I grillini insistono: «Fuori Verro dalla Rai»
Il Mattinale accusa il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, il grillino Roberto Fico, di non essere in potere di espellere dal Cda Rai il consigliere Rai Antonio Verro - incastrato da Il Fatto Quotidiano per una lettera del 2010 in cui chiedeva al premier Silvio Berlusconi di intervenire nelle faccende interne alla Rai. Potere che, secondo i forzisti, spetterebbe solo al Mef.
ROMA - «Sono effetti strumentali soliti che devono fare per difendere la loro forza politica, visto che la lettera era rivolta prorpio al loro presidente, Silvio Berlusconi». Monica Liuzzi, deputata grillina e membro della Commissione di Vigilanza Rai commenta, in un'intervista rilasciata al DiariodelWeb.it, le accuse mosse dal gruppo di Forza Italia, capeggiato da Renato Brunetta, a Roberto Fico, presidente della Commissione. Secondo i forzisti, Fico starebbe spingendo per espellere dal Cda Rai il consigliere Antonio Verro – accusato di aver inviato una lettera al premier Berlusconi per pressioni politiche in Rai – e nel farlo non starebbe seguendo l'iter previsto dalla legislatura, aggirando il potere del ministero dell'Economia, l'unico in potere di procedere ad azioni di questo tipo. «Non mi meraviglio che lo difendano in qualsiasi modo, anche arrampicandosi sugli specchi», continua la deputata pentastellata.
NULLA DI NUOVO DA BRUNETTA - «Noi abbiamo la possibilità di chiedere al ministero dell'Economia di rimuovere Verro. È quello che ha detto Fico e è quello che abbiamo dichiarato noi. Noi possiamo mandare questa delibera che votiamo in Commissione Vigilanza Rai e chiedere che il Mef lo faccia. Certo se il Mef non fa un qualcosa approvato da una commissione bicamerale, beh, allora c'è qualche problema serio. Se la delibera viene votata a maggioranza, il Parlamento che è l'organo che dovrebbe rappresentare gli italiani, e il governo non esegue sarebbe davvero complicato da spiegare. Quindi il procedimento è quello che abbiamo spiegato noi, Brunetta non dice niente di nuovo». Quello che sta facendo Fico, appoggiato dal Movimento 5 Stelle in Commissione, «è assolutamente quanto previsto dalla legge. Noi possiamo farlo, come ci vengono deliberate delle relazioni, delle risoluzioni – l'ultima è quella degli ultimi giorni dell'offerta formativa Rai, che è stata deliberata in Commissione Vigilanza – così noi possiamo anche chiedere al ministro, al Mef, che è l'azionista che detiene il 99% della Rai, di rimuovere il consigliere Verro. Niente di nuovo».
ARRAMPICARSI SUGLI SPECCHI - Come si spiega la mossa di Brunetta e gli altri? «È il loro consigliere. Io non mi meraviglio affatto, perché è un loro consigliere, è il consigliere che ha mandato la lettera a Berlusconi, è ovvio che debbano in qualsiasi modo difenderlo». Nell'ultima parte della lettera, i firmatari accusa il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, di aver violato la privacy pubblicando corrispondenza privata: «Questa è la solita scusa, ma Travaglio è un giornalista professionista e può farlo. Ha le sue fonti e lo fa. Non mi meraviglio che lo difendano in qualsiasi modo, anche arrampicandosi sugli specchi».
IL MATTINALE CONTRO FICO - «La Commissione di vigilanza non può avocare a sé un potere - cioè la richiesta all'Assemblea dei soci di revocare un consigliere - che la normativa vigente, chiaramente, attribuisce al Ministro dell'economia e delle finanze prevedendo la convocazione da parte di quest'ultimo dell'assemblea dei soci e disponendo che il rappresentante del Ministero, per l'assunzione di deliberazioni di revoca o che comportino la revoca nei confronti degli amministratori, esprime il voto in conformità alla deliberazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi». Sono i commissari di Forza Italia Renato Brunetta, Paolo Romani, Giorgio Lainati, Maurizio Gasparri, Luca d’Alessandro, Augusto Minzolini e Mariastella Gelmini a scrivere queste parole al presidente della Commissione di vigilanza Rai Roberto Fico. Il soggetto in questione è Antonio Verro, incastrato da una lettera pubblicata da Il Fatto Quotidiano la scorsa settimana in cui il consigliere Rai chiedeva, nel 2010, all'allora premier Silvio Berlusconi di allungare la manina sulla radiotelevisione pubblica, spostando direttori nemici e revisionando alcune trasmissioni «non governative».
BRUNETTA&CO. E LA DIFESA DI VERRO - «Il decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177 – continua ancora la lettera de Il Mattinale –, recante ‘Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici’, all'articolo 49, comma 8 testualmente recita: ‘Il rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze, nelle assemblee della società concessionaria convocate per l'assunzione di deliberazioni di revoca o che comportino la revoca o la promozione di azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, esprime il voto in conformità alla deliberazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi comunicata al Ministero medesimo’. Sulla base del suddetto comma 8 e considerato che il Ministero dell'economia e delle finanze è l'azionista della RAI, se il Ministro decidesse di revocare il consigliere Verro, dovrebbe mediante il suo rappresentante, convocare l'assemblea della società. Ma, come stabilisce la norma, e come ribadito nella sentenza della Corte Costituzionale n. 69 del 2009, ‘per l'assunzione di deliberazioni di revoca o che comportino la revoca nei confronti degli amministratori, esprime il voto in conformità alla deliberazione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. A sostegno di quanto sopra riportato, è intervenuta la ben nota sentenza della Corte Costituzionale 24 febbraio 2009, n.69, con la quale la stessa Corte ha definito il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, già ammesso con propria ordinanza 13 marzo 2008, n. 61, sorto in seguito alla proposta di revoca di un consigliere di amministrazione della RAI Spa presentata dal Ministro dell’economia e delle finanze, anche d’intesa con il Presidente del Consiglio dei ministri, in data 11 maggio 2007». Continua così la lettera inviata da Il Mattinale a Fico. Quello che i forzisti accusano è quindi una violazione della privacy: è stata pubblicata una corrispondenza privata.
VIOLAZIONE DELLA PRIVACY - «Tutta questa manovra che ha portato all’annuncio di riforma della Rai, arriva giusto all’indomani della bufera scatenata da «Il Fatto quotidiano» contro Antonio Verro. Giova ribadire che il «documento» pubblicato da «Il Fatto» altro non è se non una corrispondenza privata, prevista dall’articolo 15 della Costituzione che recita così: «La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’Autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge»», scrivono, ancora, Brunetta&Co. E continuano accusando Marco Travaglio, direttore de Il Fatto Quotidiano, di essersi arrogato i poteri di un ministro violando la corrispondenza di Verro: «Non ci risulta che il direttore de «Il Fatto» Travaglio sia diventato pubblico ministero, anche se sappiamo bene essere il suo sogno, neanche tanto segreto e allora questo si chiama reato, perché il quotidiano non aveva titolo per pubblicare una lettera privata», conclude Il Mattinale.