28 marzo 2024
Aggiornato 09:30
Dal M5s perplessità sulla nuova poltrona

Delrio, neoministro in nome della trasparenza

Ha prestato giuramento al Quirinale ed è arrivato alla sede di Porta Pia in bicicletta, il neoministro alle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio. La scelta del premier Matteo Renzi è arrivata nella giornata di ieri e ha visto anche il plauso del ministro uscente Maurizio Lupi. Dal M5s si alzano voci di protesta: «Dubbi su Delrio»

ROMA - Graziano Delrio ha preso la poltrona di Maurizio Lupi. Il neo ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha prestato giuramento al Quirinale ed la sua nomina è stata annunciata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi in occasione del Consiglio dei Minsitri. «Buon lavoro a Graziano Delrio, amico vero e prezioso compagno di strada», cinguetta in un tweet il premier dopo il giuramento del suo nuovo ministro.

CAMBIO DI POLTRONA - «Le opere non sono né grandi né piccole ma utili quando sono utili per la comunità». Un annuncio importante quello di Delrio, che durante un incontro su scuola e sport nella mattinata di ieri, da futuro ministro sottolineava l'intenzione forte di cambiare rotta rispetto al passato. L'allusione è naturalmente rivolta al suo predecessore, il ciellino Maurizio Lupi, dimessosi dalla carica ministeriali in seguito all'arresto per tangenti dello stretto e fidato collaboratore Ettore Incalza. Delrio è dunque intenzionato a cambiare strada e a scegliere quella della trasparenza e dell'efficienza? Pare che l'idea sia quella. Il neoministro, arrivato in bicicletta nella sede di Porta Pia, ha esordito dicendo che «con un lavoro paziente ma serio metteremo in fila tutte le cose. Noi dobbiamo fare le cose cominciate e portarle a termine». Riprendere da dove si è interrotto il ministero precedente, perché, spiega Delrio è importante portare a termine i lavori iniziati: «Come quando si fa un lavoro a casa: nessuno inizia a riparare la cucina e poi la lascia a metà, guarda come vengono eseguiti i lavori, li controlla, fa in modo che i preventivi corrispondano alla spesa finale. Io farò così, come ho sempre fatto anche da sindaco».

PAROLA D'ORDINE TRASPARENZA - Parola d'ordine, dunque, è trasparenza. «Noi dobbiamo lavorare per fare un ragionamento molto trasparente su tutte le cose, per prendere delle decisioni molto condivise, i cui elementi siano a conoscenza di tutti», continua il ministro appena eletto. E pesano come piombo le parole del ministro, proprio all'indomani del giro di tangenti che ha investito il mondo della politica negli ultimi giorni. Un anno nero, per la corruzione: dal Mose di Venezia all'Expo 2015 di Milano, passando per Mafia Capitale e la Tav in Val di Susa, per arrivare alle vicende che hanno segnato il ministero Lupi e le ultimissime notizie di Ischia. La corruzione è un cancro ed è forse, per eccellenza, il cancro italiano. Le mazzette fanno gola e la politica ne è ghiotta. A soffrire maggiormente della malattia è sicuramente il settore infrastrutturale: è un continuo «commissionare la giacca per rubarne i bottoni» e a dimostrarlo sono state tutte le pecche delle grandi opere sopra elencate.

IL CANCRO DELLA CORRUZIONE - Ciò vuol dire che le grandi opere in Italia sempre più spesso si fanno mangiatoia di denaro pubblico. Sempre più spesso non sono causa di corruzione, ma conseguenza: nascono per diventare pozzo a cui attingere. Il nuovo ministro dovrà quindi soppesare attentamente, d'ora in avanti, le opere pubbliche cui dare l'ok. A dare man forte alla scelta di trasparenza di Delrio arriva il colloquio con il presidente dell'Autorità anticorruzione Raffaele Cantone, «con cui lavoreremo a strettissimo contatto, su Expo, sul Mose, su tutte le grandi opere italiane», conferma il neoministro.

IL DISACCORDO DI M5S - Se anche l'ex ministro Lupi plaude alla scelta di Renzi, il cambio di poltrona non piace a tutta la politica. Dal Movimento 5 Stelle si levano, infatti, diverse voci in forte disaccordo con la decisione del premier. Il deputato Sibilia attacca ancora un Renzi «uomo solo al comando», che decide tutto per tutti, «cambiano le poltrone – dice Sibilia –, non il metodo Renzi che ormai decide tutto e per tutti. Altro che democrazia»; sul blog di Grillo compare, nel frattempo, la prima sfida del neoministro delle Infrastrutture che arriverà mercoledì in Aula alla Camera con la votazione della mozione sul ritiro del progetto preliminare della Orte-Mestre, «un'opera inutile», tuonano i membri della Commissione Trasporti del Movimento 5 Stelle. Tra le dichiarazioni grilline avverse a Delrio e alla scelta di Renzi, si distingue il post pubblica su facebook della deputata Maria Edera Spadoni.

I DUBBI SU DELRIO - Parla da cittadina di Reggio Emilia, la Spadoni. Quella Reggio Emilia che per dieci anni è stata amministrata proprio dal sindaco Graziano Delrio. Per la deputata quella di Delrio sarebbe tutt'altro che una posizione trasparente. La Spadoni denuncia il passato da sindaco dell'attuale ministro, in relazione in particolare all'inchiesta Aemilia, che ha scombussolato l'assetto politico ed economico della regione: Delrio, scrive la Spadoni, «quello che nel 2011 ha organizzato l’incontro tra alcuni esponenti della comunità cutrese reggiana e il prefetto Antonella De Miro, che da alcuni mesi aveva iniziato a colpire con provvedimenti interdittivi antimafia le imprese considerate infiltrate dalla ‘ndrangheta, spiegando che li aveva accompagnati affinché «il prefetto potesse spiegare le ragioni delle interdittive». Così racconta ai PM quando lo sentono, non come indagato ma come persona informata sui fatti nel 2012 nell’ambito dell’operazione Aemilia che avrebbe portato quest’anno a 117 arresti». E continua, ancora, la deputata: «Delrio non sapeva, non era a conoscenza, non immaginava…Delrio che non si ricorda neanche i nomi di imprenditori che aveva accompagnato dal prefetto. anzi qualcuno sì: sicuramente c’era l’allora consigliere Pd Salvatore Scarpino. Poi, ma senza certezza, Delrio fa il nome di Antonio Olivo, altro consigliere comunale del Pd. E ancora cita, ma anche in questo caso senza sicurezza, Rocco Gualtieri, consigliere comunale del Pdl. Gualtieri era tra i presenti all’ormai famosa cena organizzata dalla comunità calabrese al ristorante «Antichi Sapori», durante la quale i il capogruppo Pdl in Provincia Giuseppe Pagliani, poi arrestato nell’operazione Aemilia e successivamente rilasciato, incontrò personaggi indicati come capi della organizzazione mafiosa». L'accusa a Delrio è di aver «sottovalutato la criminalità organizzata» in Emilia Romagna e ora si ritrova a ricoprire una carica importante: «Lì si gestiscono le Grandi Opere, gli appalti, il cemento e le costruzioni. Delrio è politicamente inadeguato a ricoprire quel ruolo», conclude la deputata.