3 maggio 2024
Aggiornato 13:00
Il Premier a Bologna intervistato dai vertici di «Repubblica»

Monti: La crescita non si fa con i soldi pubblici

Il Presidente del Consiglio alterna realismo e qualche parola di speranza, l'allarme per una crisi che ancora morde e la prospettiva della sua fine: L'Italia uscirà dalla crisi da sola. Il ddl corruzione sarà legge, ddl lavoro va approvato entro giugno

ROMA - La situazione «è ancora difficile», il «cratere del precipizio si allarga» e «insegue» l'Italia. Tuttavia «ce la faremo», e «con le nostre forze». Anzi, «vedo spiragli di uscita in tempi ragionevoli dalla crisi». Mario Monti alterna realismo e qualche parola di speranza, l'allarme per una crisi che ancora morde e la prospettiva della sua fine. A condizione che vadano a buon fine un po' di 'se': «Se il voto greco non va male, se riusciremo ad avere qualcosa di concreto dal Consiglio Ue e una prospettiva, con delle date, per una politica mirante alla crescita, se la gestione dell'Eurozona migliorerà ulteriormente».

La riforma del lavoro dovrà essere votata entro giugno - Tutti «se» che dipendono dalla comunità internazionale, ma che l'Italia può rendere più possibili facendo i suoi 'compiti'. E dunque la riforma del lavoro «dovrà essere legge entro il Consiglio Europeo del 28», il ddl anti-corruzione «diventerà legge» nonostante le resistenze del Pdl, l'azione di risanamento non deve essere considerata terminata e non si possono promettere riduzioni di tasse «a breve». Detto questo, su un tema come quello degli esodati promette «al più presto una ricognizione per quanto possibile realistica» per prendere «i provvedimenti conseguenti». Senza bisogno di dimissioni del ministro Elsa Fornero: «Non me le ha offerte, e le avrei rifiutate».

Preferisco che l'Italia sia governata da italiani - Il premier parla la mattina a Milano all'inaugurazione del Vodafone village, il pomeriggio a Bologna intervistato dai vertici di Repubblica mentre fuori i centri sociali lo contestano. Il messaggio è duplice: la crisi non è affatto finita, ma «ne usciremo da soli». Una convinzione che è anche della Merkel, assicura Monti, che però con una punta di orgoglio aggiunge: «Ma non è che la faremo perchè lo dice la Merkel...». Alla quale dice ancora una volta: quando l'Italia chiede firewall più solidi e politiche per la crescita, «non stiamo chiedendo i soldi della Germania», tanto più che ai piani di salvataggio di Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna, anche Roma ha contribuito con «fondi importanti». Lo stesso orgoglio mostrato al momento dell'insediamento, quando rifiutò i consigli anche «autorevoli» di chi gli suggeriva di ricorrere alle risorse dell'Fmi e del 'salva-Stati': «Io preferisco che l'Italia sia governata da italiani che tengono conto dei vincoli internazionali e da una strana, generosa coalizione, ma siamo italiani» e non vogliamo finire «sotto il tallone della trojka» Ue-Fmi-Bce.

Voto greco fondamentale - Bisognerà comunque aspettare due settimane, quelle che mancano al Consiglio Ue, decisivo, che sarà preceduto da altri appuntamenti internazionali come il G20 di lunedì in Messico, dove comunque Monti dice che andrà «con animo sereno». E da un passaggio fondamentale come quello del voto greco: «Mi aspetto un voto favorevole all'Europa e all'euro». Con una possibilità: «Immagino che la Ue potrebbe eventualmente considerare qualche dilazione» del piano di rientro della Grecia.

La crescita non si fa con i soldi del bilancio pubblico - L'ultimo messaggio da mandare è a chi ha criticato il dl sviluppo e i 'ritardi' nelle dismissioni immobiliari. Sul secondo punto, Monti spiega che farle prima «sarebbe stato un messaggio sbagliato ai mercati e alla comunità internazionale» perchè prima bisognava dimostrare «la capacità di mutare durevolmente i flussi correnti». Quanto al decreto varato ieri, criticato anche da Angelino Alfano perchè fatto di miliardi «virtuali», il premier replica: «La crescita non si fa con i soldi del bilancio pubblico sennò in Italia ci sarebbe dovuta essere una crescita stratosferica» visto che abbiamo «il 120% del debito sul Pil...».