Renzi: «Porteremo a casa il risultato oggi e nei prossimi mesi»
Alla vigilia del voto sulla fiducia all'emendamento del governo sulla riforma del lavoro, il Partito del premier, Matteo Renzi, sembra essere ancora spaccato sul da farsi: la minoranza del Pd è, infatti, ancora incerta se votare la fiducia o meno.
ROMA - In Senato, oggi, sarà presentato l'emendamento sul Jobs Act. in serata i senatori voteranno la fiducia. Ancora fortemente incerta è, però, la posizione della minoranza del Partito democratico, che si vede ancora spaccata tra chi sosterrà le proposte del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e chi, invece, continuerà a fargli opposizione.
BOSCHI: IL TESTO È BUONO - Il ministro delle Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi, lasciando il Campidoglio dove è in corso un convegno promosso dai giovani avvocati, afferma: «Siamo pronti, ora c'è la discussione generale e vedremo». Boschi evidenzia, poi, che «tutte le fiducie sono al governo» e che «comunque sia è un buon testo quello uscito dal Senato. Ci sono alcune modifiche rispetto a quello iniziale del governo che vanno nella direzione di accogliere i suggerimenti della Commissione al Senato, ma è rimasta la natura dell'impianto iniziale». Boschi, nel parlare del Jobs act che sarà protagonista oggi in Parlamento, ha sottolineato che nel paese c'è «un'esigenza di dare una risposta rapida e immediata attraverso l'approvazione definitiva in tempi più stretti possibili per poter dare attuazione alla delega. Credo sia nell'interesse di tutti in particolare di chi oggi non ha un lavoro o lo ha perso».
JOBS ACT O A CASA - Linda Lanzillotta, Vice Presidente del Senato, ospite di Coffee Break su La7, afferma che «Renzi non sta chiedendo una fiducia tecnica, come altre volte è avvenuto. La fiducia di oggi è un vero e proprio caso di scuola perché riguarda un punto qualificante e decisivo del programma di Governo. Chi la vota, vota a favore del progetto del presidente del Consiglio e del suo Governo su cui hanno avuto la fiducia del Parlamento ed il cui centro è la necessità di riformare, tra l'altro, l'intero mercato del lavoro per creare le condizioni per far ripartire la crescita. Quindi, o si approva il Jobs act oppure si va a casa. È una questione politica dirimente e, giustamente, il premier su questo vuole coesione dal suo partito e dalla maggioranza che lo sostiene». E continua, la Lanzillotta, affermando: «Non c'è dubbio che i diritti vanno tutelati e il primo diritto è quello al lavoro. Una riforma che non è quindi solo l'articolo 18, che viene usato solo come paravento per non affrontare il cuore del problema: la giungla di norme sul lavoro che scoraggiano ogni tipo d'investimento nel nostro tessuto produttivo, dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto il livello record del 44%».
SPILABOTTE: FIDUCIA E' ATTO DOVUTO - Dalle file del Pd, la senatrice Maria Spilabotte, vicepresidente della commissione Lavoro, commenta la riforma del lavoro, affermando: "Il Jobs Act è una riforma complessiva e attesa, perché estende le tutele ai giovani che non ne hanno alcuna e serve a costruire un sistema di ammortizzatori e di servizi all'impiego grazie al quale chi perde o cerca un posto non si senta abbandonato a se stesso». E continua, Spilabotte: «La fiducia è un atto dovuto perché è necessario fare in fretta, anche per dare all'Europa il segnale chiaro che l'Italia fa sul serio e che anche l'Unione europea è chiamata a fare di più per la crescita e l'occupazione». In conclusione, la senatrice afferma: «La delega prevede di fatto il superamento dell'articolo 18 - conclude Spilabotte - ma anche che il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti diventi il modello prevalente di occupazione per i neoassunti. E' una rivoluzione, in un Paese in cui la disoccupazione giovanile è ai massimi livelli dal '77 e in cui tutte le ragazze e i ragazzi hanno vite congelate perché sono precari».
POLETTI: ANDIAMO AVANTI SENZA INCERTEZZE - Dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in aula al Senato, arrivano queste parole: il primo obiettivo della delega lavoro «è semplificare e rendere le norme certe, semplificare e rendere certi i contratti e i controlli: l'incertezza è il veleno che uccide gli investimenti».
BELLANOVA: SEGUIAMO I RAGIONAMENTI DEL PREMIER - Il sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova, a margine dei lavori dell'Aula del Senato sulla delega lavoro,si esprime sulla questione dell'articolo 18 e afferma: sulla riforma «ragioneremo in base a quello che c'è scritto nel ddl e ai ragionamenti del premier fatti in più occasioni oltre che sulla base del documento che è stato votato dalla direzione del Pd. Faremo una norma in dettaglio in un decreto delegato».
BINDI: MODIFICHE ART.18 IMPENSABILI - Fortemente critica nei confronti della situazione e della questione Jobs Act la presidente Pd dell'Antimafia Rosy Bindi, che nel corso della trasmissione Radio Anch'io, richiama l'articolo 76 della Costituzione e dichiara inammissibile la manomissione dell'articolo 18: «L'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principî e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti'. Così recita l'art. 76 della Costituzione che ci risulta essere ancora in vigore. Davvero non si capisce come il governo possa annunciare modifiche all'art. 18 con i decreti legislativi in totale assenza di oggetto, principi e criteri direttivi nell'articolato della legge delega e nello stesso emendamento sul quale intende porre la fiducia. Con il voto di fiducia di oggi il governo non può sentirsi autorizzato a violare un articolo della Costituzione».
RENZI HA CREATO CONFLITTO - «Appare sempre più fondata - ha continuato la Bindi - la domanda sul perché su un tema così importante come quello dei diritti dei lavoratori il governo abbia voluto aprire un conflitto nel Paese anziché affrontare le questioni di come combattere la disoccupazione e stimolare la crescita. Non è questo il modo di ottenere in Europa la credibilità che ci autorizza ad applicare la flessibilità necessaria a far ripartire l'Italia».
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