8 ottobre 2024
Aggiornato 01:00
Venti di crisi

Governo, le strade tra rimpasto e «responsabili» (ma il voto non è più un tabù)

Nel braccio di ferro tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte nessuno dei due sembra voler fare un passo indietro. Il leader di Italia Viva: «Accettiamo la sfida del Presidente del Consiglio in Aula»

Matteo Renzi durante una registrazione di una puntata di «Porta a porta»
Matteo Renzi durante una registrazione di una puntata di «Porta a porta» Foto: Alessandro Di Meo ANSA

La crisi di governo da strisciante si fa ogni giorno più concreta e allora tra le forze politiche si torna a tirar fuori il pallottoliere. Nel braccio di ferro tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte nessuno dei due sembra voler fare un passo indietro. Il premier sarebbe disponibile ad accogliere alcune delle proposte fatte da Italia viva per il Recovery plan, ma il senatore fiorentino non sembra soddisfatto tanto che già dopo la befana, spiegano fonti parlamentari, sarebbe pronto a ritirare le sue ministre. A quel punto Conte, come annunciato anche nella conferenza stampa di fine anno, porterebbe la crisi in Parlamento.

«A mio giudizio ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo. Ma se ha scelto di andare a contarsi in Aula accettiamo la sfida», ha detto oggi Renzi al 'Messaggero', assicurando di non temere di veder sostituita la sua pattuglia da un gruppo di 'responsabili'. «Se qualche parlamentare vorrà appoggiare il governo Conte perché convinto dalle parole del premier, bene. Mi fa sorridere - riflette - che chi è entrato in Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno finisca col dipendere dalle mosse di Clemente Mastella. E lo dico con rispetto per Mastella, sia chiaro».

Ma i famosi «responsabili» sono pronti? Alla Camera i numeri di Italia viva sono rilevanti ma non decisivi, mentre al Senato il gruppo dei renziani è fondamentale. A Palazzo Madama la maggioranza assoluta è fissata a quota 159 (dato che ci sono due senatori a vita, Monti e Cattaneo, che partecipano regolarmente ai lavori). I voti garantiti per Conte sono 151: 92 del M5s, 35 del Pd, 8 delle Autonomie e 16 del gruppo Misto. Con l'uscita di Italia viva verrebbero a mancare 18 consensi, che non è facile sostituire.

«Innanzitutto quella dei responsabili sarebbe una operazione controproducente: creare una maggioranza non politica, con pezzi presi qua e là, sarebbe un cattivo segnale e comunque non durerebbe più di qualche mese», sottolineano fonti parlamentari Pd. E comunque i numeri al momento non ci sarebbero. Conti alla mano, da Italia viva, in caso di rottura, potrebbero uscire un paio di senatori (i nomi che circolano maggiormente sono quelli di Eugenio Comincini e Gelsomina Vono) e un'altra pattuglia di 4 o 5 potrebbe arrivare da Maie e Misto, tra cui Sandra Lonardo. Forza Italia assicura che non ci sarà un 'soccorso azzurro' e anche Cambiamo! e Udc (3 senatori ciascuno) dicono no. «L'Udc non partecipa al teatrino della politica: non siamo e non saremo mai la stampella di nessuno», assicura il segretario centrista Lorenzo Cesa. «Cambiamo! non sosterrà questo Governo. Il nostro Paese merita altro», gli fa eco Giovanni Toti.

Al momento, dunque, i numeri per incassare una eventuale fiducia non ci sarebbero. «A questo punto l'unica soluzione può essere un Conte ter con un governo molto rinnovato e una nuova fiducia. Altrimenti se viene in Aula e va sotto si potrebbe provare un governo di Zingaretti o Di Maio con il sostegno di Iv», riflette una fonte Dem. Ma qua siamo già nell'ambito della fanta-politica. Le diplomazie sono al lavoro sotto traccia e per sapere come finirà non resta che attendere le prossime mosse, consapevoli che anche il voto non è più un tabù. «Ma le elezioni sembrano più vicine rispetto a dieci giorni fa», riflette un parlamentare di maggioranza.

(con fonte Askanews)