26 aprile 2024
Aggiornato 00:30
Il caso di Ostuni utilizzato a proprio favore da maggioranza e opposizione

Il valzer della politica sull'ennesimo crollo in una scuola

Tante, le considerazioni che potrebbero farsi sul crollo nella scuola di Ostuni. Tra queste, ci si può soffermare sull'immancabile valzer degli indignati commenti usciti dai palazzi del potere su quanto accaduto. Che dimostrano come un episodio come questo possa essere facilmente ed efficacemente sfruttato per una causa politica ed esattamente per quella opposta.

ROMA - Crolla l'intonaco del soffitto in una scuola elementare di Ostuni, lasciando, per fortuna lievemente, feriti due bambini. Sarebbero numerose le considerazioni da fare: dall'assurdità del fatto che, in una scuola e per di più pubblica, si rischi la vita, all'inquietante dato secondo cui ben il 70% delle scuole italiane hanno più di 30 anni, e necessitano con urgenza di essere messe a norma. Quello su cui, però, ci si può anche soffermare è la bizzarra circostanza per cui ogni evento di cronaca, oltre a scatenare l'immancabile e tutto italiano valzer di commenti politici, possa essere facilmente sfruttato per una causa politica ed esattamente per quella opposta.

Le opposizioni: tutta colpa di Renzi e della sua scuola tutt'altro che buona
In questo caso: ennesimo crollo in una scuola pubblica, episodio che denuncia la tragica mancanza di sicurezza in edifici in cui la sicurezza dovrebbe essere la priorità assoluta. Sembra servita su un piatto d'argento, per le opposizioni al governo, l'occasione di attaccare il premier, che si era presentato pubblicamente affermando in pompa magna: «Ri-partiamo dalla scuola». Oltretutto, il titolo programmatico degli interventi del governo sull'istruzione - «La Buona Scuola», appunto - presta il fianco anche troppo facilmente a una larga gamma di ironie, basate sull'ossimoro e sul paradosso, soprattutto in casi come questo. Così, non si sono fatte attendere le dichiarazioni al vetriolo degli anti-renziani:  "Crollo scuola Ostuni episodio vergognoso. Chi ha verificato correttezza lavoro eseguiti? Questa è #labuonascuola del Governo Renzi?», ha cinguettato Barbara Saltamartini, deputata della Lega-Noi con Salvini. Le parlamentari di Forza Italia Centemero e Savino, poi, non hanno mancato di sottolineare come, a differenza dei tronfi annunci del premier, le scuole italiane continuino a rimanere luoghi poco sicuri. Mara Carfagna ha tuonato contro l'assottigliamento dei fondi destinati dal governo all'edilizia scolastica, accusando l'esecutivo di «negligenza» e il suo Capo di essere solo «un abile prestigiatore». Dal canto loro, i Cinque Stelle hanno denunciato che «Il tempo degli spot di Renzi sulla scuola è giunto da un pezzo al capolinea e la sua propaganda sta miseramente naufragando sotto i colpi della realtà», mentre Beppe Grillo inscriveva l'episodio in un più generale, infausto panorama: «Crollato il pilone in Sicilia, crollata una strada in Sardegna, oggi crolla il soffitto di una scuola sulla testa dei bambini che facevano lezione. Crolla tutto ma aumentano le tasse». Della serie: crolla la scuola? Governo ladro.

Il governo: per fortuna che è arrivato Matteo
Era facilmente prevedibile che la vicenda sarebbe potuta ritorcersi contro a Renzi. Eppure, l'episodio è stato abilmente utilizzato anche per l'obiettivo esattamente opposto: dimostrare, cioè, che gli interventi del governo sulla scuola arrivano in maniera provvidenziale esattamente al momento giusto, a rimediare a decenni di lassismo e negligenza. Lo stesso Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha infatti affermato prontamente che la vicenda «E' l'ennesima riprova che tutto quello che stiamo facendo sul piano sull'edilizia scolastica è necessario. Grazie ai 40 milioni di euro assegnati con la 'buona scuola', stiamo avviando il controllo sistematico dei controsoffitti e degli intonaci in tutte le scuole italiane, e soprattutto fra pochissimo sarà pronta l'anagrafe dell'edilizia che ci darà una radiografia completa». Non è finita: il senatore Pd Andrea Marcucci ha sottolineato vittoriosamente come Renzi, il tema dell'edilizia scolastica, lo abbia ri-trasformato «in priorità»  "fin da marzo scorso, [...] tornando ad investire risorse importanti". E dunque: crolla la scuola? Per citare il famoso predecessore, «meno male che Renzi c'è».

Al di là delle chiacchiere
Quello che lascia l'amaro in bocca, di certo, è che mentre i politici parlano, e gareggiano nel riutilizzare la vicenda a proprio vantaggio o a svantaggio dell'avversario, le scuole pubbliche continuano a crollare, e l'edilizia scolastica fa acqua da tutte le parti. Per citare solo gli episodi più recenti, a febbraio, in una scuola di Pescara il distaccamento del solaio ha causato tre feriti; nello stesso mese, gli studenti dell'Istituto Socrate alla Garbatella denunciavano le infiltrazioni di acqua e il crollo dei controsoffitti della propria scuola; a novembre, l'indagine «Ecosistema Scuola» di Legambiente, studiando le strutture e i servizi della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado di 94 capoluoghi di provincia, ha rilevato che più di 41mila edifici scolastici hanno bisogno di interventi di riqualificazione e messa in sicurezza. I dati sono a dir poco allarmanti: il 58% delle scuole è stato costruito prima dell'entrata in vigore della normativa antisismica del 1974. Il 32,5% necessita di interventi urgenti di manutenzione. Il 9,8% degli edifici si trova in aree a rischio idrogeologico, il 41,2% in aree a rischio sismico e l’8,4% a rischio vulcanico. Sono solo il 30,9% gli edifici dotati dei certificati essenziali come quello della prevenzione incendi, mentre un misero 22,2% sono le scuole dove è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica. Un panorama, certamente, di cui andare poco fieri - per usare un eufemismo -. E davanti al quale bisognerebbe pretendere, da parte della politica, molti meno post, cinguettii, riflessioni, accuse, speculazioni. E più azioni concrete.