29 aprile 2024
Aggiornato 14:00
La riforma della legge elettorale

Legge elettorale, Il Pdl incontra Lega e PD

Il Presidente del Senato Schifani: C'è l'esigenza di riformarla. Gasparri (Pdl): Bipolarismo e riforma della Carta contestuale. Violante (PD): Pensiamo al proporzionale con correttivi. Fini: Mi fa piacere che Berlusconi ora parli con il PD. Di Pietro (Idv): Maggioritario e condannati incandidabili

ROMA - C'è «l'esigenza di riformare la legge elettorale in maniera che i cittadini abbiano veramente la possibilità di scegliere i loro candidati e i loro rappresentanti». Così il presidente del Senato Renato Schifani, alla vigilia degli incontri tra il Pdl e i partiti proprio sul tema della legge elettorale, che sempre più pare prendere consistenza.
La delegazione del Pdl incontrerà quella del Lega alle 12.30, mentre nel primo pomeriggio, a seguire, incontrerà il Pd. Domani, a pranzo, sarà la volta del Terzo Polo.
«Il tema delle riforme costituzionali e della legge elettorale - ha detto Schifani ieri - è stato affidato a inizio legislatura al Senato perché è stato visto come un unicum, su questo discuteremo, ma saranno i due rami del Parlamento a confrontarsi. Io non mi innamoro più di chi deve occuparsi della riforma elettorale, quanto dell'esigenza di doverla riformare».

Gasparri (Pdl): Bipolarismo e riforma della Carta contestuale - «Il Popolo della Libertà avvierà da domani una serie di incontri con tutte le formazioni politiche con l'obiettivo di arrivare ad un'effettiva riforma della legge elettorale. Vogliamo ampliare le possibilità di scelta del cittadino e condividere questo obiettivo con il più ampio arco di forze. Ovviamente abbiamo anche a cuore le ragioni della governabilità e la chiarezza sui progetti di governo davanti agli elettori. Questa esigenza nel quadro di un sistema bipolare va salvaguardata». Lo ha dichiarato il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri.
«In ogni caso ci siamo rimboccati le maniche e come prima forza del Parlamento siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità. Contestualmente però bisogna affrontare il capitolo della riforma costituzionale per superare il bicameralismo perfetto e rafforzare i poteri del governo», conclude.

Violante (Pd): Pensiamo al proporzionale con correttivi - «Pensiamo a un modello proporzionale con correttivi tendenti a riconoscere e a premiare il peso delle alleanze. I partiti che ritengono di allearsi devono farlo prima del voto e non dopo in Parlamento». Con queste parole l'ex presidente della Camera e responsabile riforme del Partito Democratico, Luciano Violante, interpellato da Affaritaliani.it, parla della riforma elettorale preferita dal Pd.

Fini: Mi fa piacere che Berlusconi ora parli con il Pd - E' positivo che adesso Silvio Berlusconi si rivolga al Pd per la riforma della legge elettorale, significa che ha abbandonato una concezione muscolare del bipolarismo. Lo ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini, intervistato da Tg1 e Tg2 durante la sua visita a Lecce. «Ho visto che il presidente Berlusconi ritiene il Partito democratico un interlocutore di primaria importanza per una eventuale riforma della legge elettorale. Questo mi fa piacere perché è un segnale inequivocabile di una certa maturazione da parte del presidente Berlusconi, che fino a qualche tempo fa era assertore di una sistema bipolare in cui non c'era sostanzialmente alcun punto di contatto tra le due coalizioni, con tutti i problemi che ciò ha causato».

Fioroni: No ad un'intesa solo Pd-Berlusconi - Il Pd non accetterebbe di lavorare ad una riforma elettorale solo con il Pdl. Lo dice Giuseppe Fioroni, in una intervista al Sussidiario.net. «C'è da chiedersi se (Berlusconi, ndr) intenda aprire alla forze politiche che sono maggioranza numerica in Parlamento per poi coinvolgere anche le altre forze politiche o se stia adottando un doppio linguaggio finalizzato a ulteriori divisioni. Ovvero, se intenda raggiungere un'intesa tra i partiti più grandi per far pagare il conto a tutti gli altri. La nostra risposta sarebbe: no, grazie.
«La soglia di sbarramento - aggiunge Fioroni - deve essere compatibile con la lotta alla frammentazione, ma non può imporre surrettiziamente il bipartitismo. Dobbiamo partire dal presupposto che l'intesa vada ricercata, anzitutto, tra Pd, Pdl e Terzo Polo; a quel punto occorrerà confrontarci con l'opposizione». Fioroni chiede che si lavori ad un pacchetto di riforme che comprende «modifica dei regolamenti parlamentari, riduzione di deputati e senatori, bipolarismo tendente al sistema proporzionale nell'attribuzione dei seggi, preferenze e superamento del bicameralismo perfetto». In particolare, per quanto riguarda la legge elettorale «sarei per il mantenimento del sistema bipolare con progressivo recupero di spazio proporzionale; il cittadino, inoltre, dovrebbe poter scegliere il proprio eletto con le preferenze».

Bocchino (Fli): Fughe in avanti inaspriscono il clima - «Sulla legge elettorale serve una convergenza ampia che porti a un testo condiviso da approvare prima della fine della legislatura e assieme ad alcune modifiche della Costituzione, dal superamento del bicameralismo perfetto alla riduzione dei parlamentari». Lo dichiara il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, che avverte: «Fughe in avanti servono solo a inasprire il clima che, invece, oggi appare più sereno e utile a trovare una sintesi su un tema che è diventato una priorità per chi vuole rinnovare la politica italiana».

Di Pietro (Idv): Maggioritario e condannati incandidabili - «Condizione per cui l'Italia dei Valori si sieda al tavolo della riforma elettorale è che le nuove norme siano scritte in un'ottica bipolare e che prevedano la non candidabilità dei condannati». Lo afferma il leader del partito, Antonio Di Pietro, che chiede «rispetto per la volontà popolare di chi ha promosso un referendum per fare in modo che siano i cittadini a scegliere chi mandare in Parlamento e chi mandare a casa. Non possiamo più permettere che siano in pochi a scegliere con dei sotterfugi chi si siederà in Parlamento».
Insomma, per Di Pietro «devono essere i cittadini a scegliere in un sistema maggioritario e bipolare i loro rappresentanti», con una legge scritta «in modo trasparente, senza sotterfugi, in una commissione parlamentare e non di nascosto nei sottoscala».