29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
La risposta dell'esponente del Pd

D'Alema: Al referendum voterò «no», come nel 2006

Massimo D'Alema si espone e dice che al referendum per la riforma costituzionale di ottobre voterà «no». Le ragioni sono quelle del «no» al quesito del 2006: «Nessuna crisi di sistema, errore di Renzi personalizzare»

ROMA - Al referendum di ottobre «voterò no. Troverò il modo di spiegare le ragioni di merito». Lo ha dichiarato Massimo D'Alema, intervistato dal Corriere della sera. Parole pesanti, quelle dell'esponente del Pd che rischiano di creare altro caos all'interno di un partito già fortemente indebolito dalle ultime amministrative. 

Le stesse ragioni del 2006
Ragioni che «non sono molto diverse da quelle per cui votai no, nel 2006, alla riforma di Berlusconi. Che per certi aspetti era fatta meglio». Se vince il no si apre una crisi di sistema, è la tesi dei fautori del sì. «E perché? Quando fu bocciata la riforma Berlusconi non si aprì alcuna crisi», replica l'ex presidente del Consiglio. «Non ho mai sostenuto - spiega - che Renzi debba dimettersi. Certo, se lui insistesse, si dovrebbe costituire un nuovo governo, dato che servirebbe una nuova legge elettorale: votare per la Camera con un sistema ultramaggioritario e per il Senato con il proporzionale puro sarebbe una follia».

L'errore della personalizzazione del referendum
A giudizio di D'Alema «è stato un gravissimo errore personalizzare in chiave plebiscitaria il referendum, che dovrebbe essere un pronunciamento dei cittadini libero da qualsiasi ricatto. Costruire una campagna sulla paura può generare un effetto controproducente, inasprire l'irritazione già evidente degli elettori. Inviterei Renzi a dire che resta comunque; proprio come dopo la sconfitta alle amministrative».

Italicum incostituzionale
L'Italicum è incostituzionale? «Secondo me sì»: non ha dubbi Massimo D'Alema, che nella sua intervista al Corriere della sera spiega: «non sono un giudice costituzionale, ma la sentenza della Corte sollevava due questioni: il diritto del cittadino di scegliere il proprio rappresentante; e il carattere distorsivo del premio di maggioranza, quando è troppo grande».

Occorre un ripensamento profondo
A giudizio dell'ex presidente del Consiglio «la risposta dell'Italicum è molto parziale e deludente. I sistemi ultramaggioritari funzionano quando i poli sono due. Ma quando sono tre, o quattro, perché nessuno può escludere che nasca un polo alla sinistra di Renzi, il ballottaggio diventa una roulette in cui una forza che al primo turno ha preso il 25% si ritrova con la maggioranza assoluta dei parlamentari; per giunta scelti dal capo. Occorre un ripensamento profondo di questo sistema», conclude D'Alema.