31 luglio 2025
Aggiornato 01:30
Il premier su Ue, migranti, economia, scuola

Renzi: «Ho fatto ripartire l'Italia»

Due anni fa l'Italia era ferma, «impotente» ma ora «è tornata sulla strada giusta». Lo ha affermato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, in una intervista al quotidiano tedesco «Die Welt»

ROMA - Due anni fa l'Italia era ferma, «impotente» ma ora «è tornata sulla strada giusta». Lo ha affermato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, in una intervista al quotidiano tedesco Die Welt. «Due anni fa - ha detto Renzi - l'Italia aveva subito una battuta d'arresto, era impotente. Erano gli italiani, non io, ad essere stanchi. Volevano un cambio di passo. Ho iniziato a lavorare con l'intenzione di non finire come la Grecia, ma per fare meglio della Germania. Ora l'Italia è tornata sulla strada giusta»«Berlusconi è il passato, io mi occupo del futuro», ha aggiunto Renzi.

Regole europee
L'Italia rispetterà le regole di bilancio europee, pur ritenendo un «errore» la politica di austerità, ma la Germania per tre anni «ha superato il tetto del tre per cento",  ha affermato il presidente del Consiglio. Con Angela Merkel, ha spiegato il premier, «c'è un buon rapporto, io stimo molto Angela, siamo molto onesti l'uno con l'altro e ci diciamo le cose», anche «quando abbiamo opinioni diverse». Tra gli elementi di divergenza c'è la politica economica europea: «Era basata sull'austerità, non sulla crescita - dice Renzi -. Per me è stato un errore. Ma fino a quando le cose stanno così io rispetterò le regole. Con un deficit del 2,2 per cento abbiamo applicato una riforma del mercato del lavoro quest'anno. Nel 2016 il debito calerà per la prima volta». Se dunque, conclude Renzi, la sua posizione dà «fastidio» alla cancelliera, il presidente del Consiglio ricorda che «la Germania per tre anni ha superato il tetto del tre per cento».

Immigrati
Nella sua e-news settimanale il premier si è anche espresso sul tema rifugiati. «E' inutile dire 'aiutiamoli a casa loro', se poi non aumentiamo i fondi per la cooperazione, non investiamo di più in Africa e non creiamo rapporti istituzionali e diplomatici più forti. E' quello che stiamo provando a fare. E pensiamo che questo sia l'unico modo per dare all'Europa un'anima. Non è solo un parametro, l'Europa».

Elezioni birmane
In merito poi alle elezioni birmane, Renzi ha scritto: «La vittoria di Aung San Suu Kyi allarga il cuore. Ma anche un pensiero carico di ammirazione per questa donna così forte che ricevendo il Nobel per la Pace usò parole bellissime sulla politica della gentilezza». Il premier ha riportato una citazione del premio Nobel: «Fra le dolcezze dell'avversità, e lasciatemi dire che non sono state numerose, ho trovato la più dolce, la più preziosa di tutte, è la lezione che ho imparato sul valore della gentilezza. Ogni gentilezza ricevuta, grande o piccola, mi ha convinta che non ce ne sarà mai abbastanza nel nostro mondo. Essere gentili significa rispondere con sensibilità e calore umano alle speranze e ai bisogni del prossimo. Perfino il più piccolo gesto di gentilezza può illuminare un cuore incattivito. La gentilezza può cambiare la vita delle persone». Ha concluso Renzi: «In bocca al lupo di vero cuore alla Birmania che verrà. Evviva la politica che non smette di sorprendere, mai».

Scuola
Oggi il premier ha anche inviato ai neo-assunti della scuola una lettera di congratulazioni. Grazie alla riforma della «Buona Scuola», ha scritto, finisce «l'ingiustificato e odioso precariato tra i docenti». Un provedimento per il quale «ci siamo presi critiche, insulti, offese, ma adesso ci siamo», «le cose sono cambiate». Con la «Buona Scuola», rivendica Renzi, «abbiamo anche messo la parola fine al modo scandaloso con cui vi hanno trattato in questi anni. Vorrei essere chiaro: abbiamo solo fatto il nostro dovere, niente di più. Lo Stato infatti aveva formato Lei e i suoi colleghi per diventare professori. Vi aveva attribuito il diritto di diventarlo. E poi vi ha lasciato per anni nel limbo. Non abbiamo fatto niente di speciale, solo il nostro dovere». «Per anni - scrive Renzi nella lettera ai docenti assunti - le Istituzioni hanno permesso che si creasse un ingiustificato e odioso precariato tra i docenti. Conosco bene la rabbia e la frustrazione che tutto ciò ha provocato in molti suoi colleghi. Non poter assicurare continuità educativa ai ragazzi, dover cambiare istituto ogni anno senza una progettualità, ricevere la lettera di licenziamento alla fine dell'anno scolastico anziché gli auguri di buone vacanze. Essere considerati pacchi postali da spedire in varie zone della provincia e attendere le convocazioni di fine agosto come un rito umiliante e angoscioso. So quanto per molti di voi tutto ciò sia stato vissuto come una profonda ingiustizia: impossibile del resto apprezzare uno Stato che rende precario il lavoro più importante, quello di insegnante».

Le cose sono cambiate
Ma ora, rivendica il premier, «le cose sono cambiate. Con la Buona Scuola abbiamo innanzitutto messo più soldi nell'educazione, più soldi per i professori, più professori per i nostri figli contro l'insopportabile filosofia delle classi pollaio. E con la Buona Scuola abbiamo anche messo la parola fine al modo scandaloso con cui vi hanno trattato in questi anni. Vorrei essere chiaro: abbiamo solo fatto il nostro dovere, niente di più. Lo Stato infatti aveva formato Lei e i suoi colleghi per diventare professori. Vi aveva attribuito il diritto di diventarlo. E poi vi ha lasciato per anni nel limbo. Non abbiamo fatto niente di speciale, solo il nostro dovere. Ma ci abbiamo messo passione, impegno, determinazione. Senza la Buona Scuola gli insegnanti sarebbero restati per anni, qualcuno per più di un decennio, precari, ostaggi di convocazioni, graduatorie, punti da conquistare con discutibili procedure»«Ci siamo presi critiche, insulti, offese, ma adesso ci siamo. Ci hanno chiesto di fermarci - ricorda Renzi - raccontando tante falsità come quella di chi diceva che le assunzioni ci sarebbero state comunque in nome di una presunta sentenza europea. Non è così, naturalmente. Se avessimo bloccato il cammino della Buona Scuola oggi saremmo tornati all'anno zero. Abbiamo fatto tesoro delle tante critiche ricevute, ma abbiamo mantenuto la parola data: Lei adesso è a tutti gli effetti un insegnante a tempo indeterminato. E' finalmente 'entrato di ruolo'. Auguri».

(Con fonte Askanews)