2 maggio 2024
Aggiornato 16:00
Il Ministro del lavoro sulla cena con Salvatore Buzzi

E Poletti grida al tradimento

Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sostiene che era «assolutamente normale» che partecipasse «alla cena organizzata dalla cooperativa sociale 29 giugno» che lo ha visto al tavolo con uno dei principali indagati dell'inchiesta Mafia Capitale, e afferma di sentirsi «tradito».

ROMA - Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sostiene che era «assolutamente normale» che partecipasse «alla cena organizzata dalla cooperativa sociale 29 giugno» che lo ha visto al tavolo con uno dei principali indagati dell'inchiesta Mafia Capitale, e afferma di sentirsi «tradito».

CENA INNOCENTE - Poletti, in una lettera inviata al quotidiano 'la Repubblica' per rispondere agli interrogativi posti ieri dal giornalista Roberto Saviano, spiega che la cena «aveva per obiettivo il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti e delle persone più deboli»: «Un'esperienza - aggiunge - che nel mondo cooperativo era considerata un esempio positivo di intervento per combattere le situazioni di fragilità e di disagio sociale presenti nel nostro Paese e, in particolare, in una metropoli come Roma. Un'esperienza la cui validità trovava conferma nella storia delle persone, tra le quali Salvatore Buzzi, che avevano promosso la costituzione della cooperativa: un esempio concreto della possibilità di riscattarsi dagli errori del passato attraverso il lavoro».

RABBIA, AMAREZZA E DELUSIONE - Il ministro del Lavoro ribadisce di provare «rabbia, amarezza, delusione». «Sento il dovere - scrive Poletti - di rassicurare i cittadini italiani. Il solo fatto di vedere il mio nome associato a queste indecenze mi fa star male. Tante persone che mi conoscono possono confermare la correttezza del mio comportamento. Alla foto pubblicata in questi giorni dai mezzi di informazione potrei affiancare una galleria di belle immagini che mi ritraggono in tante occasioni legate alla mia attività di presidente di Legacoop».

MI SENTO TRADITO - Poletti quindi prosegue: «Leggendo le notizie relative all'inchiesta sono sconcertato ed amareggiato. Provo grande rabbia e mi sento tradito. Tradito perché sento che sono stati feriti i principi ed i valori in cui credo e per i quali, insieme a tante altre persone, mi sono impegnato per una vita. Comportamenti come quelli che vengono delineati dalle notizie di questi giorni sono inconcepibili ed inammissibili da parte di chi, scelto dai soci come presidente della loro cooperativa, ne tradisce la fiducia, distrugge la reputazione dell'impresa e lede gravemente la credibilità di tutte le cooperative sociali che svolgono un'attività preziosa a sostegno delle persone più deboli». «In questo momento - conclude il ministro - ciò che mi angustia di più sono le conseguenze dirette che potranno pagare le centinaia di soci della cooperativa 29 giugno e quelle che potranno riverberarsi sulle altre cooperative sociali. Un mondo di persone che credono in quello che fanno e lavorano con passione. E che debbono continuare a farlo, a vantaggio della collettività».

E IN UNA FOTO, CON BUZZI COMPARE ANCHE MARINO - Non solo Poletti pare essere in una situazione scomoda: sui giornali, sono circolate anche foto di Marino in compagnia dello stesso Buzzi. Per la presidente della Commissione parlamentare antimafia sia Poletti che il sindaco di Roma devono chiarire le fotografie incriminate. «Tutti devono chiarire», ha detto Bindi intervenendo a «La telefonata» su Canale 5, sottolineando però che «le fotografie non sono una prova, perchè molte volte non si sa neanche con chi ci si sta fotografando». Secondo la presidente della Commissione antimafia per quanto riguarda la fotografia con Poletti «in quella veste la fotografia si riferiva a quando il ministro era presidente della lega delle cooperative, un altro aspetto che in questa inchiesta preoccupa in maniera particolare, perchè si fanno i soldi sui disgraziati e attraverso la cooperazione sociale, che dovrebbe essere una sede che fa economia con qualche principio etico in più. Le coop lavorano e interloquiscono con tutti. Poletti ha avuto una reazione molto indignata, è evidente che deve chiarire e immagino che sarà in grado di farlo. Se non lo sarà penso che, come ha sempre detto il presidente del Consiglio, noi siamo garantisti, ma se i nostri sbagliano ne traiamo le conseguenze». Ma anche Marino, ha concluso Bindi, «è evidente che deve chiarire e il chiarimento più grande si fa non fermandosi davanti a niente», perchè quello scoperto dalla Procura di Roma «non è un semplice fatto di corruzione: qui c'è un metodo mafioso».