29 marzo 2024
Aggiornato 10:00
Braccio di ferro nella maggioranza

Milleproroghe, governo approva «salvo intese»

Come la manovra e il decreto fiscale anche l'ultimo tassello del pacchetto Bilancio diventa terreno di battaglia nella maggioranza. Nodo concessioni autostradali. Dissenso di Italia Viva

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte Foto: ANSA

ROMA - Braccio di ferro sul decreto milleproroghe arrivato in Consiglio dei Ministri e approvato con la formula «salvo intese» dopo oltre cinque ore di riunione. Due i punti che hanno ostacolato l'accordo pieno delle forze di maggioranza sul provvedimento di fine anno: il piano sull'innovazione digitale e la norma sulle concessioni autostradali.

E' il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, a stoppare l'ultimo capo della bozza arrivata sul tavolo del Cdm questa mattina: 4 articoli (34-35-36-37) contenenti misure in materia di innovazione tecnologica. «Oggi non c'erano le condizioni per approvare in Consiglio dei Ministri il Piano per l'Innovazione digitale. C'è bisogno di un approfondimento e le norme, frutto di un'intesa nella maggioranza, potranno essere inserite in un emendamento in sede di conversione del decreto», spiega in una nota il capo delegazione dem al termine del Consiglio. La norma, viene fatto notare, non è stata mai condivisa con le altre forze della coalizione e siccome - questo Franceschini lo ha ribadito durante la riunione - nel governo giallorosso non esistono materie di competenza esclusiva dei partiti, tutto va condiviso con uno spirito di coalizione, a maggior ragione una questione così delicata che incide anche sulla sicurezza nazionale. Lo stesso spirito che si è registrato sul decreto intercettazioni, su cui le forze di maggioranza si sono sedute a un tavolo e hanno trovato l'intesa.

Anche Italia Viva si è detta contraria al piano sull'innovazione digitale che la ministra Paola Pisano ha scritto con l'ausilio di Davide Casaleggio: è di oggi la notizia pubblicata sul quotidiano online Linkiesta che che la ministra ha ringraziato, nero su bianco, la Casaleggio Associati per il contributo alla stesura del Piano. Le ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti però hanno fatto mettere a verbale il loro no all'articolo 33 della bozza del decreto milleproroghe che prevedeva che fosse l'Anas, in attesa dell'espletamento di una nuova gara, a gestire le strade nel caso di «revoca, di decadenza o di risoluzione di concessioni di strade o di autostrade, ivi incluse quelle sottoposte a pedaggio». Le ministre hanno ribadito un principio di civiltà giuridica che non si cambiano regole in corso d'opera: l'effetto sugli investimenti internazionali sarebbe stato peggiore dell'emendamento sull'Ilva.

Il capogruppo di Italia Viva al Senato, Davide Faraone, parla di «revoca indiscriminata delle concessioni stradali, inserita a mo' di blitz nel Milleproroghe» che «avrebbe avuto come effetto un'ondata generale e incredibile di sfiducia verso l'Italia che diventava non più appetibile per gli investitori internazionali, visto che si sarebbe andato a cambiare lo status quo. Se vogliamo discutere di modificare le concessioni autostradali il luogo più adatto è il Parlamento e lo strumento è un provvedimento ad hoc. Noi saremo sempre contrari a blitz come questo che mettono a repentaglio la crescita e lo sviluppo del Paese».