12 ottobre 2025
Aggiornato 09:00
Una legge chiamata boomerang

Renzi, aiuto mi è scappato l’Italicum

L’esito dei ballottaggi e le prospettive che aprono in base alla nuova legge elettorale, voluta a tutti i costi dal presidente del Consiglio, hanno gettato nel panico il Partito Democratico. Ma il leader della sinistra non molla e minaccia i suoi dissidenti: «A settembre non assumo i precari della scuola»

ROMA - Dopo il risultato dei ballottaggi il pericolo più pericoloso per Renzi è Renzi stesso. Da ora in poi il presidente del Consiglio si dovrà infatti guardare attentamente le spalle per non soccombere sotto i colpi di quella legge, l’Italicum, che ha voluto mettendosi contro tutti. Non facendo distinzione fra avversari esterni o interni. Una legge che, pur di modellarla a suo piacimento ha finito per costringere Berlusconi al ripudio nonostante, con il patto del Nazareno, ne fosse stato uno dei padri fondatori.

UNA POLIZZA GETTATA AL VENTO - Ebbene, quell’Italicum che sembrava per Renzi una assicurazione sulla vecchiaia, ora si sta svelando come un incubo, una alchimia capace di mangiarsi il mago che l’ ha inventata. Come è successo? Semplice: il Movimento 5 stelle ha vinto tutti ballottaggi dove è stato presente in queste amministrative. Un risultato che ha portato immediatamente Gianroberto Casaleggio a Roma, per festeggiare i cinque «strike» con i parlamentari grillini che ha incontrato nello studio del vice presidente della Camera, Luigi Di Maio.

CASALEGGIO FESTEGGIA - «Parteciperemo alle prossime elezioni politiche per vincere», ha assicurato ai suoi il guru del Movimento, il quale a Renzi ha lasciato solo la possibilità di scegliere la data del voto: «Quando si andrà a votare- ha detto- dovete chiederlo al Pd».

MODELLO VENARIA - A suscitare l’euforia in casa 5 Stelle e il panico fra i renziani è stato soprattutto l’esito del comune di Venaria in Piemonte. Il movimento di Grillo aveva conquistato il ballottaggio, ma con una percentuale (circa il 17 per cento dei voti contro oltre il 38 per cento) nettamente inferiore a quella del Partito Democratico. Poi è avvenuto quello che nel Pd locale (ma anche in quello nazionale) è stato vissuto come un vero e proprio dramma: il circolo Sel di Venaria ha deciso di appoggiare Roberto Falcone, il candidato grillino, mollando quello del Pd. E’ stato un passo decisivo per ribaltare il pronostico: «Falcone ci ha dato maggiori garanzie che il territorio di Venaria non verrà aggredito dalla speculazione», hanno spiegato i militanti di Vendola.

LA MINORANZA PD PRESENTA IL CONTO - «Il Pd ha mostrato l’incapacità di attrarre nuovi consensi al momento del ballottaggio. E’ un limite che con l’Italicum rischierebbe di produrre effetti devastanti per il Pd», ha commentato con tono preoccupato il bersaniano Federico Fornaro, portando allo scoperto le nuove paure che agitano il Pd. Paure che vanno a sommarsi ai malumori manifestati in partenza dalla minoranza dissidente. «L’Italicum non l’ho condiviso e lo cambierei. Non possiamo continuare ad illuderci che i moderati non sceglieranno mai Salvini» è infatti subito partito all’attacco Gianni Cuperlo, che si prepara a dare battaglia anche sul versante del doppio incarico affidato a Renzi, di presidente del Consiglio e di segretario del partito. Chi ha buona memoria si ricorderà che quello di attaccare i capi sulla somma degli  incarichi che ricoprono è uno dei classici adottati dalle minoranze per defenestrarli. La storia ricorda che quando l’allora potentissimo De Mita cedette su questo punto, in pochi mesi fu scalzato anche da Palazzo Chigi.

RENZI PUGNO DURO - Forse memore di questi precedenti Matteo Renzi si è affrettato a nominare capogruppo alla Camera, il fedelissimo Ettore Rosato, che prende il posto del dissidente dimissionario Roberto Speranza. E’ uno dei tanti segnali di forza interni che il presidente del Consiglio ha voluto dare dopo il flop elettorale. E tanto per non perdere l’abitudine, nelle stesso ore ha lanciato anche un siluro al sindaco di Roma, Ignazio Marino: «Se torna il Renzi numero uno, al posto di Marino non mi sentirei tranquillo», ha sibilato in una intervista alla Stampa. E’ facile immaginare che le sue parole siano state prese come un lascia passare dalle opposizioni che da giorni stanno chiedendo al sindaco di Roma di sloggiare dal Campidoglio. E così è stato, con la mozione di sfiducia del 5 Stelle già pronta per essere depositata

IL RITORNO DI «STAI SERENO» - «Matteo ha detto «tranquillo» , non «sereno»», è stata la battuta con la quale Matteo Orfini ha cercato di rassicurare il sindaco di Roma. La battuta, con il riferimento al noto «stai sereno» rivolto a Enrico Letta, per un attimo ha riportato il sorriso in casa del Pd.

E I PRECARI RESTANO PRECARI - Ma a fare ricadere in via del Nazareno un clima da guerra finale ci ha poi pensato lo stesso presidente del Consiglio, che dalle poltrone di Porta a porta ha inviato all’indirizzo della sua minoranza, che lo sta aspettando al varco sulla riforma della scuola in Senato, questa bomba all’indrogeno: «Temo che le scelte che ha fatto l'opposizione di bloccare la discussione, fa sì che fisiologicamente le assunzioni dei precari non si possano fare per settembre. Quest'anno con tremila emendamenti mi pare difficile che si assumano... Si andrà al prossimo anno», ha spiegato Renzi, respingendo la possibilità di stralciare il tema delle assunzioni per approvarlo prima della riforma della scuola: «Non è che li assumo e non faccio la riforma, perché la scuola non è un assumificio...» ha aggiunto.

LA DESTRA RINGRAZIA - Sembra di capire che l’esito dei ballottaggi sarà il punto di partenza dal quale ripartire per riprendere la resa dei conti in casa Pd. E a questo punto al centrodestra non resterà che fare attenzione a non fare passi maldestri. Al resto ci penserà, come tante volte in passato, la sinistra: nella sua storia, trascorsa e recente, ha ampiamente dimostrato di poter stracciare chiunque nel campionato mondiale dell’autodistruzione.