24 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Sciopero scuola

Sel Lazio: in piazza contro la Buona Scuola di Renzi

Gino De Paolis e Marta Bonafoni, Capogruppo e Consigliera Sel alla Regione Lazio e Giancarlo Torricelli, Coordinatore del partito regionale dichiarano che il progetto della riforma della Scuola proposto dal premier Matteo Renzi preoccupa non poco, soprattutto in merito a questioni rilevanti, come quella dei precari o il ruolo del dirigente scolastico.

ROMA (askanews) - «Il progetto di riforma della scuola voluto da Renzi ci preoccupa molto, soprattutto per alcune questioni che riteniamo di primaria importanza: pensiamo alla questione dei precari, che il governo può e deve affrontare in modo pragmatico e risolutivo; pensiamo al ruolo del dirigente scolastico e quindi alla novità della chiamata diretta degli insegnanti, che mina profondamente il principio costituzionale della libertà di insegnamento; pensiamo alle risorse, che sono sempre più ridotte e che di fatto depotenziano il mondo della scuola e in generale indebolisce nel nostro paese il campo dei saperi e della conoscenza»

Un approccio sbagliato
A dichiararlo sono Gino De Paolis e Marta Bonafoni, Capogruppo e Consigliera Sel alla Regione Lazio e Giancarlo Torricelli, Coordinatore del partito regionale. «Proprio in tema di risorse ci preoccupa profondamente l'approccio che il Governo vuole avere nel trasformare il nostro sistema educativo: la direzione intrapresa dalla Buona Scuola è infatti quella di una sempre maggiore interferenza di sponsor privati che si unisce alla richiesta di maggiore contribuzione basata sul reddito da parte delle famiglie. Un processo che inevitabilmente condurrà il paese verso una divaricazione tra scuole di lusso e per ricchi nei quartieri bene delle città e quelle più povere nei quartieri, già oggi, in forte difficoltà sul piano sociale».

Riforma punta ad aziendalizzazione della scuola
«La riforma, così com'è, rappresenta - spiegano gli esponenti di Sel - la rinuncia ad sistema scolastico inteso come strumento per superare le disuguaglianze, per favorirne uno che punta sull'aziendalizzazione e sulla trasformazione della scuola a propaggine del mercato. E' per questo che domani ci uniamo a chi sarà in piazza per esprimere il proprio dissenso e chiediamo con forza che si riapra una discussione, la più ampia possibile, che tenga conto delle voci del mondo della scuola e delle sue rappresentanze. Vogliamo una riforma che sia frutto di partecipazione e insieme investimento sul futuro» concludono.