Toscani: «Anche Tosi di destra. Ma solo in gioventù»
Nessun accordo di pace, dal Consiglio federale di ieri: secondo Matteo Toscani, consigliere della Liga ora in «Impegno veneto», dopo il no di Tosi al commissariamento gli spazi per la riconciliazione sarebbero molto ridotti. E a chi accusa il sindaco, più aperto di Salvini al dialogo con il centro, di essere lui stesso vicino alla destra estrema, Toscani parla di semplice «errore di gioventù».
ROMA - Nessuna bella notizia, dal Consiglio federale di ieri sera. Non bella, almeno, per i fautori della riconciliazione. Flavio Tosi ha detto «no» al commissariamento imposto da Milano, uscendo prima dal pranzo milanese con Matteo Salvini «lucido ma incazzato», poi dall'incontro a Noventa Padana ancora più consapevole di quella che, qualche ora prima, aveva chiamato «rottura profondissima». A non essere positivo sulle sorti del duo Tosi-Salvini anche Matteo Toscani, il consigliere della Liga veneta da poche ore membro del nuovissimo gruppo consiliare «Impegno veneto», fondato dal segretario regionale Luca Baggio. «Sarebbe giusto certamente ricomporre la frattura, ma temo che Milano faccia fatica a accettare la proposta regionale del Veneto. I margini di ricomposizione sono auspicabili, ma sono comunque molto ridotti», dichiara al DiariodelWeb.
TOSCANI: VICINANZA DI TOSI ALLA DESTRA ESTREMA? ERRORE DI GIOVENTÙ - Margini di riconciliazione molto ridotti, dunque. D'altronde, a divergere, nel fronteggiarsi di Liga e Lega, è la visione stessa della natura del partito, nonché della direzione da prendere. Lo stesso Toscani, da noi intervistato, aveva già rilevato un'eccessiva deriva a destra del Carroccio salviniano, deriva che avrebbe, a suo avviso, sovvertito il partito dalle fondamenta che lo costituivano, dimenticandosi di parole d'ordine fondamentali quali «autonomia» e «federalismo». Eppure, lo stesso Tosi sembra aver simpatizzato per ambienti della destra estrema, tanto dall'essere appellato da Umberto Bossi con queste parole: «è uno stronzo, ha portato i fascisti nella Lega». Toscani, però, con convinzione derubrica tale vicinanza tosiana alla destra estrema a «errori di gioventù»: «è una cosa superata da decenni di militanza di altro tipo», giura. Eppure, le frequentazioni con Piero Puschiavo, arrestato nel ‘94 per propaganda razzista, fondatore del Fronte (Vfs) e tra i leader delle teste rasate italiane (prima Msi poi Fiamma, da cui è stato espulso), pare risalire non più in là del 2013. Non solo: nell’assemblea di «Progetto Nazionale», di cui Puschiavo è presidente, il 25 gennaio 2014 Tosi e l'«amico estremista» raggiungono l’accordo: pieno appoggio alla Fondazione «Ricostruiamo il Paese» del sindaco da parte del nuovo contenitore della Verona nera. Altro nome poco moderato vicini al primo cittadino scaligero, Andrea Miglioranzi, già esponente del Vfs ed ex skinhead, nonché coordinatore di quella lista Civica per Verona che permette a Tosi di stravincere due volte.
IL COMMISSARIAMENTO, DA STATUTO, È ILLEGITTIMO - Fatto sta che oggi Tosi è diventato il simbolo di quella Lega che, al fronte lepeniano e a Casapound, sembra preferire un dialogo con le forze più moderate e centriste. Ed è anche su questo che si gioca lo scontro. «il direttivo regionale e Tosi sono stati chiari, e hanno detto: il commissariamento di Milano noi non lo accettiamo. La Lega regionale è autonoma, lo prevede lo Statuto, e il comissariamento, dal punto di vista formale, è illegittimo», spiega Toscani. «Il Veneto, insomma, ha ributtato la palla a Milano; ora è Milano che deve dire se accetta questa presa di posizione del Veneto, o se ribadisce il commissariamento», afferma Toscani. Ed è qui, dunque, che si capirà «se si consuma la frattura definitiva, oppure se si ricompone", conclude.
PICCOLI SPAZI DI DIALOGO - Eppure, la decisione di Tosi di non fare approvare dal consiglio «lighista» liste proprie - che a via Bellerio avrebbero letto come un atto di sfida - può essere interpretata come una mossa interlocutoria per tornare al tavolo della trattativa. Tale posizione, giunta in tarda serata, ha fatto dire al «commissario» Giampaolo Dozzo che «lo spazio per ricucire potrebbe esserci». Ma fonti interne al partito giurano che la pazienza di Salvini sta per esaurirsi, e citano domenica come la deadline oltre la quale nessuna ricucitura sarà più fattibile.
SALVINI: ANCORA DISPONIBILE, MA NON PER MOLTO - Icastico, come sempre, il commento di Salvini giunto al termine della riunione: «Chi continua a litigare e perdere tempo danneggia Zaia e la Lega, ma soprattutto annoia i veneti che dalla politica aspettano risposte concrete, non beghe. A questo punto, avanti con Zaia». Dall'altra parte, Tosi rimane sempre più convinto di non volersi adeguare al diktat, rivendicando comunque il diritto di indicare i candidati in quanto spetterebbe al segretario della Liga Veneta, ovvero a lui. La disponibilità a mediare, da Milano, c'è ancora: "Penso che con Tosi un accordo di buon senso si trovi. Noi non siamo una caserma; ognuno ha diverse sensibilità», ha dichiarato Salvini. «Ma conto che ciascuno rinunci a qualcosa di suo, a partire dal sottoscritto, nel nome della collettività», ha concluso. Eppure, le parole di pace si accompagnano a una sottesa minaccia: «Gli ultimi sondaggi che ho in mano dicono che Luca Zaia in Veneto vince con qualunque coalizione lo sostenga», ovvero anche senza Tosi. «Uso tutta la pazienza e la buona volontà del mondo, ma sono stufo di occuparmi di beghe». Parole che, ora più che mai, suonano come un gentile ultimatum.