19 marzo 2024
Aggiornato 07:00
Crisi di Governo

Governo, ancora capriole. Salvini prova a «frenare», M5s ago della bilancia

La mozione di sfiducia della Lega a Conte sta ancora lì ma più di un dirigente di peso del partito ha spiegato che tocca a Salvini decidere se ritirarla o meno

Il vicepremier Luigi Di Maio
Il vicepremier Luigi Di Maio Foto: ANSA

ROMA - Dalla spiaggia di Palinuro - senza nè musica nè mojito - con un gruppetto di bagnanti che salutano, chiedono selfie ma danno anche indicazioni politiche («sfiducia Salvini, per favore» consiglia una signora), Luigi Di Maio appare rinfrancato quando afferma che «noi non molliamo, soprattutto adesso». Dopo un Ferragosto di giravolte e capriole, di botta e risposta tra il premier Giuseppe Conte («Salvini ossessionato dai migranti») e il ministro dell'Interno Matteo Salvini («Il mio telefono è sempre acceso») è il Movimento Cinquestelle ad essere ago della bilancia in questa crisi che si trascina da nove giorni senza che nessuno del governo gialloverde si sia dimesso.

Di Maio: «Non ci interessano poltrone»

Il capo politico del Movimento Cinquestelle smentisce e bolla come una «fake news» la notizia di un'offerta golosa da parte della Lega per ricucire: lui, Di Maio, Premier al posto di Conte per un bis dell'alleanza Lega-M5s al governo. «Non ci interessano poltrone, non ci interessano giochi di palazzo - puntualizza -. Per noi è importante il taglio dei 345 parlamentari per dare un grande segnale di cambiamento. Punto. Abbiamo sempre lavorato per fare il meglio del Paese e soprattutto in questo momento dopo che la Lega ha fatto piombare l'Italia in una crisi senza precedenti, nel pieno di agosto».

La mozione di sfiducia a Conte

Tutto si deciderà il 20 agosto quando il premier Giuseppe Conte - che in questi giorni in ogni occasione pubblica, da Foggia a Genova, ha parlato e fatto promesse a cittadini e sindaci come se fosse destinato a restare in una posizione di governo - riferirà in aula. «Chi sfiducerà Conte lo farà per evitare che si voti il taglio dei parlamentari. Questa è la realtà», ha chiosato Di Maio. La mozione di sfiducia della Lega a Conte sta ancora lì ma più di un dirigente di peso del partito ha spiegato che tocca a Salvini decidere se ritirarla o meno. Peraltro Salvini ha ribadito che «la Lega voterà ancora il taglio dei parlamentari». Ma se la giornata del 20 agosto si concluderà in Senato con le dimissioni di Conte (che ci sia voto o meno) questo farà saltare la seduta parlamentare del 22 a Montecitorio sul taglio dei parlamentari. Salvini questo lo sa benissimo. Come sa che se mai il governo si rimettesse in sesto i Cinquestelle esigerebbero il salario minimo. Lo stesso Salvini deve fare i conti anche in casa dove più di un parlamentare ricorda che «in 11 mesi di cose buone ne sono state fatte».

Renzi «minaccia»

Proprio di salario minimo, peraltro, parla il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio ipotizzando un patto di legislatura, alla tedesca «come Cdu e Spd», «scritto», tra i Dem e i Cinquestelle. Ma la strada per i dem è molto in salita. Al minimo profumo di riappacificazione tra M5s e Lega Matteo Renzi promette lotta dura: «Siamo pronti a un Governo Istituzionale per salvare le famiglie dall'aumento dell'Iva e per evitare che l'Italia sia isolata in Europa. E siamo ancora più pronti - aggiunge - a fare un'opposizione ancora più dura se grillini e leghisti si rimetteranno insieme per una banale esigenza di poltrone».

Zingaretti: no ai «governicchi»

Nel Pd la linea del segretario Nicola Zingaretti resta contraria ai «governicchi» e aperta a costruire un'altra maggioranza solo se ci sono condizioni «vere, serie, di alto profilo». Insomma una strategia di attesa. Attenzione, si fa infatti notare, «c'è ancora un governo» e la situazione è dunque in continuo divenire. Di certo bisogna essere «pronti» alle urne. Difficile fare pronostici. Ci prova un politico di lungo corso come Pierluigi Castagnetti: «Scommettiamo? Salvini ritirerà la mozione di sfiducia. (a proposito di chi non è attaccato alla poltrona)» scrive su Twitter.

Da qui al 20 la strada è lunga

In tutto questo il Quirinale, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ancora in vacanza alla Maddalena, continua a seguire la sua strada: attenzione massima per quello che accade e nel contempo rispetto assoluto per le dinamiche partitiche e parlamentari in atto. Pronto però ad intervenire (con le consultazioni) nel caso la situazione prenderà la via della crisi formale. A cominciare dalle dimissioni di Conte. Con il faro del Colle puntato sempre su due temi fondamentali: la definizione della manovra che il governo (quale che sia) dovrà approntare entro ottobre per rispettare i tempi formali chiesti dall'Ue; trasmettere a Bruxelles entro il 26 agosto da parte del governo il nome del commissario europeo designato dall'Italia. Ma da qui al 20 agosto la strada è ancora lunga.