19 marzo 2024
Aggiornato 03:30
L'intervista

Taormina: «Conte indagato al Tribunale dei Ministri per la malagestione della pandemia»

Il professore e avvocato Carlo Taormina racconta al DiariodelWeb.it l'inchiesta aperta contro il premier Conte a seguito della sua denuncia alla procura di Roma

Carlo Taormina
Carlo Taormina Foto: ANSA

Come se non bastassero i guai politici, ora Giuseppe Conte deve affrontare anche quelli giudiziari. La scorsa settimana è stata infatti aperta un'indagine da parte del Tribunale dei ministri di Roma contro il Premier, alcuni suoi ministri e i consulenti, per la gestione dell'emergenza coronavirus. Ad averlo confermato su Twitter, nel silenzio assordante della grande stampa è stato l'avvocato professor Carlo Taormina, il quale diede in prima persona avvio a questo procedimento, sporgendo denuncia alla Procura di Roma. Il DiariodelWeb.it lo ha raggiunto per conoscere i dettagli.

Professor Carlo Taormina, lei conferma di avere la contezza che è stata aperta un'indagine presso il Tribunale dei ministri?
Ci mancherebbe altro.

Un'indagine per quale ipotesi di reato e a carico di chi?
Le ipotesi di reato sono l'epidemia colposa e l'omicidio colposo plurimo, a carico di esponenti del governo, principalmente Conte e Speranza, nonché dei consulenti tecnici. Con una particolarità: si tratterà di stabilire se questi consulenti abbiano dato o meno le indicazioni corrette.

Cosa accadrebbe in un caso o nell'altro, sotto il profilo giuridico?
Se dovessero avere dato quelle indicazioni, è chiaro che le responsabilità sarebbero solo del governo. In caso contrario, le responsabilità sarebbero anche dei consulenti, a cominciare dall'Istituto superiore di sanità.

In questo secondo caso, lei metterebbe in dubbio anche i criteri con cui sono stati scelti questi famigerati consulenti tecnico-scientifici?
Certo. Infatti una fonte di responsabilità del governo è quella che noi chiamiamo tecnicamente «culpa in eligendo», cioè colpa nella scelta delle persone.

In base ai documenti che ha raccolto, in che data il governo è venuto a conoscenza della pandemia in corso?
Il 3 gennaio 2020. E, nell'ambito del mese di gennaio, il ministero della Salute ha emanato ben quattro o cinque circolari, inviate agli assessorati di tutte le Regioni italiane, da cui risultava esattamente quello che stava accadendo. Cioè che l'epidemia era galoppante, che si trattava del coronavirus, che era in grado di determinare gravi danni alla salute e che aveva il tasso di mortalità di cui poi abbiamo purtroppo fatto esperienza. Tutto era perfettamente noto.

Chi lo aveva reso noto?
Un'organizzazione internazionale, alla quale aderiva anche la Cina, che pure si è mossa con notevole ritardo rispetto ai tempi della diffusione nel suo stesso Paese, aveva comunicato di intervenire velocemente e drasticamente per evitare il contagio. Questo non è avvenuto, il virus si è propagato in forma esponenziale e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

Ma cosa avrebbe dovuto fare il governo che non ha fatto?
Chiudere subito tutto il 31 gennaio, quando è stato dichiarato lo stato di emergenza per motivi di salute.

Secondo lei perché il governo è intervenuto così in ritardo?
Questo lo dovete chiedere a Conte. Presumo che non sia accaduto per sottovalutazione, perché visti i motivi che le ho detto prima non c'era alcuna ragione per sottovalutare la situazione. Penso che sia accaduto perché si è sbagliato.

Insomma, un'inadeguatezza della classe politica?
Inadeguatezza politica, strumentalizzazione delle cognizioni scientifiche, appiattimento degli scienziati alle esigenze del governo. Una sinergia tra cattiva politica e cattiva scienza.

In termini di morti, quanto è costato questo ritardo?
Io penso non meno di trentamila morti.

In attesa degli esiti giudiziari, a livello politico che conseguenze bisognerebbe trarre dall'apertura di quest'inchiesta?
Io sono amante del principio della presunzione d'innocenza di tutti gli imputati e tutti gli indagati. Questo vale anche per Conte. Poi c'è la politica, che ha le sue regole, e in quel senso abbiamo visto ciò che è successo, nei vent'anni passati, di fronte a situazioni che avevano un millesimo della gravità di quella attuale.

Si riferisce alle dimissioni forzate di Berlusconi?
Non solo, anche a quelle di Letta e di Renzi. Si dimisero tutti per molto meno. Che c'è di più grave di provocare la morte di migliaia di cittadini italiani? Io sono esterrefatto che siano tutti quanti ancora al loro posto. E guardi che noi parliamo tutti di epidemia colposa, ma...

Ma?
Tornando a quanto ho detto prima, come si fa a dire che il governo non sapeva, quando le consapevolezze erano chiare dai documenti che ho prodotto alla procura della Repubblica di Roma? Come si fa a parlare di comportamento colposo? Qui siamo oltre la colpa, rasentiamo il dolo.

Mi sta dicendo che pensa addirittura che ci sia stata intenzionalità?
No, io non parlo di intenzionalità. Dico che, se io so che chiudendo posso evitare trentamila morti e nonostante questo lascio tutto aperto, qual è la logica? Mi limito a sperare che non muoiano? Allora accetto il rischio che possano morire. E questa, dal mio punto di vista di penalista, è una responsabilità molto grave.