19 aprile 2024
Aggiornato 18:00
Parla il presidente dell'Europarlamento

Ius soli, Tajani: «Cittadinanza in automatico un rischio per l'Europa»

Sullo ius soli, Antonio Tajani, presidente del Parlamento Ue, è molto scettico. Soprattutto perché lo considera un incentivo per fare arrivare più persone in Europa, e per far degenerare la questione migratoria

ROMA - Tra coloro che non sono del tutto convinti dello ius soli c'è anche il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani. Che si esprime con tutta la diplomazia che richiede il suo ruolo, ma che pare avere le idee chiare. «La legge sullo ius soli? Non mi sembra un granché. Soprattutto non mi sembra il momento di affrontare un tema così delicato, in piena campagna elettorale, a colpi di fiducia. Si rischia di strumentalizzare una vicenda molto seria che riguarda molte persone» dichiara, intervenendo all’assemblea di Federchimica insieme al neopresidente Paolo Lamberti e al numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia .

Il rischio dello ius soli
Il rischio sullo ius soli, secondo Tajani, è che funzioni come incentivo per l'immigrazione. «Bisogna stare attenti a propagandarlo perché altrimenti diventa un incentivo a far arrivare ancora più gente in Europa», dichiara. Secondo il presidente del Parlamento europeo, non basta affermare un principio: la questione va infatti affrontata con una attenta valutazione dell'impatto che la legge avrà a livello europeo, «come per il diritto di asilo, perché se uno straniero diventa cittadino italiano poi diventa anche cittadino europeo».

Cittadinanza in automatico? Un errore
Per Tajani, dunque, «non si può dare la cittadinanza in modo automatico, servono dei criteri precisi, per vedere, ad esempio se una persona vive in un ambiente radicalizzato, islamizzato. Insomma bisogna procedere con più serietà e più prudenza». Il presidente del Parlamento europeo è al lavoro per convincere Bruxelles che l’immigrazione deve diventare la priorità politica della Ue, nonché la prima voce su cui investire risorse del bilancio europeo. Tajani ha infatti deciso di lanciare, alla vigilia del prossimo Consiglio europeo del 22 giu­gno, un «Immigration Day», a cui parteciperanno dal presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker al primo ministro libico Sarraj (la Libia è un paese chiave per i flussi migratori verso le coste italiane), oltre a ministri europei, commissari Ue, rappresentanti di Onu e Bei (Banca europea per gli investimenti).

Immigrazione priorità politica per l'Ue
L'obiettivo è quello di far arrivare all'Europa un messaggio chiaro: «L’immigrazione è un problema che va risolto, non più rinviato, e che non riguarda solo l’Italia». Proprio in quest'ottica il Parlamento Europeo ha votato per l’apertura della procedura di infrazione verso quei Paesi che non rispettano gli accordi sul ricollocamento dei migranti (Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, ndr). «Bisogna stabilizzare la Libia, rafforzare i controlli alle frontiere, e poi avere un politica in Africa, investire lì, sennò arriveranno non migliaia ma milioni di persone, a quel punto non li fermi più» spiega Tajani.

Contro i populismi
Quanto alla salute dell'Europa, il numero uno del Parlamento europeo scorge un chiaro segnale nelle ultime elezioni in Ue: «Dal voto in Francia emerge la sconfitta dei populismi e una richiesta di cambiamento. I francesi come gli austriaci, gli spagnoli gli olandesi e i tedeschi chiedono all’Europa di proteggerli di fronte al terrorismo, alla immigrazione clandestina e alla disoccupazione giovanile. È la conferma che l’Europa è la soluzione dei problemi ma che deve cambiare e faremo di tutto per cambiarla perché possa essere più vicina ai cittadini».