28 agosto 2025
Aggiornato 06:30
Dossier nucleare iraniano

Gentiloni a Teheran: «Le sanzioni pesano sull'export italiano»

L'Italia intende essere in «prima fila» quando si apriranno le porte del mercato iraniano, ma per rafforzare la cooperazione con l'Iran e le relazioni economico-commerciali tra i due Paesi occorre una progressiva attenuazione del regime sanzionatorio contro Teheran; dunque, non si potrà prescindere da una soluzione negoziata del dossier nucleare.

TEHERAN (askanews) - L'Italia intende essere in «prima fila» quando si apriranno le porte del mercato iraniano, ma per rafforzare la cooperazione con l'Iran e le relazioni economico-commerciali tra i due Paesi occorre una progressiva attenuazione del regime sanzionatorio contro Teheran; dunque, non si potrà prescindere da una soluzione negoziata del dossier nucleare. E il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni è arrivato ieri sera nella Repubblica islamica per rinnovare il suo invito alla leadership iraniana «a fare ogni sforzo possibile» per raggiungere l'obiettivo di un accordo. «Nei settori non oggetto di sanzioni, il mondo delle imprese italiane deve essere aiutato a sapere che è possibile, anzi utile, lavorare in un mercato così grande, importante e promettente, in vista di una soluzione positiva sulle sanzioni stesse nei prossimi mesi», ha spiegato Gentiloni, al termine di un incontro di circa un'ora con il suo omologo Mohammad Javad Zarif.

ABBANDONO DEL REGIME SANZIONATORIO - Il negoziato tra il Gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina e Germania) e l'Iran è entrato in una «fase sensibile e di stretta», almeno per quella parte dei colloqui che dovrà concludersi entro la fine di marzo. «Passi avanti» sono stati compiuti soprattutto sulle «questioni tecniche» e la discussione - che riprenderà lunedì a Ginevra - si sta concentrando «sull'abbandono del regime sanzionatorio» che, tra le altre cose, ha comportato una riduzione dell'interscambio tra Italia e Iran da 7,1 miliardi di euro del 2011 a 1,2 miliardi di euro del 2013. Un vero e proprio crollo da cui l'Italia intende ripartire per rilanciare le sue relazioni economiche con l'Iran. «Siamo pronti a farlo, appena il problema» del programma nucleare «verrà risolto, come noi ci auguriamo, pur essendo consapevoli delle difficoltà», ha confermato Gentiloni, che considera «il buon esito dei colloqui come un fatto molto positivo», una premessa necessaria ad aprire nuove forme di collaborazione tra l'Iran e la Comunità internazionale. E il ministro, che domani sarà ricevuto dal presidente Hassan Rohani, ha potuto registrare personalmente nella capitale della Repubblica islamica «l'aspettativa di una conclusione positiva» del negoziato che «libererebbe un regime sanzionatorio» che Zarif ha definito «ingiusto» e «senza alcun effetto». «Il governo iraniano parla con una voce chiara e univoca e scommette sul buon esito dei colloqui», ha sottolineato Gentiloni dopo il suo incontro con il presidente conservatore del Parlamento, Ali Larijani.

ISIS, QUADRO ALLARMANTE - D'altra parte, un accordo tra il Gruppo 5+1 e Teheran sul nucleare aprirebbe le porte a una piena reintegrazione internazionale di Teheran. Se diventasse definitivo, l'Iran parteciperebbe al processo di ridefinizione degli assetti geopolitici dell'intera area e sarebbe difficile escludere la Repubblica islamica dalla discussione sugli altri dossier aperti, dalla crisi siriana, all'Iraq, fino all'Isis. La lotta ai jihadisti dello Stato islamico è di «interesse comune», ha detto il titolare della Farnesina, che sulla potenziale minaccia dei sostenitori del Califfo nero al-Baghdadi ha ricevuto in Iran «un quadro allarmante».

I RAPPORTI CON ISRAELE - Ma un accordo sul nucleare iraniano potrebbe anche rappresentare un primo passo verso il tentativo di normalizzazione delle relazioni tra Teheran e Washington, con evidenti ricadute sulle relazioni tra gli Stati Uniti e i Paesi arabi e sui rapporti di forza nell'area mediorientale. Non è un caso che tra coloro che accoglierebbero con un certo disappunto l'accordo, oltre a Israele, ci sarebbe l'Arabia Saudita. E a proposito di Israele, Zarif non ha fatto certo mistero dell'irritazione di Teheran per il discorso che il primo ministro dello Stato ebraico, Benjamin Netanyahu, pronuncerà martedì prossimo davanti al Congresso Usa. Netanyahu «è contrario a trovare una soluzione» sul nucleare iraniano e «il suo sarà un discorso per strumentalizzare un fatto irreale, che non sussiste, e per coprire la realtà dell'occupazione» contro i palestinesi: «uno sforzo inutile, che non avrà esito», ha avvertito Zarif.