«Prestiti europei per transizione green sono comunque debito»
Lo ha ricordato a Bruxelles il vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile per le questioni economiche, Valdis Dombrovskis
La Commissione europea non ha intenzione di considerare fuori dal computo del debito pubblico gli investimenti che verranno fatti dagli Stati membri utilizzando i prestiti del Next Generation Eu, neanche quando saranno usati per la transizione verde; ma, d'altra parte, gran parte di questi investimenti potranno essere finanziati, invece che con i prestiti, con i trasferimenti a fondo perduto previsti dal dispositivo «Recovery and Resilience Facility» (Rrf), che non vanno a debito. Inoltre, i prestiti di questo Recovery Fund saranno erogati dalla Commissione a condizioni estremamente convenienti per gli Stati membri, e non dovrebbero comportare un aumento della loro spesa per interessi. Lo ha ricordato a Bruxelles il vicepresidente esecutivo della Commissione europea responsabile per le questioni economiche, Valdis Dombrovskis, durante la conferenza stampa online al termine della riunione in videoconferenza dell'Ecofin.
«Quando uno Stato membro prende un prestito, questo si aggiunge al suo debito nazionale. Allo stesso tempo - ha spiegato Dombrovskis - gli Stati membri potranno avere a condizioni molto favorevoli i prestiti» previsti dal «Next Generation EU». Ad esempio, «per il meccanismo europeo Sure», che finanzia i sistemi nazionali di cassa integrazione, e che prefigura, su scala minore, il sistema che verrà usato per il Recovery Fund, «abbiamo emesso obbligazioni con scadenza a sette anni e tassi di interesse negativi dello 0,497%». Ciò vuol dire che se uno Stato membro prende un prestito da 105 euro dovrà ridare dopo sette anni solo 100 euro. Chiaramente - ha sottolineato il vicepresidente esecutivo della Commissione - questo tipo di prestiti può permettere agli Stati membri di ridurre il loro costo del debito».
Rispondendo a una domanda più specifica sull'ipotesi di incentivare gli investimenti verdi mediante un loro scomputo, anche parziale, dal debito pubblico, Dombrovskis ha precisato: «Quando i paesi Ue accumulano più debiti», anche se prendendo i prestiti loro assegnati nell'ambito del «Next Generation EU» per finanziare la transizione verde, i prestiti «devono essere conteggiati come debito dello Stato, altrimenti si creano incertezze e dubbi nei mercati sulla vera situazione del debito pubblico degli Stati membri, e questo potrebbe essere controproducente».
Tuttavia, ha continuato il vicepresidente esecutivo, per quanto riguarda il Recovery Fund Rrf «gli investimenti per l'obiettivo della transizione verde, che devono essere pari almeno al 37%» del totale nei piani nazionali «chiaramente non si aggiungono al debito pubblico se sono finanziati dalla quota di trasferimenti» del Fondo, mentre «vanno aggiunti solo se sono finanziati con la quota in prestiti prevista dal dispositivo Rrf».
«Un tema diverso, che tornerà una volta che la crisi sarà finita - ha aggiunto infine Dombrovskis -, riguarda la revisione delle regole sui bilanci e la loro semplificazione». E in questo contesto, ha spiegato, «in effetti una delle questioni a cui stiamo guardando è la proposta che è stata avanzata dallo 'European Fiscal Board', riguardante una cosiddetta 'Golden rule limitata'».
«L'idea ancora una volta - ha puntualizzato il vicepresidente esecutivo - non è di fare finta che il debito non esista, ma di vedere come interpretiamo questo debito riguardo alle finalità delle regole sui bilanci a al rispetto del Patto di stabilità e di crescita», ha concluso Dombrovskis.
La «Golden rule» è un criterio riguardante i bilanci pubblici secondo cui si considera in modo molto diverso, e positivo, la spesa per investimenti produttivi rispetto alla spesa corrente.
(con fonte Askanews)