L'impegno di Roberto Gualtieri: «Recovery Fund? Non disperderemo risorse UE, l'Italia sarà migliore»
Sui conti del Paese il Ministro dell'Economia ha voluto rassicurare: «Per il 2020 la nostra stima di contrazione annuale del Pil è ben inferiore a quanto stimato da altri previsori e non è a due cifre»

Le risorse del Recovery Fund non saranno disperse in micro progetti, ma verranno utilizzate al meglio per realizzare ampi piani di riforma che hanno l'ambizione di rendere l'Italia, una volta uscita dall'emergenza, un Paese migliore di come era prima. E' l'impegno che il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha preso di fronte alla platea di manager e imprenditori presente alla giornata conclusiva del Forum Ambrosetti.
Sui conti del Paese ha voluto rassicurare: per il 2020 «la nostra stima di contrazione annuale del Pil è ben inferiore a quanto stimato da altri previsori e non è a due cifre». E sul futuro prossimo ha detto: «Siamo consci dei rischi relativi alla ripresa dei contagi, a fattori stagionali e climatici, a una serie di variabili anche sulla domanda estera» ma «riteniamo che su un orizzonte più lungo la situazione andrà migliorando e che i progressi sul fronte vaccini e terapie porterà a un ritorno graduale alla normalità nel 2021».
«Progetti coordinati e coerenti»
Parlando delle ingenti risorse che arriveranno dal Recovery Fund, Gualtieri ha sottolineato la «determinazione a utilizzarle al meglio, non disperdendole in mille rivoli di micro progetti». Il governo intende «concentrarsi su progetti coordinati e coerenti lungo direttrici di azione e riforma, sulla quale stiamo lavorando e ultimando il nostro lavoro».
Le risorse europee, ha spiegato il ministro, «sono una partita fondamentale su cui stiamo lavorando per fare presto e bene: presto significa non aspettare la scadenza ufficiale di aprile ma dal primo giorno in cui i regolamenti saranno in Gazzetta, e auspichiamo che questo avvenga a gennaio, spero che si possa partire con la presentazione ufficiale dei progetti».
«L'Italia ha una occasione unica e irripetibile - ha concluso Gualtieri - La nostra ambizione è alta e il nostro impegno non è portare l'Italia a come era prima della crisi, perché quella Italia non era abbastanza forte, equa e sicura come la vorremmo. Il nostro impegno è per ritrovarci all'uscita di questa emergenza in un Paese migliore nel quale gli italiani possano riconoscersi, con più fiducia e coraggio».
Conte: «Con Recovery Fund investimenti strutturali nella ricerca»
Con il Recovery Fund il governo punta a garantire «opportunità di investimenti strutturali e adeguati nella ricerca, a fronte di un passato, in particolare in Italia, che ha registrato misure perlopiù disorganiche, occasionali»: è quanto ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo a Trieste alla cerimonia di chiusura dell'EuroScience Open Forum, sottolineando che perchè «la ricerca sia al servizio del paese, necessita di programmazione, quindi di continuità e certezza degli investimenti».
Nel suo intervento, Conte ha sottolineato come l'emergenza Covid renda anche «più urgente una riflessione sull'opportunità di spingere il sistema della ricerca verso una riconfigurazione dei propri obiettivi, dei propri strumenti, per ampliare l'efficacia del proprio impatto sulla società, sull'economia, sulla comunità, sul sistema paese nel suo complesso».
«Per mantenere la propria efficacia e il proprio ruolo nel mondo che ci restituirà l'emergenza Covid, il sistema della ricerca deve adattarsi, deve riconfigurarsi attraverso innovazioni necessarie, in grado di nutrire di qualità e competenze il tessuto economico e il tessuto sociale», ha rimarcato Conte, indicando quindi «quattro obiettivi fondamentali, che ritengo davvero prioritari».
«I nostri ricercatori devono essere stimolati»
«Innanzitutto dobbiamo favorire la ricerca integrata, multidisciplinare, complessa - ha spiegato - due: dobbiamo rafforzare la ricerca di base. Tre: dobbiamo promuovere la ricerca mission-oriented. I nostri riceratori devono essere stimolati, sempre più, a dare concretezza alla propria ricerca, confrontandosi con il tessuto produttivo, con la società, ponendosi al servizio del mondo reale, al fianco delle istituzioni, delle imprese, del terzo settore, della società, delle persone. Quarto: dobbiamo avvicinare la ricerca alla formazione. Il mercato del lavoro pretende competenze aggiornate, adeguate alle sfide, alle trasformazioni in corso, quindi l'obsolescenza delle conoscenze, a cui si deve rispondere con il lifelong learning e con un'università mista, inclusiva, impone che nei percorsi formativi siano trasferite competenze aggiornate e che questo aggiornamento sia costante e accompagni le diverse professionalità nell'intero arco dello loro sviluppo».
«Rispetto a questa pandemia - ha concluso il presidente del Consiglio - l'auspicabile contributo di un ideale intellettuale è quello di ricomporre nello spazio pubblico una frantumazione di sguardi. Dobbiamo recuperare il concetto e il senso dell'unitarietà della scienza e della ricerca, una visione prospettiva che le singole scienze da sole non possono restituirci. Uno sguardo di sintesi al servizio anche della politica, chiamata a prendere decisioni di interesse pubblico per il bene comune».