«Il nuovo Welfare State nasce con un reddito di cittadinanza»
Il Ministro del Lavoro e vicepresidente del Consiglio a Radio Vaticana Italia: «Serve investire nelle fasce più deboli in fasi difficili dell'economia»

ROMA - «L'Italia non aveva niente, d'ora in poi avrà almeno 780 euro, che è un principio che si applica alle persone con disabilità, ai pensionati minimi e a tutti i nuclei familiari che vivevano sotto la soglia di povertà. Ovviamente, c'è tutto un programma di reinserimento lavoro: tutti dovranno firmare un contratto, impegnarsi con lo Stato se sono abili al lavoro. Ma il principio generale è che il nuovo Welfare State nasce con un reddito di cittadinanza che porta a 780 euro chi non ha nulla, e con quota 100 che permette di andare in pensione prima rispetto a quello che prevede la Fornero». Lo ha affermato a Radio Vaticana Italia il vicepremier Luigi Di Maio.
Bisogna investire nelle fasce più deboli della popolazione
Sul momento economico che l'Italia sta attraversando, Di Maio dice che «quando abbiamo una fase difficile dell'economia, che è europea e non italiana, bisogna investire nelle fasce più deboli della popolazione, aiutarle. Perché facendo così, permettendo i pensionamenti, liberando posti di lavoro, ma anche aiutando chi non ha nulla a poter sostenere i propri figli - tanti padri e madri di famiglia - facendo così, noi riusciamo ad aumentare la domanda interna. La produzione industriale italiana si sta fermando perché per anni siamo stati dipendenti solo dalle esportazioni, e non c'era domanda interna. Con questi due strumenti noi permettiamo internamente all'economia italiana di aumentare la domanda, perché queste persone spenderanno».
Il tema dell'inclusione sociale
In merito ai dubbi dell'Alleanza contro la Povertà, secondo cui nel provvedimento c'è poca inclusione sociale, c'è poca collaborazione con i servizi sociali, il vicepremier dice che «su quel fronte sicuramente dobbiamo lavorare, ma ci tengo a dire che ci sono tre tipi di patto che può sottoscrivere chi accede al programma del reddito di cittadinanza: Il patto per il lavoro per chi è già formato; il patto per la formazione al lavoro per chi non è formato. E per chi non è abile al lavoro, tutta una serie di persone che non possono lavorare perché sono in condizioni di difficoltà sia personali sia di disabilità, quelle persone sottoscrivono un patto per l'inclusione sociale, che attiva i servizi sociali, e quindi attiva anche il terzo settore. Io dico che noi abbiamo risolto le storture del Rei: è andato così male che solo il 50 per cento ha aderito al Rei di tutti quelli che potevano aderirvi».
Sarà uno strumento di politica attiva del lavoro
Ed ancora: «Noi adesso abbiamo creato un sistema per cui le imprese che assumono quelli che accedono al programma del reddito di cittadinanza hanno fino a 18 mesi di sgravi fiscali. Coloro che hanno il reddito possono aprire un'impresa e noi gli diamo sei mensilità sotto forma di assegno del reddito per poter avviare la propria impresa. Ci sono una serie di meccanismi che non renderanno questo strumento assistenzialismo, ma una politica attiva del lavoro e anche una misura nell'economia. Per questo io credo che sia una grande rivoluzione».
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