La titanica impresa di Salvini: rinnovare la Lega
Matteo Salvini sta lavorando da tempo per guidare il suo partito verso il futuro, preparandolo alla sfida con l'altro Matteo. Anche a colpi (come direbbe l'omonimo rivale) di rottamazioni. Ma la vecchia guardia gli sta dando del filo da torcere
ROMA - La battaglia delle amministrative si avvicina, e la Lega Nord si prepara ad affrontarla. Il partito che, forte dei favorevoli sondaggi, aspira a guidare il centrodestra e a mandare a casa il governo Renzi è atteso al varco. Attesissimo anche il suo leader Matteo Salvini, che in questi mesi ha pazientemente cercato di preparare il Carroccio alla sfida con l'altro Matteo. E lo ha fatto anche a colpi (come direbbe il rivale) di tentate rottamazioni, e non senza suscitare fastidiosi mal di pancia.
Nordisti e sudisti
Perché pare proprio che, tra le file della Lega, si stia consumando un silenzioso ma sfiancante braccio di ferro: quello tra i cosiddetti «nordisti», coloro che difendono a spada tratta l'eredità rigorosamente padana del senatür Umberto Bossi, e i «sudisti», aperti a rendere la Lega più nazionale e più adatta ad essere partito di governo. In quest'ultima area, dunque, si collocherebbe l'esperimento di «Noi con Salvini», che però stenta a decollare per le varie resistenze interne. Al centro dello scontro, quel famigerato art.1 dello Statuto che ancora esorta all'indipendenza della Padania. Le voci a proposito di un suo futuro affossamento, negli ultimi tempi, si sono fatti insistenti; lo stesso segretario federale dichiarava di voler «guardare avanti», pur volendo salvaguardare i valori originari su cui il Carroccio è stato fondato. Ma la retroguardia di ferro capeggiata da Bossi e Maroni non è mai parsa entusiasta della prospettiva di mettere definitivamente in cantina lo slogan «Prima il Nord», a favore del più rassicurante «Prima gli italiani». E non è un caso che il congresso federale che avrebbe dovuto discutere la questione continui a essere rimandato.
La sfida dei congressi
Questa battaglia sotterranea sembra aver trovato, nella tornata dei congressi regionali, il campo prediletto dove manifestarsi, e Salvini pare uscirne con le ossa rotte. Solo in Liguria la sua linea ha prevalso, salda nelle mani del fedelissimo Edoardo Rixi. Il caso più problematico è il Piemonte, con la fine della segreteria di Cota. Perché contro il trentenne ed ex assessore regionale salviniano Riccardo Molinari è schierata Gianna Gancia, moglie di Roberto Calderoli, che negli ultimi mesi è stato molto attivo in regione per sostenere la consorte. E a sostegno di quest'ultima si schiererebbe addirittura Gianluca Buonanno. Anche in Veneto la situazione è critica, dopo il commissariamento della Liga di Flavio Tosi. A succedergli sarà infatti l’ex sindaco di Vittorio Veneto Gianantonio Da Re, sessantenne, già sodale dell’ex ras di Treviso Gianpaolo Gobbo e bossiano da sempre: un uomo della vecchia guardia. Contro di lui, il salviniano Lorenzo Fontana è stato addirittura indotto dallo stesso segretario federale a fare un passo indietro. Tensioni anche in Emilia, dove poco prima di Natale il candidato del Matteo meneghino, il 24enne piacentino Matteo Rancan, è stato sconfitto al congresso dal consigliere comunale di Reggio Emilia Gianluca Vinci, che non è ostile al leader, ma è pur sempre stato un ammiratore del sindaco di Verona Tosi, di cui voleva importare il modello amministrativo nella sua regione. E quanto alla Lombardia, già andata a congresso a novembre del 2015, l’ha spuntata sul salviniano Romeo Paolo Grimoldi, vecchia conoscenza di Salvini dai tempi dei Giovani padani. Si mormora che con il segretario federale esista una vecchia rivalità, e che gli uomini di Maroni già segretamente pensino a lui come all'eventuale successore dell'attuale leader.
Quanto è difficile rottamare
Sottofondo a tutto ciò sarebbe la battaglia tra la vecchia guardia del partito e le nuove leve salviniane, decise a portare un vento di cambiamento per consentire al Carroccio di proporsi come reale alternativa a Renzi. Per farlo, Salvini è certo che sia necessario prendere decisioni anche coraggiose: «guardare avanti», come dice lui, che poi, in fondo, è un altro modo per dire «rottamare». E su questo, forse, il Matteo fiorentino e quello milanese non sono poi così distanti.
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