27 agosto 2025
Aggiornato 23:30
Le «promesse» fiscali del Premier

Renzi: «Il PD non sarà più il partito delle tasse»

Il Presidente del Consiglio: «Ma perchè queste possano scendere è necessario, fra le altre cose, realizzare le riforme annunciate, fare in modo che scenda la curva debito/pil e che si sblocchino i cantieri delle opere pubbliche»

ROMA - In Italia si pagano troppe tasse, «è folle pagare così», e il Pd non vuole essere più il partito delle tasse. Ma perchè queste possano scendere è necessario, fra le altre cose, realizzare le riforme annunciate. In aggiunta, fare in modo che scenda la curva debito/pil e che si sblocchino i cantieri delle opere pubbliche. Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi nelle sue enews.
Sulle tasse, ha spiegato Renzi, ci sono state «molte polemiche perché ho detto che il PD non sarà mai più il partito delle tasse. Già in passato si era discusso sul principio 'le tasse sono belle'. Non voglio riaprire una discussione filosofica. La metto così. In Italia - ha ribadito il premier - paghiamo troppe tasse. È folle continuare così. La strategia è chiara: intanto combattiamo l'evasione. Se paghiamo tutti, paghiamo meno. Nel primo anno di governo la lotta all'evasione ha prodotto come risultato un lusinghiero più 7% di entrate rispetto all'anno preceente (e questa è la risposta a quelli che dicono 'Renzi non parla mai di evasione': per noi parlano i fatti, amici!)».

Renzi ha chiarito che però abbassare le tasse si può fare a tre condizioni
«La prima, la curva debito/PIL deve scendere. In soldoni - ha spiegato - il nostro debito non è drammatico come viene descritto. Abbiamo infatti ricchezza privata che è il doppio del debito pubblico (nessuno è come noi, su questo, al mondo); abbiamo una percentuale di debito estero non elevata; abbiamo un sistema previdenziale che sul medio-lungo periodo è il più sostenibile in Europa; abbiamo un surplus primario costante da anni e una spesa pubblica che sarà ancora limata ma non è più tra le peggiori d'Europa». Tuttavia, ha continuato, «il debito è ancora troppo alto. Dunque, occorre che la curva del debito/Pil torni a scendere. E questo comincerà dal 2016».
La seconda condizione, ha continuato Renzi, è che «bisogna sbloccare i cantieri. Ci sono venti miliardi di investimenti pubblici fermi». E tutto ciò per il premier «costituisce una gigantesca follia. Se da qui al 2016 riuscissimo a spendere i venti miliardi bloccati, immediatamente tutta l'economia - a cominciare dal settore dell'edilizia drammaticamente in ginocchio - ne risentirebbe positivamente».
La terza condizione è relativa al fisco. «Nel primo anno - ha ricordato il premier - abbiamo restituito 80 euro a 10 milioni di persone, partendo dunque dalle famiglie. Nel secondo anno abbiamo eliminato la componente lavoro dall'Irap, come ci chiedevano (giustamente) gli imprenditori. Nel terzo anno elimineremo tutte le tasse sulla prima casa (tasi e imu). Nel 2017, quarto anno, incideremo sull'Ires per abbassare le tasse alle imprese. Nel 2018 toccheremo scaglioni Irpef e pensioni minime».

Il PD non sarà mai più il partito delle tasse
A chi dice che «non ce la farete mai», Renzi ha ricordato quelli che ritiene essere i successi degli 80 euro, della legge elettorale, del Jobs Act, dell'Expo, dell'Alto rappresentante UE per la politica estera, del divorzio breve, della responsabilità civile dei magistrati, delle centomila assunzioni sulla scuola. «Questo ritornello ormai ci fa compagnia - ha detto - e ci porta fortuna».
«Se le riforme andranno avanti, e io ci credo - ha aggiunto - riusciremo a abbassare il debito, sbloccare i cantieri, abbassare le tasse. Il disegno è chiaro, non resta che realizzarlo! E il PD non sarà mai più il partito delle tasse. E il PD deve parlare con i cittadini, dei problemi che li riguardano. Ogni giorno leggo di trame, scenari fantasiosi, polemiche interne. Un partito ha senso solo se si occupa delle questioni dei cittadini, non delle polemiche interne dei propri dirigenti».