25 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Le Lega ottiene che il Governo riferisca alla Camera

Pini: «Basta mandare i nostri soldati a combattere per gli interessi degli altri»

Mentre il collega Fedriga ha ottenuto che già domani il governo riferisca alla Camera sulla crisi libica, Gianluca Pini, vice capogruppo del Carroccio al Senato, giudica dilettantistico il comportamento del Governo, e completamente inutile il ruolo della Mogherini. E anticipa che la Lega sosterrà l'intervento solo se l'Italia avrà un ruolo centrale. Per non ripetere gli errori del 2011.

ROMA - Dichiarazioni e smentite. Passi avanti e ritirate. Nelle ore in cui si succedono le discussioni su che cosa deciderà la comunità internazionale in merito alla complessa situazione libica, e sulla decisione che prenderà il Governo italiano in proposito, tante, le domande senza risposta. Dopo che il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha dichiarato ieri, al Messaggero, che il nostro Paese sarebbe pronto a guidare una coalizione anti-Isis e in seguito ai tanti pronunciamenti dal Governo e dal Parlamento a favore di un intervento militare, il premier Renzi ha oggi dichiarato al Tg5 che in Libia la situazione «è fuori controllo», ma «non è il tempo» di fare una guerra. Nel frattempo, Massimiliano Fedriga ha annunciato che «dopo la richiesta della Lega Nord, domani il governo ha previsto un'informativa sulla questione libica»informativa fissata originariamente per giovedì. In tale complesso panorama, di una cosa è certo Gianluca Pini, vice capogruppo della Lega al Senato: il Governo non si sta mostrando all'altezza della situazione. 

PINI: DI QUESTO PASSO, FACCIAMO LA FINE DEL 2011 - I membri dell'esecutivo, a suo avviso, si stanno infatti comportando «da dilettanti, come ormai siamo abituati a vedere da alcuni mesi a questa parte. Emergono non sfumature diverse, rispetto a quello che è l'atteggiamento da tenere nei confronti di un pericolo enorme che abbiamo alle porte, ma comportamenti decisamente contrari. Tra l'altro», fa notare Pini, «i vertici dei Servizi, non so quanto colpevolmente, hanno ignorato le minacce: non era peregrina l'ipotesi che si potesse arrivare a quest'escalation visto la virulenza della propaganda dell'Isis. Quindi», dichiara Pini, «o il Governo ha disatteso l'allarme dell'Aise, o l'Aise non ha fatto il proprio lavoro, questo magari lo appureremo dopo. Sta di fatto che c'è un Governo dove il premier dice una cosa, il Ministro degli Esteri ne dice un'altra, quello della Difesa un'altro ancora, l'inutile Mogherini», prosegue Pini, «è come un coccio nel vaso d'acciaio a prendere sberle da destra e sinistra, assolutamente marginale rispetto a quello che invece è stata una richiesta esplicita degli alleati già da mesi: e cioè quella di prendere in mano come Paese la leadership di una coalizione con un intervento diplomatico, o con uno militare - che mi pare difficile da scongiurare in questo momento -. Tuttavia», rileva Pini, «è una decisione che non è stata presa, e rischiamo per l'ennesima volta come nel 2011 di rimanere schicciati da decisioni di altri Paesi, di venire comunque coinvolti, di metterci la faccia, e speriamo non vite umane, e non portare a casa nulla in termini di capacità decisionale e capacità di incidere in quello che potrebbe essere poi non solo un'operazione militare, ma anche il futuro del territorio», afferma. 

O SI INTERVIENE CON RUOLO CENTRALE, O E' MEGLIO ASTENERSI - Sull'opportunità dell'intervento militare, l'esponente della Lega si mantiene ancora cauto. «Noi siamo all'opposizione, aspettiamo che il Governo in maniera chiara, e non confusa come sta avvenendo adesso, dica cosa vuole fare. A quel punto valuteremo, in maniera, per quanto possibile, serena. Valuteremo sulla scorta di quelle che saranno le regole di ingaggio. Cosa andiamo a fare là?». si chiede Pini, «A fare le comparse, com'è successo l'ultima volta con l'intervento francese che ci ha relegato all'inutilità anche a causa di interessi economici legati alla dipendenza energetica, o andiamo là a svolgere un ruolo determinante e di coordinamento e quindi anche a un blocco serio dei flussi dell'immigrazione clandestina, o andiamo là semplicemente per dire che c'eravamo anche noi, così come facemmo all'epoca del conflitto nel Kuwait? Questo», specifica Pini, «sarà dirimente rispetto a una nostra decisione, posto che abbiamo sempre cercato di evitare questo tipo di escalation. In questo caso, mi sembra che la minaccia islamica alle porte obblighi tutti quanti a fare dei ragionamenti più di real politik che di mera opportunità politica e mediatica», conclude.

CALDEROLI: GOVERNO NON DI CROCIATI, MA DA CROCE ROSSA - Critiche al Governo per la gestione della crisi  sono giunte, in queste ore, anche dal senatore leghista Roberto Calderoli, che si è chiesto: «Cosa ci faceva una motovedetta italiana nelle acque a 50 km di distanza da Tripoli quando l'operazione Triton prevede un controllo di 30 miglia dalle nostre coste? Come si possono mandare nostri operatori disarmati in acque che bagnano un Paese in preda a una guerra interna e contro il mondo occidentale?». Il riferimento è alle minacce da parte di uomini armati subite ieri dall’equipaggio di una motovedetta della Guardia Costiera italiana che stava soccorrendo un'imbarcazione con migranti a bordo, a circa 50 miglia da Tripoli. «L'Isis ha definito il nostro un governo di 'crociati', ma sbaglia -prosegue l'esponente del Carroccio- Il nostro governo è da Croce rossa nel senso che bisogna chiamare subito un ambulanza per portarli in ospedale per manifesta incapacità di gestire le vicende interne ed internazionali», ha provocatoriamente dichiarato Calderoli. 

SALVINI: NON RIPETIAMO ESPERIENZA DEL 2011 - In ogni caso, dalla Lega, giungono inviti alla prudenza. In primis, da parte del leader Matteo Salvini, che, parlando a Radio Padania, ha accusato il governo di «dare i numeri»«sento che si parla di soldati e guerra con facilità, ma è già stata fatta una cazzata nel 2011 con Gheddafi, non ripetiamola. Prima di qualsiasi intervento bisogna capire che cosa fare, trovando accordi sul territorio e fermare gli sbarchi». D'altronde, Salvini si è dimostrato preoccupato all'idea che il tanto criticato Alfano rappresenterà l'Italia al vertice internazionale sulla sicurezza voluto da Obama. «E cosa va a raccontare sul terrorismo internazionale?», si è chiesto il segretario federale della Lega, "Dei 180mila sbarchi in un anno?».  Prima di parlare di intervento, dunque, secondo il Carroccio è necessario fermare gli arrivi, per contrastare le eventuali infiltrazioni terroristiche che potrebbero annidarsi proprio in quegli sbarchi. Su questa linea, anche il governatore del Veneto Luca Zaia, che ha dichiarato: «Il presidente del Consiglio Matteo Renzi avrà il mio sostegno per un eventuale intervento in Libia, soltanto se bloccherà immediatamente le partenze dei barconi dei profughi», aggiungendo: «Dobbiamo fare una cortina di ferro per evitare che tra i profughi ci siano infiltrazioni dei terroristi». Come a dire che prima di prendere le armi, è necessario fare prevenzione sul territorio. E per la Lega, si sa, si previene principalmente in un modo: chiudendo le frontiere.