18 aprile 2024
Aggiornato 22:30
Ancora scontro in casa dem

Direzione Pd, Renzi rimanda modifiche Italicum a dopo referendum. Cuperlo: Prima, o voto No e mi dimetto

Ancora tensione in casa dem. Matteo Renzi ha aperto a modifiche sull'Italicum, ma rimandando la discussione a dopo il referendum. E la minoranza Pd commenta: «Tutta fuffa»

ROMA - L'intervento del premier e segretario Matteo Renzi alla direzione Pd è stato relativamente breve, durato circa mezz'ora. Il presidente del Consiglio ha ripercorso l'operato del governo, rivendicato che nel Pd le decisioni vengono prese «democraticamente» e non nei «caminetti dei big» di veltroniana memoria. Il Segretario sapeva di avere davanti un partito spaccato, sull'orlo della crisi irreversibile, e ha tentato di scongiurare il peggio. 

Legge elettorale non un alibi
Quindi, pur ribadendo il giudizio molto positivo sull'Italicum, ha aperto alla discussione sia sulla legge elettorale per il Senato, sia sulla modifica della legge elettorale per la Camera. Ma ha avvertito: "Se qualcuno vuole utilizzare la legge elettorale come un alibi sappia che noi vogliamo smontare tutti gli alibi». E ha puntualizzato: «Assurdo parlare di deriva autoritaria».

Scontro permanente
Il clima nel Pd, ha detto Renzi, è da «scontro permanente», un clima che dura da quando è Segretario. "Fuori da qui lo scontro è ancora più forte, c'è l'insulto e la contestazione nei confronti dell'altro», osserva il premier. «Questa direzione è stata preceduta da un appello all'unità e poi il giorno prima ha visto una girandola di interviste» in cui già si dava per scontata la rottura, ha sottolineato Renzi.

Italicum non dirimente
La posizione del premier è dunque chiara: «la legge elettorale non è un punto dirimente, ma essendo la riforma costituzionale più importante per il Paese il mio compito è trovare le ragioni per un punto d'incontro. Lo faccio non perchè penso che la legge elettorale sia un errore». Ma niente scuse per aver imposto la fiducia sull'Italicum: «siamo alle allucinazioni», ha detto. 

La proposta di Renzi
Così, Renzi si è impegnato a presentare la proposta di Chiti e Fornaro (quest'ultimo senatore della minoranza) come testo base per la legge di elezione dei senatori dopo la riforma costituzionale. E ha spiegato: «Al Senato oggi non è presentabile alcun testo per l'orientamento della presidenza sulle modalità di elezione dei senatori, finchè non è approvata la riforma. C'è però la proposta di Vannino Chiti e di Fornaro. Sono pronto a presentare questo testo base per la discussione, come segno di disponibilità». I tempi di discussione dell'Italicum, inoltre, devono essere certi: non, dunque, durante la campagna del referendum, ma «subito dopo».

Chi ha ucciso il Pd
Quanto poi alla crisi del partito, Renzi ha dichiarato che «da 18 anni ci chiediamo chi ha ammazzato il centrosinistra e l'Ulivo, vorrei non passare i prossimi 18 anni a discutere su chi ha deciso di chiudere l'esperienza del Pd e l'esperienza di governo riformatore, i militanti non lo meritano». Parole dure, dunque, che non sembra migliorare il clima di tensione. Alimentato, peraltro, dal fatto che la proposta di Renzi non sembra aver ottenuto il plauso della minoranza. Addirittura, esponenti della minoranza Pd, contattati dall'agenzia Dire, avrebbero bollato la proposta di Renzi con l'inequivocabile espressione «Tutta fuffa». «Renzi rinvia a dopo il referendum, non prende impegni su niente, non dice una parola sul merito», spiegano dalla minoranza dem.

Il passo di Renzi e quello di Cuperlo
L'esponente della minoranza Pd Gianni Cuperlo ha però riconosciuto che, da parte di Renzi, un passo è stato fatto. «La via che hai indicato qui - ha detto rivolto al premier - si è come arrestata a metà del sentiero. Ma è un segnale che io voglio cogliere. Io penso sia giusto andare a vedere la sostanza delle parole che sono state pronunciate qui». Cuperlo ha aggiunto che il «Pd ha investito molto sull'Italicum. Ed oggi il Pd deve avere una sua proposta e deve metterla in campo. E non può essere solo una proposta di metodo e un rinvio. Perchè la legge elettorale non è un alibi, è la convinzione di un incrocio» tra riforme e legge elettorale «che non può funzionare. Abbiamo fatto un passo sul sentiero ma è solo un passo. E chiedo che il passo sia molto più convinto e convincente: una proposta che non può essere rinviata al dopo».

Niente svolta
Certo, a suo avviso «la manovra non annuncia la svolta che servirebbe. L'idea di bloccare per altri due mesi il Paese per il referendum su una riforma che non avrà impatto diretto sui problemi, resta per me una scelta incomprensibile». A suo avviso, sono anche "incomprensibili i toni di una campagna che sta alimentando una frattura. Trovo sbagliato stressare in questo modo la nostra società», ha aggiunto. Resta il fatto che questa è l'unica strada aperta al momento. Ma su un punto non demorde: «Sia fatto prima del 4 dicembre, oppure voto No e Matteo ti dico ‘stai sereno‘ perché un minuto dopo, comunicherò le dimissioni alla presidente della Camera». Renzi avvisato...