Il PD sogna gli «Stati Uniti d'Europa»
È il senso dell'iniziativa dei Dem oggi a Milano, con una giornata di lavoro che vedrà in chiusura l'intervento del segretario Matteo Renzi
MILANO - L'Europa e la proposta di rilanciare il processo di integrazione, fino al «sogno» degli Stati Uniti d'Europa, come punto qualificante per segnare la differenza tra le proposte del Pd e quelle di centrodestra e MoVimento CInque Stelle. È il senso dell'iniziativa dei Dem oggi a Milano, con una giornata di lavoro - articolata in 11 tavoli tematici aperti al contributo di amministratori locali, militanti e cittadini - che vedrà in chiusura l'intervento del segretario Matteo Renzi.
Ad aprire i lavori l'intervento del vice segretario Maurizio Martina che ha sottolineato come «la differenza con le altre proposte» politiche in campo per le elezioni nazionali «si fa su questo terreno». Un tema che dice «chi siamo, cosa vogliamo essere, e qual è il senso, la prospettiva, il futuro che immaginiamo per il nostro Paese». In particolare, nella visione del Pd «la sfida della sovranità europea è la sfida della sovranità italiana. Fuori da questo spazio non c'è la possibilità di esercitare in tutto e per tutto una sovranità. Chi immagina vecchi strumenti del Novecento, immagina un ripiegamento regressivo». Dunque, per Martina, anche «nel confronto italiano, questa è la questione decisiva per il Pd». Tuttavia, riconosce Martina, «va fatto uno sforzo per portarla 'a terra', nel quotidiano degli agricoltori, degli imprenditori, degli operai, delle donne, dei giovani. È il tempo di una nuova battaglia per i democratici e progressisti: non nei convegni, ma nelle piazze, nei mercati, nelle imprese, nelle università». Una battaglia che «porti fino agli Stati Uniti d'Europa».
Concetti rilanciati dal responsabile Esteri del Pd, Piero Fassino, anche lui intervenuto a inizio lavori, che hanno l'obiettivo ambizioso di disegnare «una visione dell'Europa che sempre di più è il luogo e lo spazio del nostro destino». Certo, l'Europa è «in mezzo al guado», ma «in mezzo al guado non si può stare per sempre: a un certo punto devi decidere se tornare indietro o arrivare all'altra sponda», ovvero gli Stati Uniti d'Europa. Per riuscirci, i Dem devono farsi carico del «processo di ricostruzione del campo progressista e democratico: questa è la grande responsabilità del Pd. Non basta aspettare che la nottata passi, ma serve un soggetto politico forte in grado di rilanciare il progetto di integrazione europea». Partendo dalla proposta di «primarie per un candidato comune dell'intero campo progressista» per la guida della Commissione Ue, una candidatura che deve essere «competitiva e in grado di parlare a milioni di europei».
Infine, Sandro Gozi, sottosegretario con la delega agli Affari Europei: «Noi riaffermiamo con forza la nostra scelta europea, che non significa che va tutto bene. L'Europa che vogliamo è innanzitutto libertà, opportunità economica, politica e sociale. E' valori fondamentali», in un momento in cui «lo stato di diritto è violato in Polonia, è violato nell'Ungheria di Orban, alleato del centrodestra italiano». Certo, «è ancora un'Europa imperfetta: va dotata di un ombrello sociale, l'Unione sociale europea che abbiamo indicato nella dichiarazione di Roma e per cui dobbiamo lottare». Uno strumento che contrasta «la paura su cui i nostri avversari lucrano i voti».
Prima dell'inizio dei lavori dei tavoli, si affaccia sorpresa anche il candidato del centrosinistra alla Regione Lombardia, Giorgio Gori: «Il nostro futuro è nell'Europa, e l'obiettivo della Lombardia non può essere solo quello di essere la migliore tra le regioni italiane, ma di competere con le migliori regioni europee».
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