24 aprile 2024
Aggiornato 07:00
L'Italia chiede il rientro del marò

Marò, all'Aja si decide il futuro di Girone: rischia altri 4 anni di attesa

Questa mattina si è aperta presso la Corte permanente di arbitrato dell'Aia la prima udienza della causa tra Italia e India sui due fucilieri di Marina accusati da Nuova Delhi di aver ucciso nel 2012 due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala

L'AJA - Questa mattina si è aperta presso la Corte permanente di arbitrato dell'Aia la prima udienza della causa tra Italia e India sul «caso marò», i due fucilieri di Marina accusati da Nuova Delhi di aver ucciso nel 2012 due pescatori indiani al largo delle coste del Kerala, mentre si trovavano a bordo di una petroliera in missione anti-pirateria. Nell'udienza di oggi e domani l'Italia chiede al collegio arbitrale, presieduto dal russo Vladimir Golitsyn, di consentire il rientro in Italia di Salvatore Girone, che si trova da tempo nell'ambasciata italiana di Nuova Delhi, fino alla fine del procedimento arbitrale. L'altro marò, Massimiliano Latorre, in Italia per ristabilirsi dopo un ictus che l'ha colpito nel 2015, resterà qui grazie a una decisione del Tribunale internazionale del mare avallata dalla Corte suprema indiana fino alla fine dell'arbitrato.

"Girone deve tornare in Italia"
A rappresentare l'Italia nell'aula dell'Aia l'ambasciatore Francesco Azzarello, che dice: Salvatore Girone dovrebbe essere rimandato in Italia "in attesa del giudizio finale di questa Corte». Girone "è obbligato a vivere a migliaia di chilometri dal suo Paese e dalla sua famiglia, con due bambini ancora in tenera età", ha rimarcato il diplomatico, sottolineando come il fuciliere di marina "non sia stato formalmente incriminato». L'Italia "si impegna in modo solenne" a riportare i marò in Italia qualora la Corte dovesse ordinarlo, ma "un essere umano non può essere usato come una garanzia per la condotta di uno Stato".

Intanto a Bruxelles parte il vertice Ue-India
Dopo l'udienza di oggi e domani la decisione della Corte è attesa non prima di quattro settimane. Per l'arbitrato vero e proprio i tempi sono lunghi: la Corte ha dato a Italia e India almeno fino a a febbraio 2018 per la presentazione di memorie e controdeduzioni. Intanto, a Bruxelles, al vertice Ue-India il caso marò da anni al centro di un braccio di ferro violentissimo tra Roma e New Delhi sarà in primo piano. L'Italia vuole che Girone rientri in patria perché i tempi per il completamento della procedura arbitrale con l'India su a chi spetti la giurisdizione del caso marò saranno tutt'altro che rapidi. Ma l'India ha già detto che la richiesta è "inammissibile".

Questione di veti
All'India, sostengono alcuni analisti, converrebbe trovare una soluzione almeno sul ritorno di Girone in Italia in attesa della fine dell'arbitrato, per superare il veto italiano all'ingresso di New Delhi nel prestigioso club Missile Technology Control Regim (Mtcr): un accordo tra 34 Paesi per la prevenzione della proliferazione di missili in grado di trasportare armi di distruzioni di massa fondato nel 1987 e di cui l'Italia è co-fondatrice. New Delhi, dopo la bocciatura italiana dello scorso anno, ripresenterà domanda di adesione alla prossima plenaria in programma a ottobre. Intanto, la conferenza stampa finale è stata strategicamente annullata proprio su richiesta del governo indiano per evitare domande imbarazzanti.