Pesco: «Si faccia luce sulle molte ombre del dl Banche popolari»
Il Movimento 5 Stelle ha presentato alla Camera l'intenzione di avviare lo svolgimento di un'indagine conoscitiva volta a fare chiarezza sulle numerose falle presenti nel decreto legge Banche popolari, quello volto a mutare le banche cooperative in Spa.
ROMA - «Ci sono molte ombre su questo decreto, ombre che non sono state sviscerate durante la discussione parlamentare e che ci hanno portato a decidere di chiedere la costituzione di una Commissione affinché venga fatta luce e si faccia un'indagine conoscitiva su fatti che lasciano ancora molti dubbi». Daniele Pesco e Alessio Villarosa, deputati del Movimento 5 Stelle, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, hanno annunciato l'intenzione di avviare un'indagine conoscitiva in merito al nodo delicato del dl banche popolari, comunicato nei giorni scorsi dal governo Renzi.
LA SOGLIA DEGLI OTTO MILIARDI - Rivolgendosi al presidente della Commissione Finanze, Daniele Capezzone, il Movimento 5 Stelle si propone di fare chiarezza riguardo diversi punti poco definiti relativi al decreto legge. Innanzitutto la scelta del limite patrimoniale previsto per l'obbligo di trasformazione delle banche popolari in Spa pari a otto miliardi. «Questa soglia degli otto miliardi – spiega Pesco – con la quale verranno discriminate le banche popolari che sono al di sopra, le quali verranno obbligate all'immissione sul mercato, diventando obbligatoriamente delle Spa, ci lascia molto perplessi. Soprattutto perché non si comprende da quali fattori scaturisca questa soglia. Sappiamo che sono dieci le banche popolari che sono al di sopra di questa soglia, la prima, guarda caso è proprio Banca Etruria con dodici miliardi di attivi. Una banca che in questi anni ha avuto seri problemi sia a livello finanziario che commerciale, infatti abbiamo visto il titolo scendere a dei minimi abissali e poi avere un balzo in alto proprio nel giorno di approvazione del decreto da parte del governo».
IL BLUFF FACILITAZIONE DEL CREDITO - Le perplessità sollevate dal Movimento 5 Stelle, però, non si fermano alla questione della soglia degli otto miliardi. Riguardo, infatti, «la facilità con la quale il credito potrà essere erogato, secondo noi – continua il deputato M5s – non ci sarà nessuna facilitazione del credito, ma avverrà il contrario. Se queste banche popolari diventeranno delle banche commerciali e delle Spa, secondo noi il trend del credito si avvicinerà a quello delle banche commerciali e quindi sarà inferiore rispetto a quello che le banche popolari hanno fatto negli ultimi anni. Cioè sono riuscite ad erogare più credito a famiglie e imprese rispetto alle banche commerciali. Quindi in questo caso ci chiediamo il perché e, soprattutto, che cosa succederà dopo», continua il deputato pentastellato.
L'ANALISI AQR - Secondo Daniele Pesco, la decisione del governo presenterebbe altre falle. «Un elemento fondamentale da cui è dipesa la scelta del governo – continua il deputato – sarebbe quella dei risultati dell'Asset Quality Review, ossia l'analisi condotta dalla Banca Centrale europea per riuscire a capire se le nostre più grandi istituzioni bancarie sono effettivamente capaci di poter sostenere il mercato del credito. Sappiamo benissimo che le nostre banche popolari sono state delle sorvegliate in modo speciale, ma alla fine sono riuscite a recuperare attraverso i loro soci i capitali necessari per riuscire ad essere dellebanche valide. Purtroppo in Commissione ma anche in Aula ci viene detto che sì, le banche popolari ce l'hanno fatta, ma non vi è sicurezza per il futuro che riusciranno ancora a farlo. Questo, però, secondo noi, non può essere considerato un elemento oggettivo che possa discriminare queste banche in tal modo e che le costringa ad andare sul mercato e a diventare delle Spa».
LA MAGISTRATURA INDAGHI - E continua, ancora, Pesco: «Il voto capitario è un'istituzione assolutamente democratica e va rispettata. Noi siamo dell'opinione che se la gestione delle banche popolari ha delle pecche così come le hanno anche le banche commerciali, bisogna intervenire là, nella normativa delle banche e riuscire a capire se ci sono degli elementi per migliorare, appunto, la capacità della banca di governarsi in modo corretto nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini, di tutti i risparmiatori. Di fatti incresciosi ce ne sono stati molti: la magistratura e anche la Banca d'Italia dovrebbero impegnarsi di più per riuscire a scovare tutti quei meccanismi che si sono incancreniti negli anni e che hanno portato le casse di molte banche ad essere depauperate», spiega Pesco.
NON SOLO M5S - In conclusione, il deputato del Movimento 5 Stelle, esprime forte soddisfazione per l'eco che il progetto proposto sta avendo: «Noi siamo contenti che in questo momento stiamo riuscendo a coinvolgere molte associazioni di soci di banche popolari che stanno presentando delle petizioni. Siamo contenti di essere riusciti a raggiungere e a riportare la voce di molti studiosi, come il professor Becchetti che qui rappresenta un gruppo di studiosi che hanno criticato aspramente le misure del governo. Siamo fiduciosi che questa voce continuerà ad alzarsi per dire che il governo si sta muovendo nel modo sbagliato nei confronti delle banche popolari. Se gli interventi per migliorare le attuali governance ci sono, andavano sviluppati in modo diverso non come sta facendo il governo in questo momento», conclude Pesco.
RUOCCO: IL PASSO INDIETRO - A dare man forte a Pesco è la vicepresidente della Commissione Finanza, Carla Ruocco: «Anche a livello concettuale, è il capitale che avanza sugli scopi mutualistici, che permangono ancora all'interno di una certa tipologia di banche. Quindi è assolutamente un passo indietro quello che con questo decreto si fa. Quindi non si faccia intendere che si cambiano le cose e si progredisce, perché si elimina così il concetto di banca mutualistica, di cooperazione e entra prepotentemente il capitale, con un gesto di imperio del governo attraverso un decreto legge. E anche i motivi per i quali il governo ha portato avanti questa riforma, comunque, sono assolutamente confutabili». Come diceva, infatti, Pesco: «Se non funzionavano dei meccanismi all'interno di queste banche, bisognava agire su quei meccanismi. Se le banche di credito cooperativo permettevano di essere strumentalizzate in qualche modo, bisognava agire laddove potessero esserci queste strumentalizzazioni. Perché allora anche all'interno di ospedali e università, all'interno di tanti rami del settore pubblico a volte l'interesse pubblico è strumentalizzato dalla politica. Allora cosa facciamo? Cancelliamo tutto? Facciamo piazza pulita?», conclude la deputata Ruocco.
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