27 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Politiche europee | Crisi del debito

Monti: Non ci servirà l'aiuto europeo

Con la BCE che annuncia acquisti illimitati di titoli di Stato e lo spread che cala ben sotto i 400 punti, Mario Monti vede concretizzarsi il lavoro di mesi e offre all'Italia la prospettiva di non dover ricorrere agli aiuti europei: «Continuiamo a muoverci con senso di disciplina e riforme che potrà rendere non necessario chiedere questi aiuti»

ROMA - Con la Bce che annuncia acquisti illimitati di titoli di Stato e lo spread che cala ben sotto i 400 punti, Mario Monti vede concretizzarsi il lavoro di mesi e offre all'Italia la prospettiva di non dover ricorrere agli aiuti europei: «Continuiamo a muoverci con senso di disciplina e riforme che potrà rendere non necessario chiedere questi aiuti». Ma le decisioni prese a Francoforte il premier non le apprezza solo in chiave italiana: la protezione della moneta unica, aveva infatti avvertito questa mattina, è necessaria per evitare il «rischio di disgregazione» della Ue, di cui segnali preoccupanti sono «l'insofferenza» verso la Germania che «ribolle» anche nel Parlamento italiano, e certi atteggiamenti «anti-europei» di alcuni leader che «cavalcano» l'onda populista.

PASSO AVANTI IMPORTANTE - Parole pronunciate a Firenze, alla riunione del Ppe, e dunque prima che Mario Draghi spiegasse in conferenza stampa le decisioni del Consiglio dei governatori. Dichiarazioni, quelle del presidente Bce, che Monti giudica «un passo avanti importante» per migliorare la governance dell'Eurozona, e che «realizzano gran parte del disegno» tracciato al Consiglio Europeo di fine giugno, per la cui attuazione l'Italia si è battuta per tutta l'estate. «Da questo momento esistono possibilità, per far fronte al problema» degli spread ingiustificati «che grava su singoli Paese che hanno, sì, un alto debito pubblico eredità del passato ma che intanto hanno messo in ordine la loro casa».

IL LAVORO NON E' FINITO - Resta il problema delle condizionalità cui dovrà sottostare il Paese che dovesse richiedere l'intervento, ma ora «è prematuro parlarne», e comunque lo stesso premier riconosce che alcuni vincoli sono necessari «nell'interesse di tutti». E soprattutto, l'obiettivo di Monti resta quello di non ricorrere all'Efsf-Esm: traguardo possibile, continuando con «la disciplina e le riforme», visto che su questi due piani «il lavoro non è finito». Tanto più che già oggi è evidente sui mercati l'effetto deterrente di una Bce pronta ad acquisti illimitati, con lo spread che scende fino a 370 punti, un po' meno di quei livelli «non giustificati» cui il Tesoro è stato finora costretto a finanziarsi sui mercati.

CRESCE L'INSOFFERENZA PER LA GERMANIA - Il rischio di una disgregazione dell'Eurozona, paventato questa mattina proprio da Monti, sembra dunque oggi un po' più lontano. Comunque un rischio concreto: «Se non alziamo il livello di guardia dal punto di vista psicologico e politico questo avverrà», aveva ammonito intervenendo al Bureau del Ppe a Firenze. Tanto più che i segnali sono evidenti, basti guardare al «tasso di insofferenza» che «ribolle» verso «la Germania e il Governo tedesco» anche nel Parlamento italiano, e anche nei partiti che con la Cdu fanno parte della famiglia popolare. Anche per responsabilità tedesche, sottolinea Monti citando «certe dichiarazioni» del leader della Csu bavarese. Parole molto dure, che vengono da chi - fa outing il premier - sente una «particolare affinità» con i Popolari Europei e con «l'economia sociale di mercato» che ha in Germania e in Baviera il proprio cuore.

CAMBIO DI MENTALITÀ PER IL SUD - Un modello che il premier vorrebbe forse anche per l'Italia, in particolare per il Sud, per il quale chiede «un cambio di mentalità», che varrebbe molto più delle risorse. Meglio la «svolta» che il governo sta cercando di imprimere con il piano per il Mezzogiorno: «Dare spazio al merito e alla fine del clientelismo e delle raccomandazioni» e una «integrazione forte e permanente fra Sud e Europa», ha spiegato in un'intervista al Mattino alla vigilia dell'intervento alla Fiera del Levante di Bari. Con il Sud non più «freno» ma «occasione» di crescita e occupazione, traguardo ora più vicino, dopo che per mesi c'era il rischio diventasse «impossibile» a causa della situazione finanziaria: «La strada adesso è sgombra, la crescita è l'obiettivo centrale e non si realizza senza interventi radicali e un pochino cambiando mentalità».