surrenali dando quella sensazione di stanchezza continua. Ma oggi, alcuni scienziati statunitensi ribaltano ancor di più la concezione di questo sempre più diffuso disturbo. La causa potrebbe risiedere nella flora batterica intestinale. I risultati di uno studio pubblicato su Microbiome.
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È davvero colpa dell’intestino?
Se da un lato è ormai assodato che l’intestino sia il nostro 'secondo cervello', poco ancora si conosce delle sue ripercussioni sulla nostra percezione della salute. Un piccolo passo avanti è stato fatto recentemente da alcuni ricercatori americani, che sono riusciti a identificare dei marcatori biologici della sindrome da stanchezza cronica nei batteri intestinali.
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Una dieta potrebbe ridarti la carica
I risultati ottenuti dagli scienziati suggeriscono che cambiare la propria dieta, integrandola con prebiotici, alimenti fermentati e fibre alimentari, potrebbe aiutare a risolvere il problema della stanchezza cronica. Si tratta per lo più di un disturbo non ben definito che sembra non dare sollievo neppure dopo essersi riposati. Inoltre la diagnosi è molto complicata perché non esistono trigger specifici che possano portare a una prognosi esatta. Generalmente ci si arriva solo dopo aver escluso problemi psicologici e patologie più serie.
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Una diagnosi più sicura?
I ricercatori della Cornell University sono riusciti a offrire un metodo diagnostico più accurato per i casi da sindrome da affaticamento cronico (CFS) e l’encefalomielite mialgica (ME). Per eseguirla hanno prelevato campioni di feci e sangue ottenendo una diagnosi non invasiva. «Il nostro lavoro dimostra che la flora batterica intestinale nei pazienti con sindrome da affaticamento cronico non è normale, portando probabilmente anche sintomi gastrointestinali e infiammatori alle vittime della malattia», spiega il professor Maureen Hanson. «Inoltre, la nostra rilevazione di un’anomalia biologica fornisce ulteriori prove contro il concetto ridicolo che la malattia sia di origine psicologica. […] In futuro, possiamo vedere questa tecnica come un complemento ad altre diagnosi non invasive, ma se abbiamo una migliore idea di quello che sta succedendo con questi microbi dell'intestino e i relativi pazienti, forse i medici potrebbe pensare di cambiare le diete, utilizzando prebiotici come le fibre alimentari o probiotici per contribuire a trattare la malattia», continua il coautore dello studio Ludovic Giloteaux.
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Lo studio
Durante la ricerca gli scienziati hanno reclutato 48 volontari con diagnosi di sindrome da affaticamento cronico e encefalomielite mialgica. A parte, vi era un gruppo di controllo formato da 39 soggetti sani. I ricercatori hanno prelevato loro un campione di feci per sequenziare alcune regioni di DNA microbico al fine di indentificare i batteri. Dai risultati è emerso che nei pazienti affetti da sindrome da stanchezza cronica vi erano meno specie batteriche, in particolare quelle che svolgevano azione antinfiammatoria. Tale condizione sembrava essere comune anche nelle persone affette da malattia di Crohn e colite ulcerosa. In più, a differenza dei soggetti sani, quelli con affaticamento cronico avevano una maggiore quantità di marcatori specifici anche a livello del sangue. Tutto ciò – ipotizzano i ricercatori – è probabilmente dovuto a un’eccessiva permeabilità dell’intestino che permette ai batteri di entrare nel circolo ematico.
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