5 maggio 2024
Aggiornato 21:00
La trattativa Stato-Mafia

Napolitano contro i pm di Palermo: Intercettazioni, parli la Consulta

Il presidente della Repubblica ha sollevato il conflitto di attribuzioni contro la Procura siciliana per le intercettazioni nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia, intercettazioni che lo riguardano e che potrebbero finire presto agli atti e da lì molto probabilmente sui giornali

ROMA - Giorgio Napolitano contro i pm di Palermo. Il presidente della Repubblica ha sollevato il conflitto di attribuzioni contro la Procura siciliana per le intercettazioni nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia, intercettazioni che lo riguardano e che potrebbero finire presto agli atti e da lì molto probabilmente sui giornali, provocando così una «lesione delle prerogative costituzionali del presidente della Repubblica». Ma i pm siciliani replicano assicurando il rispetto delle norme in materia di tutela delle prerogative del capo dello Stato.

COLLE: VIOLATE LE PREROGATIVE DEL PRESIDENTE - La vicenda nasce dalle telefonate finite sui giornali tra il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D'Ambrosio, e Nicola Mancino, sotto inchiesta per il ruolo avuto nella presunta trattativa. Allora il capo dello Stato era intervenuto denunciando che ai suoi danni era stata sollevata una campagna mediatica di insinuazioni e sospetti basata sul nulla, con interpretazioni manipolate delle conversazioni telefoniche. Ora in ballo ci sono alcuni colloqui intercorsi tra il presidente della Repubblica e l'ex vicepresidente del Csm che, secondo il Colle, dovrebbero essere state già distrutte perchè violerebbero le prerogative del Presidente secondo quanto disposto dall'articolo 90 della Costituzione. Questa la motivazione diffusa dal Quirinale per aver sollevato il confitto: il presidente Napolitano ha ritenuto «'dovere del Presidente della Repubblica', secondo l'insegnamento di Luigi Einaudi, 'evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell'occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce'». Insomma l'obiettivo è tutelare l'istituzione anche per il futuro e per questo si invoca il giudizio della Corte Costituzionale.

COSA DICE L'ART. 90 DELLA COSTITUZIONE -E' «assolutamente» vietato intercettare conversazioni alle quali partecipa il capo dello Stato: lo prevedono l'articolo 90 della Costituzione e l'articolo 7 della legge 5 giugno 1989, n. 219. Quelle conversazioni «non possono quindi essere in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte e di esse il pubblico ministero deve immediatamente chiedere al giudice la distruzione». Si legge in un passaggio del decreto firmato dal presidente della Repubblica che affida all'Avvocatura dello Stato l'incarico di rappresentarlo nel conflitto di attribuzione nei confronti della Procura di Palermo.

MESSINEO: INTERCETTAZIONE OCCASIONALE - Si tratta di «un'intercettazione occasionale, un fatto imprevedibile che a mio parere sfugge alla normativa in esame», ha replicato il procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo, assicurando che «le norme messe a tutela del presidente della Repubblica riguardo a un'attività diretta a limitare le sue prerogative sono state rispettate».

PD, PDL E UDC AL FIANCO DEL QUIRINALE - A sostegno del capo dello Stato si sono espressi i principali dirigenti di Pd, Pdl e Udc. Enrico Letta ha parlato di «iniziativa opportuna», Pier Ferdinando Casini di «atto di responsabilità», mentre Fabrizio Cicchitto ha attaccato il pm di Palermo, Antonio Ingroia, che ha giudicato l'intercettazione del capo dello Stato utilizzabile, invitando Csm e Guardasigilli ad aprire un provvedimenti disciplinare a suo carico. Il ministro della Giustizia Paola Severino però, al momento, si è limitata a sottolineare la correttezza dell'iniziativa del Quirinale in quanto la Consulta è il soggetto più «indipendente ed elevato» per risolvere i conflitti tra poteri dello Stato. Dall'Anm per ora nessuna presa di posizione, il presidente Rodolfo Sabelli, ha spiegato infatti: «Non interferiamo mai in vicende giudiziarie specifiche».

PDL RILANCIA LA RIFORMA DELLE INTERCETTAZIONI - Dal Pdl poi c'è già chi rilancia il tema di un legge che regoli l'uso delle intercettazioni: «Il ripetersi di casi a dir poco controversi dovrebbe suscitare nel legislatore il coraggio di fissare una volta per tutte una disciplina delle garanzie più rigorosa e ineludibile, attraverso una nuova legge sulle intercettazioni che sottragga un tema vitale per la democrazia all'arbitrio e a maglie interpretative troppo labili», dice Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. E Maurizio Gasparri rivendica: «Napolitano conferma che era giusta la nostra battaglia contro gli abusi delle intercettazioni».