19 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Parla Fabio Rampelli, capogruppo di FdI-An

FdI: «Caso Marò? Un fallimento tutto italiano»

Sarebbe bastato fare ciò che chiedeva il ministro Giulio Terzi e trattenere i due fucilieri di Marina in Italia, oppure ricorrere immediatamente all'arbitrato internazionale, «prima di innescare un tira e molla informale che ha nei fatti diminuito il potere contrattuale italiano, accettando che Girone e Latorre permanessero in India fino a sentenza», afferma il capogruppo di FdI Rampelli

ROMA (askanews) - «Sul caso Marò come volevasi dimostrare... Una nazione autorevole ha di fronte a sé due strade soltanto: intervenire con la forza e la furbizia per non farsi sbeffeggiare». E' quanto dichiara in una nota il capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale, Fabio Rampelli in merito agli sviluppi della vicenda dei due marò. 

Aveva ragione Giulio Terzi
«E nel nostro caso - continua Rampelli - sarebbe bastato fare ciò che chiedeva il ministro Giulio Terzi, trattenendo i due fucilieri di Marina in Italia, oppure ricorrere immediatamente all'arbitrato internazionale, prima di innescare un tira e molla informale che ha nei fatti diminuito il potere contrattuale italiano, accettando che Girone e Latorre permanessero in India fino a sentenza. Cosa che il Tribunale di Amburgo, dopo tre anni, non poteva che confermare». 

Serve una commissione di inchiesta
«Un fallimento tutto italiano e un pasticcio - aggiunge - che il Parlamento deve affrontare con le proprie prerogative approvando la legge per l'istituzione della commissione d'inchiesta sul caso Marò, accertando le responsabilità sugli ordini sbagliati dati al Comandante della nave il giorno dei fatti, facendolo entrare nelle acque territoriali indiane e poi nel porto di Nuova Dheli, accertando gli autori delle pressioni che indussero il Capo del Governo Mario Monti e il Capo dello Stato Giorgio Napolitano a ritrattare la decisione presa sul trattenimento a Roma dei due Marò. Fatti e responsabilità su cui devono rispondere Monti, Letta e Renzi, senza se e senza ma».