25 aprile 2024
Aggiornato 04:00
Legge di stabilità: i comuni si ribellano

«Renzi ci spinge verso il dissesto»

Sulla Legge di Stabilità è in corso un vibrante e acceso dibattito. Ecco le voci di chi è contrario alla manovra renziana: Stefano Caldoro, presidente della Campania e vice presidente della Conferenza delle Regioni, Piero Fassino, presidente dell'ANCI e Matteo Richetti del Partito Democratico. Caldoro accusa Renzi di fare bella figura con gli 80 euro, ma di farli pagare agli enti locali.

ROMA - Sulla Legge di Stabilità è in corso un vibrante e acceso dibattito. Ecco le voci di chi è contrario alla manovra renziana: Stefano Caldoro, presidente della Campania e vice presidente della Conferenza delle Regioni, Piero Fassino, presidente dell'ANCI e Matteo Richetti del Partito Democratico.

CALDORO: RENZI STA BLUFFANDO A DANNO DEI COMUNI - Stefano Caldoro chiede al governo Renzi una piena assunzione di responsabilità in merito ai tagli che vuole imporre alle Regioni attraverso la legge di stabilità all'odg del Consiglio dei ministri di oggi. Il presidente della Campania e vice presidente della Conferenza delle Regioni è chiaro: «I quattro miliardi di cui si parla hanno poco a che vedere con la spending review che noi applichiamo da anni. Si tratta di tagli ai servizi, alla sanità, ai trasporti. Stiamo parlando di tagli al sociale. È cosa ben diversa dalla spending review!! Io allora dico al governo: se bisogna fare questo taglio di 4 miliardi e sappiamo dove colpiscono, allora sia lo stesso governo a mettere ticket nazionali».

RENZI FA IL GIOCO DELLE TRE CARTE - Caldoro va oltre e, sempre rivolgendosi a Renzi aggiunge: «A questo punto aumenti l'Irap... è inutile che la diminuisca da un lato quando poi l'alternativa è di aumentarla in sede regionale!!" Una cosa - insiste il governatore - sono i risparmi delle regioni. Una cosa è la buona amministrazione, togliere gli sprechi che pesano tra i 500 e 700 milioni. Questi tagli, invece, sono ben altra cosa. Il Governo se ne assuma le responsabilità rispetto ai cittadini». Perchè, è la riflessione di Caldoro, «non si può dare una mano con gli 80 euro o abbassare l'Irap e poi, a livello locale far alzare la stessa Irap finendo con il dare meno servizi e imporre più tasse ai cittadini. Se il governo vuole agire così allora lo faccia con una bella legge nazionale e spieghi bene ai cittadini cosa toglie e cosa dà».

FASSINO (ANCI): LA SOLUZIONE C'E', MA  NON E' QUELLA DI RENZI - «Lo strumento per favorire l'aggregazione dei Comuni c'è: sono le Unioni Comunali, che consentono di associare i Comuni senza metterne in discussione l'esistenza e l'identità. Quel che non c'è è una legge adeguata: l'attuale è infatti è farraginosa e poco incentivante. E questo spiega perchè il numero delle Unioni costituite è ancora limitato. Eliminare dai vincoli del Patto di stabilità i Comuni che si associano in Unioni sarebbe un buon passo in avanti. Anche per questo l'Anci - che da tempo sollecita riforme che favoriscano le aggregazioni tra Comuni - ha avviato con il ministero delle Autonomie Locali la elaborazione di una nuova legge sulle Unioni che, rendendone la formazione semplice e conveniente, consenta la diffusione delle Unioni su tutto il territorio nazionale»: lo ha dichiarato il presidente dell'Anci, Piero Fassino, commentando le dichiarazioni del Commissario alla spending review Carlo Cottarelli.

RICHETTI (PD): A PAGARE NON SIANO I COMUNI - «L'impostazione del premier Renzi va nella direzione giusta, tagli alla spesa pubblica per ridurre tasse di imprese e famiglie». Lo dice Matteo Richetti, deputato del Partito Democratico secondo il quale avverte: «a pagare però non siano i Comuni, per i quali è necessario superare patto di stabilità e pareggio di bilancio nel 2015, altrimenti li si mette a rischio dissesto. Il Parlamento raccolga le riflessioni del presidente Francesco Boccia sulla prossima legge di stabilità - suggerisce Richetti -: pareggio di bilancio al 2017, eliminazione del massimo ribasso nelle gare pubbliche e una proposta sostenibile sul TFR. Il Partito democratico e tutta la maggioranza hanno il dovere di rafforzare la proposta del governo. Proprio perché i sindaci, come ha più volte ricordato il premier, sono in prima linea e rappresentano la dimensione pubblica più virtuosa non devono essere loro a pagare la stretta sul bilancio pubblico»