17 settembre 2024
Aggiornato 10:30
Psicodramma Veneto

Tosi e Moretti, i deliri estivi degli sconfitti da Zaia

Riprendersi dalla batosta elettorale subita alle ultime elezioni regionali sembra davvero difficile: il leghista pentito fonda il suo nuovo partito (di cui non sentivamo il bisogno), mentre la piddina accusa tutti tranne la vera colpevole, se stessa

ROMA – Ad essere buoni, diciamo che a farli straparlare è il caldo che impazza in queste ultime settimane, anche nel loro Veneto. Se volessimo inoculare un po' di veleno, ma anche essere più realistici, diremmo piuttosto che è stata la batosta elettorale subita alle ultime regionali da Luca Zaia. Una sconfitta che si aspettavano tutti, ma proprio tutti: tranne loro, evidentemente. Alessandra Moretti (miss 22,7%, meno della metà dei voti ottenuti dal presidente leghista) e Flavio Tosi (dal basso del suo 11,9%, addirittura una manciata di consensi in meno del candidato a 5 stelle) non sembrano essersi ancora ripresi, ad un mese e mezzo di distanza dalle urne. Per rendersene conto basta dare un'occhiata alle loro ultime uscite.

Tosi si porta sfiga da solo
Cominciamo dal leghista pentito, il sindaco di Verona, che ha appena lanciato alla Camera il suo nuovo movimento politico. Si chiama Fare e, con un ardito gioco di parole, il simbolo scelto è quello di un faro. Ecco, peggior nome per il suo partito Tosi non poteva proprio trovarlo. A sentire il verbo «fare», gli osservatori un po' più sgamati di politica ricordano solo due cose: la parola d'ordine ripetuta in modo vuoto e ossessivo da Matteo Renzi durante la sua campagna elettorale per le primarie (e immortalata da Crozza nella sua strepitosa imitazione) e il partitino meteora (sottotitolo: per fermare il declino) con cui Oscar Giannino si sarebbe voluto presentare alle politiche, salvo essere bloccato dalla roboante figuraccia della sua laurea inventata. In entrambi i casi, visti gli esiti successivi, non si può certo dire che questo nome sia foriero di grandi sfracelli. Comunque Tosi ci crede: sostiene di voler «costruire nel centrodestra un'alternativa a Renzi» con «chi ci sta». «Non pretendiamo di essere soli perché le cose si costruiscono insieme». Per ora, «chi ci sta» sono al massimo Alfano, Casini e forse Passera. Anche questi, come compagni di viaggio, non sembrano davvero dei più benauguranti, visti i precedenti.

Moretti accusa tutti
E passiamo ad Alessandra Moretti, che non sembra ancora essersi fatta una ragione della sconfitta elettorale, anche perché per correre per il Veneto aveva addirittura mollato il seggio all'Europarlamento, e ora si ritrova semplice consigliera regionale. La piddina, pochi giorni dopo il voto, si era intestata le colpe del risultato negativo. Ora sembra averci ripensato: «I nostri elettori hanno punito severamente il governo Renzi – analizza – E la mia campagna elettorale è stata completamente sbagliata: non mi hanno fatto quasi mai andare in televisione dicendo che ero sovraesposta, proprio mentre Zaia era su ogni canale. Mi sono dovuta vestire con un look castigato, da ferrotranviere. In definitiva, hanno cercato di dare un’immagine di me che non era credibile, quella non ero io». Ora, cara Alessandra, sicuramente il traino del premier non è stato dei più favorevoli, vista la sua ineffabile attività al governo del Paese. Ma tu sei pur sempre una dirigente del Pd, per giunta renziana (seppur convertita tardivamente dal bersanesimo): se ti eri accorta in anticipo del fallimento del tuo segretario, potevi anche alzare il telefono e fare due chiacchiere con lui, hai visto mai. Quando alla tua immagine, mi permetto di dubitare che sia stato il tuo abbigliamento a renderla meno «credibile». Propendo più per l'idea che sia stata la tua formidabile collezione di gaffe: dall'elogio della ceretta «Ladylike» all'appello agli anziani affinché accogliessero i profughi per arrotondare. Un ferrotranviere avrebbe certamente avuto più buonsenso.