17 agosto 2025
Aggiornato 14:00
Scosse telluriche in Campidoglio

Marino, resto fino al 2023, lo dice Nostradamus

Di Battista gli dà una settimana di vita come sindaco. Cicchitto arriva fino ad un mese. Ma Rosi Bindi propone di salvargli la poltrona mettendogli accanto una badante: con tanti saluti alla voglia di pulizia chiesta a gran voce dai romani e dalle opposizioni. Intanto il sindaco continua a sognare ad occhi aperti

ROMA- «Io non ho mai cambiato idea: sono qui per restare fino al 2023». Ecco una frase destinata a restare nella storia. L’ha pronunciata il sindaco di Roma, Ignazio Marino, mentre dentro il suo partito, e fuori, è in corso una gara a chi per primo trova il modo di restituirlo alla sua professione di chirurgo.

MARINO: RESTO FINO ALLA FINE DEL MONDO - Poiché la data del 2023 non coincide nemmeno con la scadenza di due mandati, nei palazzi della politica molti hanno interrotto l’attività frenetica nella quale da giorni sono impegnati per trovare una via d’uscita da Marino, per dedicarsi alla soluzione dell’ultima sciarada imposta ai romani da un sindaco che ostinatamente continua recitare il ruolo di Alice nel paese delle meraviglie. «Ma perché ha scelto la data del 2023? », molti hanno continuato a chiedersi per una intera mattinata. Finché è stato lo stesso deputato del Partito Democratico a risolvere l’arcano: «Marino ha affermato -sono qui per stare fino al 2023- e non si è spinto oltre perché ha letto la profezia di Nostradamus», ha rivelato l’on. Michele Anzaldi il quale, a sostegno dello svelamento del mistero, ha allegato anche un link che rimanda ad un video in cui viene spiegata per filo e per segno la profezia di Nostradamus, secondo la quale sarebbe proprio il 2023 l’anno della fine del mondo.

L’ATTACCO È LA MIGLIOR DIFESA - Insomma il sindaco di Roma sembra non temere quei messaggini del segretario del suo partito che equivalgono ad uno «stai sereno», ma arretra davanti a Nostradamus: non osa scavalcare chi si è fatto la fama di scrutare e interpretare i segni del destino. I giornalisti che seguono quotidianamente le sue vicende affermano che questa genuflessione davanti a Nostradamus sia l’unico atto di umiltà che gli si può attribuire da quando si è insediato sulla poltrona più alta del Campidoglio. D’altronde è stato lo stesso Marino, subito dopo che era stato espresso, ad avallare questo giudizio. Ecco le sue parole, pronunciate nel corso della conferenza stampa tenuta in Campidoglio per illustrare a che punto sia il risanamento dell’Ama, azienda comunale dei rifiuti e uno dei buchi neri della Capitale: «Noi abbiamo trovato Roma nelle stesse condizioni in cui Monti ha trovato il Paese prendendolo dalle mani di Silvio Berlusconi». Ci va giù pesante il sindaco. E per non smentire il detto che l’attacco è sempre la migliore difesa torna sullo scandalo di Mafia Capitale, sui debiti ereditati dalle amministrazioni precedenti e sulla gestione dell'azienda che si occupa dei rifiuti. Per il sindaco, Roma è soffocata da una «melma». Ma sarà lui stesso a liberarla dal male che l’affligge. «Qui c'erano i ladri e noi dovevamo prendere delle decisioni: fare un nuovo debito oppure fare un reset e mettere le cose a posto» ha detto senza specificare meglio. Nella palese convinzione che chi lo ascoltava desse per scontato che lui avesse scelto la seconda opzione, cioè «rimettere le cose a posto». Poi ha concluso con l’appuntamento con il fato del 2023.

DI BATTISTA: DURA UNA SETTIMANA - Ignazio Marino «durerà ancora una settimana». Alessandro Di Battista, deputato del M5S, non teme Nostradamus e fa questa controprofezia sui tempi di resistenza del sindaco di Roma. «Marino è inaffidabile –aggiunge - ma il fallimento è di Renzi e deve imputarlo solo a se stesso». Poi il deputato grillino non può fare a meno di leccarsi i baffi in vista di elezioni a breve: «Se andiamo al voto, come noi riteniamo indispensabile, arriveremo sicuramente al ballottaggio e possiamo vincere» dice Di Battista. E a via del Nazareno sanno benissimo che non è un bluff.

BINDI, MASTRO TITTA E RICHELIEU - Per il Partito Democratico, Ignazio Marino è ormai diventato una mina vagante. Quasi tutti vogliono disfarsene, ma non sanno come. Ecco allora che compare sulla scena Rosi Bindi che un giorno è Mastro Titta, il boia del Rugantino (chiedetelo a De Luca), l’altro è un Richelieu della prima, della seconda e anche della terza Repubblica. Oggi era nei panni del cardinale e si è inventata una bella soluzione: «Marino - ha sottolineato la presidente dell'Antimafia - rivendica giustamente di non essere parte del sistema e ha avuto problemi anche per questo motivo. Ha tentato di cambiare, gli va riconosciuto, la reazione è stata forte. Ora però dovrebbe riconoscere lui stesso di non avere avuto modo di rendersi conto di dove si trovava, senza invocare il fattore tempo come attenuante. Deve riflettere sull'opportunità politica delle scelte da fare che non sono dettate da responsabilità personali che Marino non ha. Non è l'onestà, è la sua capacità di controllare gli appalti che è in discussione».

UNA BADANTE PER IL SINDACO - Quindi, quale è la trovata della Bindi? La presidente dell’Antimafia pensa a «una sorta di amministrazione controllata». In cui «non si scioglie il Comune, non si manda a casa il sindaco, ma si pongono condizioni molto stringenti e si nomina una commissione di garanzia che affianchi e controlli l'amministrazione con precise competenze tecniche». Un commissariamento della politica? «Al contrario: l'amministrazione eletta democraticamente resta al suo posto e la politica viene affiancata dagli organi dello Stato. Se io fossi il sindaco di Roma – ha concluso Rosi Bindi- sarei la prima a chiederlo. Un bagno di umiltà sarebbe utile per tutti».

UNO SBERLEFFO PER L’OPPOSIZIONE - Mica male per chi nella vita è cresciuta a pane e consociativismo. La soluzione di Rosi infatti assesterebbe uno schiaffo a Renzi, che vuole le dimissioni di Marino; farebbe felice Orfini che il sindaco se lo vuole tenere altrimenti il discorso «ma come ha fatto a non vedere?» varrebbe anche per lui; metterebbe una badante in grado sterilizzare l’ Alice del campidoglio e impedirgli di fare altri guai; e nello stesso tempo farebbe un bello sberleffo alle opposizioni che rivendicano un ripulisti vero e non di facciata, lasciando Roma al Pd.

PER CHI SUONA LA CAMPANA? - Quante possibilità ci siano che sia lo stesso Ignazio Marino con un gesto generoso a liberare Roma da un incubo lo ha spiegato Fabrizio Cicchitto: «Marino ha la fortuna di vivere in un mondo tutto suo che, in modo fantasmagorico, arriva fino al 2023. Poi quando si sveglierà e passerà dal sogno all'incubo dovrà ragionare in termini di giorni, di un mese al massimo», ha detto il deputato del Nuovo centrodestra, ex portavoce di Forza Italia. Quello che nemmeno Cicchitto vede è che la sveglia sta per suonare per il sindaco di Roma, ma butterà giù dal letto anche chi oggi pensa di dormire fra sette guanciali.