18 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Orgoglioso della continuità con Renzi

Gentiloni e l'impresa impossibile di ricucire il Paese

Il messaggio politico più forte del nuovo presidente del Consiglio è quello teso a ricucire lo strappo creato nel Paese dal referendum

ROMA - Continuità nella maggioranza e nelle politiche, ma Paolo Gentiloni segna una chiara «discontinuità» nel «confronto pubblico» rispetto al predecessore Matteo Renzi. E allora il messaggio politico più forte del nuovo presidente del Consiglio è quello teso a ricucire lo strappo creato nel Paese dal referendum: «Il governo non si rivolgerà a quelli del Sì contro quelli del No, ma a tutti i cittadini italiani», dice esplicitamente.

Le opposizioni in rivolta
Uno sforzo per ora non riconosciuto dalle opposizioni, che hanno lasciato ampi spazi vuoti tra i loro banchi di Montecitorio, durante il discorso programmatico. Fuori dall'aula i deputati di M5s e Lega, ma defezioni si registrano anche nel resto del centrodestra, cioè tra i deputati di Fi, Fratelli d'Italia e i fittiani dei Conservatori e riformisti. Tuttavia, Gentiloni non rinuncia a rivendicare la piena legittimità del suo governo che «si basa su una maggioranza, rispetta le opposizioni e chiede rispetto per le istituzioni». Auspicando che «possano maturare apporti e convergenze più larghe» su singoli provvedimenti.

Orgogliosi della continuità con Renzi
A Renzi il neo-presidente del Consiglio riconosce la «coerenza» nelle dimissioni, scelta che va «rispettata» da tutti. E rivendica con forza i risultati del governo di cui faceva parte come ministro degli Esteri: «Ne siamo orgogliosi». Per questo assicura «nuovo impulso» per il completamento delle riforme rimaste nel guado della crisi: quella del lavoro (che non chiama Jobs Act), quella dell'anticipo pensionistico, quelle della Pubblica Amministrazione, del processo penale e della Difesa. Oltre all'impegno per la ricostruzione con il piano «Casa Italia» predisposto da Renzi.

Le 2 priorità di Gentiloni
Ma aggiunge due priorità: il disagio del ceto medio, lavoratori dipendenti e partite Iva, la necessità di fare ancora di più per il Sud. Temi che affida a Claudio De Vincenti, ministro per il Mezzogiorno e per la Coesione. Continhuità con renzi anche nel rapporto con l'Europa: «Non è accettabile che passi di fatto un principio di un'Europa troppo severa su alcuni aspetti delle sue politiche di austerity e troppo tollerante nei confronti di Paesi che non accettano di condividere le responsabilità comuni sull'immigrazione».

Dialogo e tempistiche
Quanto al tempo che il suo governo avrà per affrontare queste tematiche, Gentiloni spiega: «Lascio alla dialettica tra le forze politiche il dibattito sulla durata» del governo. «Per quanto mi riguarda, io mi attengo alla Costituzione: il governo dura fin quando ha la fiducia del Parlamento». E al confronto tra le forze parlamentari Gentiloni lascia anche il tema della legge elettorale, con la «necessaria armonizzazione della legge tra Camera e Senato», su cui il governo «non sarà attore protagonista». Perchè «spetta a voi - dice ai deputati - la responsabilità di promuovere e trovare intese efficaci. Il governo non starà alla finestra, cercherà di accompagnare, sollecitare. Una sollecitudine che non deriva dalle considerazioni sulla durata dell'esecutivo ma dalla consapevolezza che il sistema ha bisogno di regole certe».

Economia
Diversi passaggi del discorso programmatico affrontano infine il tema dell'economia. Innanzitutto, i possibili rischi del sistema bancario che «è nel suo complesso solido», ma il governo è comunque «pronto a intervenire per garantire gli istituti bancari e i risparmiatori» laddove necessario. Così come è «forte» l'intera economia italiana, che «non è aperta alle scorribande» e che «ha smentito in modo molto chiaro le profezie di apocalissi che qualcuno aveva fatto in caso di questo o quell'esito del referendum». Certo serve più crescita: «Il governo sosterrà la ripresa che gradualmente, troppo lentamente, si sta manifestando nel nostro Paese», puntando su piano Industria 4.0 e infrastrutture. E soprattutto sul Sud, da dove può venire «la spinta più forte per la nostra economia».