Fassina al Governo: «Serve il lavoro di cittadinanza»
E' quanto ha detto Stefano Fassina, Deputato di Liberi e Uguali, intervenendo al «pranzo di Natale» del «Comitato disoccupati per il lavoro di cittadinanza» davanti al ministero del Lavoro in via Veneto a Roma

ROMA - «Se uno solo dei nove miliardi messi a disposizione del reddito di cittadinanza fosse stato dedicato a programmi per il 'lavoro di cittadinanza', come da noi proposto negli emendamenti alla manovra, avremmo potuto realizzare, su proposta dei Comuni, interventi per la manutenzione dei territori, per recuperare immobili a beni comuni, per iniziative di segno sociale e culturale. Un quadro di programmi, concentrati nel Mezzogiorno, per il lavoro come fonte di dignità e reddito». E' quanto ha detto Stefano Fassina, deputato di Liberi e Uguali, intervenendo al «pranzo di Natale» del «Comitato disoccupati per il lavoro di cittadinanza» davanti al ministero del Lavoro in via Veneto a Roma. «La lotta alla povertà è una priorità, ma va legata all'inserimento al lavoro. La partita non è chiusa. Insieme a voi, continueremo a batterci in Parlamento».
Manovra? Un boomerang economico e politico
«Una grande occasione sprecata, anzi un boomerang: una maggioranza dotata di un largo consenso per il cambiamento porta al rafforzamento politico del fronte 'non c'è alternativa' all'europeismo liberista». «L'accordo raggiunto in extremis da Salvini e Di Maio con la Commissione europea - aggiunge - fa venir meno, in una fase di rallentamento dell'economia europea, il segno espansivo della manovra di bilancio che diventa restrittiva sul triennio con l'aggravamento delle clausole di salvaguardia su IVA e accise e tagli a importanti crediti di imposta per imprese e lavoratori. Cosi, neanche il rapporto debito-Pil ne beneficerà. Un capolavoro, esito di improvvisazione e cedimento agli interessi più forti. Oltre alla beffa, il danno dell'aumento dello spread su famiglie, imprese e finanza pubblica. Un'alternativa esisteva, difficile, ma possibile: la conferma degli obiettivi di deficit votati dal Parlamento e la concentrazione dell'extra-deficit sugli investimenti pubblici in piccole opere, in particolare nel Mezzogiorno. È una giornata triste per chi ha a cuore gli interessi del lavoro e la democrazia costituzionale», conclude.