25 aprile 2024
Aggiornato 05:30
Rivelerebbe i rischi cardiovascolari

L'importanza della pressione arteriosa di gambe e braccia

Studio Ue condotto da medici base: infarti e ictus ridotti 20%

BRUXELLES - Il ruolo dei medici di base potrebbe diventare fondamentale per prevenire il rischio cardiovascolare degli italiani e promuovere una maggiore cultura della prevenzione e della salute: misurando la pressione arteriosa di gambe e braccia potranno ridurre episodi di crisi, come l'infarto o l'icts, di oltre il 20%. Il progetto, presentato in questi giorni a Roma, fa parte dello studio Pandora (Prevalence of peripheral Arterial disease in subjects with a moderate Cvd risk, with No overt vascular Disease nOR diAbete mellitus) e rappresenta il primo di carattere epidemiologico in ambulatorio condotto dai medici di medicina generale Fimmg/Metis: la sua portata internazionale e multicentrica - è stato condotto anche in Belgio, Olanda, Svizzera, Grecia, Francia - ne conferma la bontà su larga scala.

L'indagine punta a valutare la prevalenza dell'arteriopatia obliterante periferica, una patologia sottostimata nonostante rappresenti un forte indicatore di rischio cardiovascolare (soprattutto di infarto o icts), in pazienti con rischio cardiovascolare moderato, senza diagnosi di patologie di questo genere né diabete. In Italia, a tal fine, sono stati 'arruolati' il maggior numero di pazienti: 5.290 soggetti (49,97% del totale), tutti con un rischio cardiovascolare: ai pazienti è stato rilevato l'indice pressorio di caviglie e braccio (Abi), che, in condizioni di normalità, dovrebbe essere il più possibile prossimo all'unità.

Quando invece è minore di 0.90 (cioè se il valore pressorio sulla caviglia è minore di quello sul braccio) i medici devono preoccuparsi: significa, infatti, che vi è un'ostruzione a livello delle arterie dell'arto inferiore, indice certo di una Pad in atto. «Lo studio Pandora - ha spiegato Donatella Alesso, responsabile divisione formazione Metis/Fimmg - ha permesso di rilevare che quasi il 18% della popolazione europea soffre di Pad. Una percentuale che sale purtroppo al 22% in Italia e che ci vede secondi solo alla Grecia, rispetto a tutti gli altri paesi che hanno partecipato. Se non fosse stato scoperto dai medici di Medicina generale, questo 22% di soggetti sarebbe sfuggito alla diagnosi precoce: non pensandosi a rischio, infatti, assai difficilmente quei pazienti si sarebbero rivolti ad uno specialista».