13 febbraio 2025
Aggiornato 17:00
Gauche caviar sempre in sella

Il «nuovo» che avanza: D’Alema, Veltroni, Prodi, Bersani, Vendola. La sinistra pirandelliana (e radical chic) non perde mai

Ieri erano liberisti e globalisti. Oggi non si sa, ma puntano al voto delle periferie da loro dimenticate per decenni

L'ex premier, Massimo D'Alema e l'ex governatore della Pugli, Nichi Vendola
L'ex premier, Massimo D'Alema e l'ex governatore della Pugli, Nichi Vendola Foto: ANSA / LUCA TURI DRN ANSA

ROMA - La storia non ha scolari, come noto. Ancor più quando si vive nel tempo dell’imperituro marketing, che pone come valore fondante della società la perpetua cancellazione del passato: le parole dette, gli atti, le cose. La memoria scompare, ingoiata da un eterno presente dove maschere pirandelliane sono uno, nessuno, e centomila. Non già Orwell, ma Orazio e Seneca, anticiparono in tempi remoti il culto del presente, il pensiero a fasi alternate: oggi così, domani cosà, che importa. Nulla esiste, se non un eterno momento da vivere, dove si può tranquillamente essere l’opposto di ieri e il contrario di domani.

Globalizzazione mon amour
Il libro sacro della sinistra, il manifesto politico 2.0, ha un titolo, due autori, e una data di pubblicazione: «Essere liberisti è di sinistra» di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, anno 2007. Il testo fu una vera liberazione psicologica, anzi un prolasso: finalmente gli eredi di Marx si liberavano dalle grige croste del passato, si poteva essere post ideologici, relativisti in ogni campo, finalmente le scarpe di coccodrillo, le feste, la dolce vita felliniana al posto del neorealismo fatto di poveri emarginati.

I radical chic aperti alla globalizzazione
Bastava essere aperti alla globalizzazione, a favore del salvifico euro, il nuovo mito di sinistra da accogliere a braccia aperte. Il testo raccolse encomi pubblici e privati, passò di mano in mano, alzata di sopracciglio dopo alzata di sopracciglio scalava le classifiche delle chiacchiere radical chic. Tutti i capi politici della sinistra corsero a rivendicarne la paternità implicita: Veltroni, D’Alema, Bersani, Prodi, si posero alla testa di un battaglione politico ideologico in guerra contro lo stato, per il commercio globale, contro le regole, per la moneta unica, contro le frontiere, e viva la delocalizzazione, abbasso gli operai che tanto non esistono più e ora fanno i gourmet o i sommeiller. Viva Adam Smith, viva Friedman, viva i Chicago boys: tutti liberisti ma di sinistra. Come le spalline sulle giacche, o i pantaloni a zampa: era il tempo di una nuova moda, che la sinistra seppe cogliere, sfruttare, cavalcare, indossare con la classe che sempre la distingue.

Vendola e D'alema: no comment
Eccoli all’orizzonte, che si ripresentano nel 2016: D’Alema, Veltroni, Prodi, Bersani, Vendola. Finita la moda dell’essere liberisti di sinistra, sta tornando l’operaismo, il lavoro, i poveri, le masse oppresse. Spazzati via i Blair, gli Obama, i Clinton marito e moglie, cancellato Hollande, tutta la truppa della "gauche caviar" italiana vede avvicinarsi il tragico momento della pensione. Che fare – nota domanda della sinistra – quindi? Ma che domande: basta aprire l’armadio e recuperare in fondo, buttate in mezze alle robe vecchie, le parole d’ordine di un tempo. Però con moderazione, perché va bene essere contro Grillo e la Meloni, però non troppo perché poi gli amici banchieri si offendono. Il M5s sta vincendo sì o no facendo nelle periferie dove dilaga la disoccupazione? Il presidente miliardario Usa ha vinto sì o no con il voto di massivo della classe operaia della Rust Belt? Hollande è sì o no uno dei il capo di governo più detestato d’Europa, al punto di non riuscire nemmeno a ricandidarsi? A tutte queste pensose domande qualche esperto di qualche ufficio marketing deve aver risposto «sì».

D'alema bis, il "nuovo" mito della sinistra
Serve un leader, un personaggio nuovo, che trascini le folle della sinistra delusa che guardano, orrore, ai nuovi barbari che premono come Goffredo da Buglione alle mura della sacra Gerusalemme. Eccole le truppe accampate di Meloni, Salvini, Grillo, rimasugli della destra berlusconiana. Chi può fermare costoro? Un leader, anzi, un lìder maximo: Massimo D’Alema. Ma chi, quello della scalata di Telecom del 1999? Quello che di Colaninno (padre) e Gnutti e compagni disse «capitani coraggiosi»? Operazione da cui il colosso della telefonia italiana non si è mai più ripreso, finendo, dopo mille peripezie, nelle mani dei francesi? Sì, lui. E i bombardamenti umanitari? E il tentativo, abortito, di abolire lo statuto del lavoratori, ovvero quanto Renzi ha portato a termine? Cose vecchie, robe passate… fuori moda. Oggi D’Alema è il nuovo mito della sinistra: la sinistra che sente il sangue.

La sinistra per ogni stagione: il ritorno di Niki Vendola
Come le iene che vengono attratte dalle prede ferite, i vecchi, ma oggi nuovi, boiardi della sinistra iniziano ad agitarsi. Si sono accorti che esiste un terreno di caccia dove si può tornare. Quello della classe lavoratrice, operaia e impiegatizia, che mal tollera migrazioni di massa (esercito di riserva fino a prova contraria) e delocalizzazione selvaggia. Le fabbriche chiudono, i centri di accoglienza scoppiano, le «masse» si riversano su chi vuole abolire euro, regolare i flussi e alzare muri fiscali in entrata. Così, al lìder maximo, si unisce una nuova voce, un campione della si sinistra che così bene ha fatto: Niki Vendola.

Niki vive e lotta insieme a noi. E Fassina?
Chi pensava si fosse ritirato a fare il babbo si sbaglia. Il compagno Niki è ancora qua ed è pronto a lottare per le masse oppresse. Ha detto, letterale, una frase che sicuramente apre il cuore degli operai senza lavoro: "Nella vita pubblica ci sono troppi risentimenti e pochi grandi sentimenti, io mi iscrivo alla categoria dei sentimenti». Dalle carrozzerie di Mirafiori sono partiti spontanei applausi scroscianti. Non pago, ha continuato: «Guardo con molto interesse a quanto sta facendo D’Alema e al suo impegno». I due, se qualcuno ha ancora la forza di azionare neuroni e sinapsi, si odiavano visceralmente. ma oggi è di nuovo amore. Idem un altro campionissimo, Stefano Fassina, quello del fiscal compact in Costituzione. Anche lui si ì detto «interessato» dal progetto di Massimo D’Alema. Il quale non ha un progetto, se non essere contro Renzi per ragioni squisitamente personali: acrimonie, litigi, roba da cortile. Perché ciò che ha fatto Renzi è la diretta continuazione di ciò che fece il lidèr maximo, più Prodi, Veltroni, Bersani e company.

Senza speranza
Se queste sono le prospettive della sinistra italiana non resta che sperare che chiunque la azzeri, e poi vi passi sopra con il sale. Perché l’humus di un progetto simile è la nebbia. Nessuno sa cosa pensino costoro, cosa vogliano. Perché sono uomini dalle mille maschere, plastici, trasformisti, teorici e operatori del marketing più spinto. Pronti a fare mille baruffe, scissioni, zuffe prima delle elezioni, per poi ri ammucchiarsi un attimo dopo. Per loro vale la proprietà delle addizioni, quello che si studia in seconda elementare: cambiamo l'ordine degli addendi il risultato non cambia. L'importante è rimanere sempre al potere, o lì vicino.