9 maggio 2024
Aggiornato 10:30
Una delle più prestigiose sale del palazzo di via Arenula

Severino intitola a Falcone «Parlamentino» del Ministero

Il Ministro della Giustiza: Rimanga impresso monito di libertà e indipendenza, quale vero e unico baluardo nella lotta di riscatto della società civile

ROMA - E' da oggi intitolata a Giovanni Falcone una delle più prestigiose sale del ministero della Giustizia, sede in passato delle adunanze del Consiglio superiore della magistratura ed ora del Consiglio nazionale forense. Con una cerimonia che si è svolta stamane nel cortile del palazzo di Via Arenula, la ministro della Giustizia Paola Severino ha voluto rendere onore a Falcone, «uomo delle istituzioni e magistrato del ministero, perché - ha sottolineato il Guardasigilli - rimanga impresso, ora e sempre, il suo monito di libertà ed indipendenza, quale vero e unico baluardo nella lotta di riscatto della società civile».

La cerimonia al Ministero - Alla cerimonia hanno partecipato il primo presidente della Corte di Cassazione Ernesto Lupo, il presidente e il procuratore generale della Corte d'Appello di Roma, Giorgio Santacroce e Luigi Ciampoli, il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, il Consigliere del Presidente della Repubblica per gli Affari dell'Amministrazione della Giustizia Loris D'Ambrosio, il segretario generale del Csm Carlo Visconti, l'ex ministro della Giustizia Luigi Scotti, il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Rodolfo Sabelli, nonché i capi dipartimento attualmente in servizio al Ministero e molti Magistrati che avevano conosciuto Falcone o lavorato al suo fianco.

Falcone, un Magistrato straordinario - «Falcone - ha sottolineato Severino nel corso del suo intervento del quale in allegato si riporta la versione integrale - era uno 'straordinario magistrato' che aveva dell'ordine giudiziario una visione molto seria, profondamente istituzionale», incentrata sull«indipendenza dagli altri centri di potere'. Ed infatti - ha fatto notare il Guardasigilli - nonostante certi attacchi indiscriminati, soprattutto nel momento in cui accettò di ricoprire l'incarico di Direttore Generale degli Affari Penali del ministero, continuò nella sua azione di contrasto al crimine organizzato, con impegno costante e perseverante, senza curarsi di polemiche eccessive e pretestuose».